Tutti i partiti si concentrano sulle politiche per la famiglia, sia per una questione ideologica sia in risposta alla crisi demografica. La differenza negli approcci tra destra e sinistra è evidente, ma c’è un fattore comune: la vaghezza delle proposte.

La famiglia è un tema importante all’interno dei programmi elettorali di tutti i partiti candidati alle elezioni del 25 settembre. Per esempio, Fratelli d’Italia ha scelto di aprire il documento proprio con una sezione dedicata al sostegno alla natalità e alla famiglia. Nonostante l’importanza del tema e le diverse visioni degli schieramenti, però, c’è un elemento che accomuna tutti i programmi: la generale vaghezza delle proposte, che spesso si limitano all’enunciazione di princìpi, senza indicare le coperture, un classico di tutti gli appuntamenti politici, ma nemmeno interventi precisi. In questo articolo, ci concentriamo sulle proposte del Centrodestra e del Partito Democratico.

Sostegno diretto alla natalità

All’interno del Centrodestra, soprattutto per quanto riguarda Lega e Forza Italia, sembra prevalere la logica dei meccanismi premiali per le donne che decidono di avere uno o più figli. Più che concentrarsi sul creare un contesto in cui le donne siano libere di affrontare la maternità senza dover rinunciare alla carriera, i due partiti propongono una serie di bonus che permettano un ristoro economico alla perdita di reddito dovuta alla gravidanza e al tempo dedicato alla cura dei figli. Per esempio, la Lega propone un “kit di benvenuto” per ogni nuovo nato con un voucher di 3 mila euro per l’acquisto di dotazioni per l’infanzia, mentre Forza Italia propone pensioni a mille euro per le madri (e per le nonne) per 13 mensilità.

Fratelli d’Italia tende a limitare la propria attenzione sulla donna in quanto madre e parte di una famiglia, per cui non sono molte le misure direttamente rivolte alle donne. Il Partito Democratico, invece, si oppone a un concetto di politiche per la natalità che si limiti a “creare eccezioni per le mamme lavoratrici”, ma preferisce un approccio volto a “strutturare regole e servizi che permettano a tutte e a tutti di essere e sentirsi genitori, senza essere costretti a sacrifici ingiustificati”.

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Sulle misure diverse da bonus, infatti, è il Pd a presentare maggiori proposte: in particolare, nel programma si discute della possibilità di agevolare il secondo percettore di reddito (quasi sempre una donna) all’interno del nucleo familiare, in modo da ridurre il disincentivo alla partecipazione femminile al mercato del lavoro. Al contrario, tutti i partiti di centrodestra propongono l’introduzione del quoziente familiare, che, considerando tutti i redditi prodotti da un nucleo come un’unica base imponibile, scoraggia la partecipazione lavorativa delle donne. La Lega propone l’esenzione a vita dall’Irpef per le madri di almeno quattro figli, forse sperando in un effetto Sophia Loren nel classico Ieri, Oggi, Domani di Vittorio De Sica.

Potenziare le strutture per l’infanzia

Oltre a concentrarsi sull’importanza degli incentivi economici alla natalità, le forze politiche sembrano riconoscere la necessità di offrire servizi che rendano sostenibile la genitorialità, anche se l’approccio cambia da partito a partito. Entrambi gli schieramenti sembrano concordi sulla necessità di aumentare i posti disponibili nei nidi, di ridurre il loro costo e di aumentare l’accesso al tempo pieno. Da una parte, però, il Pd si concentra più sui nidi pubblici e spinge per la riduzione dei costi fino alla gratuità solo per le famiglie con Isee inferiore a una certa soglia, mentre il Centrodestra, in particolare attraverso le proposte di Fratelli d’Italia, immagina una maggiore partecipazione dei privati, promuovendo, sul modello tedesco della Tagesmutter, nidi aziendali e condominiali. Inoltre, la gratuità dei nidi sarebbe universale e non solo limitata alle fasce meno abbienti.

In definitiva, sulle politiche per la famiglia, Destra e Sinistra sembrano differenziarsi in maniera abbastanza netta nell’esporre una diversa visione del paese, ma appaiono reticenti quando si tratta di indicare strumenti che possano tradurre in pratica quella visione del ruolo della donna e della famiglia. Come già avviene per altri ambiti, per esempio sulla scuola, i partiti sembrano in parte consapevoli di quali siano le criticità su cui occorre agire, ma si limitano a fare un elenco di obiettivi nel tentativo di accontentare più elettori possibili.

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