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Come funzionerebbe la dote di 10 mila euro ai giovani

Il fact-checking de lavoce.info passa al setaccio le dichiarazioni di politici, imprenditori e sindacalisti per stabilire, con numeri e fatti, se hanno detto il vero o il falso. Questa volta tocca a Chiara Gribaudo: i dati sulla dote ai giovani proposta dal Pd sono corretti?

Nei giorni scorsi, la deputata del Partito Democratico Chiara Gribaudo ha rilanciato la proposta del Segretario del Pd Enrico Letta “di dare 10mila euro ai 18enni da investire sul proprio futuro”. La sua proposta, riportata integralmente qui, prevede il trasferimento di 10 mila euro ad ogni diciottenne. Secondo quanto dichiarato da Enrico Letta, la misura dovrebbe essere finanziata aumentando l’aliquota delle imposte sulle successioni e donazioni in vita superiori ai 5 milioni di euro al 20 per cento.

L’imposta di successione in Italia e in Europa

Tra le motivazioni per introdurre questa misura, Gribaudo dichiara che questa imposta è tra quelle con aliquote più basse in Europa, fermandosi in Italia al 4 per cento. Riprendendo l’articolo di Granaglia e Morelli pubblicato su lavoce.info e le informazioni pubblicate sul sito dell’Agenzia dell’entrate, riassumiamo il funzionamento dell’imposta. Nel nostro ordinamento (dal 2006), l’imposta viene determinata in base al legame di parentela con il defunto e l’ammontare dell’eredità o donazione. Per i trasferimenti tra parenti “stretti” di primo grado (tra marito, moglie e figli, sia in linea discendente che ascendente), è presente una franchigia di 1 milione di euro e l’aliquota è del 4 per cento. Per i trasferimenti “orizzontali” tra fratelli e sorelle, la franchigia si abbassa a 100 mila euro e l’aliquota si alza al 6 per cento. Per gli altri parenti, l’aliquota rimane al 6 per cento ma non è presente nessuna franchigia. Neanche nel caso di trasferimento tra persone con nessun legame di parentela è prevista alcuna franchigia e l’aliquota sale all’8 per cento. Dunque, il sistema italiano è piuttosto favorevole, ma prevede più aliquote, alcune delle quali sono più alte rispetto a quelle dichiarate da Gribaudo.

Se compariamo il sistema italiano a quello degli altri paesi europei, è evidente che l’Italia ha la tassazione più bassa: la Francia, per esempio, prevede una franchigia di 100 mila euro per i trasferimenti verso i figli e le aliquote sono progressive fino ad un massimo del 45 per cento. La media dell’aliquota nei paesi Ocse invece è del 15 per cento. Dunque, Gribaudo ha ragione nell’affermare che le aliquote italiane sono tra le più basse.

I beneficiari e il costo della manovra

Per quanto riguarda invece la coorte di beneficiari della misura, nella dichiarazione si afferma che questa interesserà 280 mila ragazze e ragazzi, ma è difficile stimare esattamente il numero di giovani beneficiari dal momento che non è stabilita la soglia Isee che interesserà la manovra. Tuttavia, sappiamo che, secondo i dati Istat all’anno 2022, i diciottenni risultano essere circa 572 mila, mentre il totale di giovani tra i 14 e i 18 anni è di circa 2,88 milioni. Questi individui costituiscono la cosiddetta “Generazione Covid” di cui si parla nel post facebook.

Per effettuare una prima stima, si potrebbero innanzitutto considerare i giovani in povertà assoluta, ovvero quei ragazzi e quelle ragazze che vivono in una famiglia che non può permettersi le spese essenziali per un tenore di vite minimamente accettabile. Secondo le stime di Openpolis, si trovano in povertà assoluta circa il 13,2 per cento di giovani tra i 14 anni e la maggiore età, pari dunque a poco più di 380 mila persone. Se consideriamo gli ipotetici beneficiari rispetto all’anno corrente, sembra dunque abbastanza ragionevole pensare che ogni anno il contributo arriverà a circa 280 mila giovani (per un costo quindi di 2,8 miliardi) poiché è probabile che la misura non si applicherà solamente ai giovani in povertà assoluta, ma anche alle famiglie rientranti nelle prime soglie Isee. Si potrebbe per esempio ipotizzare una soglia che si aggiri intorno ai 20 mila euro, tenendo a mente che, nel 2020, il 79,6 per cento della degli italiani che hanno richiesto l’Isee non superava questa soglia, così come l’81,7 per cento delle famiglie con figli minorenni. Queste stime sono anche in linea con quanto analizzato nell’articolo citato in precedenza di Granaglia e Morelli.

Invece, in merito alla percentuale di italiani coinvolta nel finanziamento della misura, non esistono stime ufficiali che testimoniano come solo l’1 per cento degli italiani sarebbe colpito dalla tassa, ma diversi studi privati, per esempio di Credit Suisse, dichiarano che il numero di milionari in Italia sia almeno un milione. Quindi, colpire l’1% degli italiani implica tassare poco meno di 600 mila persone. Non possiamo quindi confermare precisamente se la dichiarazione di Gribaudo sia corretta, però il dato non sembra discostarsi eccessivamente dalla realtà.

Inoltre, seguendo le stime e le analisi di Morelli, possiamo affermare che i patrimoni lasciati in eredità non sono solo aumentati di valore ma sono sempre più concentrati nelle mani di pochi. Si stima che nel 2016, circa il 2,5 per cento dei lasciti totali fosse superiore al milione di euro, ammontando a circa il 25 per cento del valore totale. Perciò l’imponibile dovrebbe essere aumentato negli anni. Per conoscere precisamente le risorse ottenibili tramite l’aumento dell’aliquota proposta dal Pd dovremmo avere a disposizione dati più puntuali e recenti sui lasciti. Sempre lo studio di Morelli e Granaglia stima che da una riforma delle aliquote si potrebbero ottenere da 1,4 a 5,2 miliardi di euro. Questo studio però si basa su una riforma più articolata e che prevede aliquote più alte. Dunque, potrebbe essere possibile raggiungere la copertura necessaria con una riforma ben articolata, che eventualmente preveda anche l’introduzione di una revisione catastale.    

Verdetto
In conclusione, per quanto sia difficile stimare i costi e le risorse disponibili per finanziare la misura, i dati enunciati da Chiara Gribaudo sembrano essere coerenti con le nostre stime. Le sue dichiarazioni sono perciò TENDENZIALMENTE VERE.

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  1. Guido Zichichi

    La proposta ha il merito di andare a colpire l’elemento economico più iniquo e illiberale: l’eredità.
    Ha anche il merito di andare ad aiutare i giovani, piuttosto che i pensionati
    Tuttavia, rimane la tristezza di insegnare ai giovanissimi che si affacciano alla prima tornata elettorale che alle elezioni si vota chi elargisce mance.

    Come già proposto su Lavoce, l’obiettivo dovrebbe essere una tassazione totale dell’eredità: è giustificata dalla filosofia politica occidentale, perché socialismo, comunismo, cattolicesimo, liberalismo e meritocrazia prevedono vada eliminata. Purtroppo è mantenuta per rigurgito capitalistici delle fasce più abbienti.

    Potessi fare una proposta, penso che, per ridistribuire la ricchezza ed eliminare i privilegi di chi nasce in una famiglia ricca, si potrebbe eliminare la tassazione sulle eredità e porre invece un limite all’ammontare di eredità che ciascun individuo riceve nel corso della propria vita. L’eredità eccedente verrebbe ereditata a cascata dai parenti di chi non può più riceverne. E così via, trovando un meccanismo per il quale se una famiglia avesse già raggiunto il massimo di ereditabile si andasse su altri individui che abbiamo in legame ascrittivo coi precedenti.
    Nell’arco di due o tre generazioni si sarebbero eliminati i grandi patrimoni familiari a favore di tutti.

  2. bumblebee

    A questo fantasioso progetto contabile manca un dato fondamentale: il costo di riscossione di questo ipotizxzato nuovo balzello. Quando fu ridotta l’imposta di successione, qualche anno orsono, si disse che il gettito netto precedente era nullo, in, in quanto l’entrata netta del fisco era compensata dalla spese di riscossione: registrazione, accertamenti e contenzioso. Dava molto lavoro ai notai, ai funzionari del fisco, ai commercialisti, ai giudici e agli avvocati tributaristi. Alla fine, nelle mani del ministro delle finanze non rimaneva nulla.

    Teniano presente che la “tassa sul morto” è sempre stata (almeno in Italia) la “tassa sul morto improvviso” (per incidente, malattia, eccetera) o sul “morto sprovveduto” – il “ricco a metà” che non non ha pianificato col commercialista la propria successione. Le persone veramente ricche hanno l’avvertenza di morire senza il becco di un quattrino – per es. quando morì il leggendario banchiere Cu**ia, i giornali ci avvisarono che era morto assolutamente povero. Anche nel settore immobiliare (la case non si possono nascondere) le persone veramente ricche non possiedono direttamente gli immobili, ma ne usufruiscono mediante intestazioni a società, eccetera.

    Quindi, si facciano bene i conti prima di introdurre questa ennesima zeppa nel nostro sistema fiscale, in cui la pressione media fiscale è già attorno al 45% e una delle più alte d’Europa, il numero dei contribuenti che pagano effettivamente le imposte dirette è meno del 50% dei possibili contribuenti, e il carico Irpef è concentrato su meno del 20% dei contribuenti, come più volte ricordato dal Prof. Alberto Brambilla.

  3. Pietro Maifredi

    Credo che una proposta del genere faccia il paio con il reddito di cittadinanza quando “incontrollato”, sotto elezioni si tratta palesemente di UN VOTO DI SCAMBIO!

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