Il fact-checking de lavoce.info passa al setaccio le dichiarazioni di politici, imprenditori e sindacalisti per stabilire, con numeri e fatti, se hanno detto il vero o il falso. Questa volta tocca a Enrico Letta: quanto è stato accurato nell’intervento a Porta a Porta?

Giovedì 22 settembre è andato in onda su Rai 1 il programma Porta a porta condotto da Bruno Vespa. I leader dei maggiori partiti hanno avuto l’ultima occasione per rivolgersi ai propri elettori e provare a indirizzare gli ultimi indecisi verso il proprio schieramento.

PNRR: politiche attive per il lavoro e fondi per le scuole

La prima parte dell’intervento di Enrico Letta si è concentrata sul PNRR e sulla possibilità di rinegoziarne almeno parzialmente le somme, in relazione al recente aumento vertiginoso dei prezzi. In contrasto con i leader del Centrodestra, favorevoli alla rinegoziazione del PNRR, il leader del Partito democratico ha cercato di esaltare la straordinarietà del Piano, citando a titolo di esempio alcune somme destinate alle politiche attive per il lavoro e all’istruzione. Di seguito sono riportati due estratti del suo intervento:

“Nel PNRR ci sono 4 miliardi finalizzati a politiche attive per il lavoro che aiutino, per esempio, la formazione”

“Nel PNRR ci sono 100mila aule 4.0 per le scuole italiane”

In riferimento alla prima delle due affermazioni, occorre verificare quale sia la reale consistenza delle somme destinate al rafforzamento delle politiche attive per il lavoro: in particolare, il Piano aggiornato all’interno della “Missione 5: Inclusione e coesione” stanzia 6,66 miliardi di euro alle politiche attive per il lavoro e di sostegno all’occupazione. Per tale motivo, l’affermazione di Enrico Letta è VERA, anzi le cifre destinate a tale fine sono persino superiori a quelle citate.

In riferimento alla seconda dichiarazione, è opportuno considerare che, in generale, il PNRR destina al settore dell’istruzione e della ricerca 30,88 miliardi, una cifra pari a poco più del 16 per cento della dote complessiva del Piano. Più nel dettaglio, il piano “Scuola 4.0: scuole innovative, nuove aule didattiche e laboratori” contiene una dotazione di 2,1 miliardi finalizzati alla costruzione di “100mila classi trasformate in connected learning environments”, ossia dotate di dispositivi didattici connessi, e al cablaggio di 40mila edifici. La finalità di tale misura è quella di “costruire scuole moderne, cablate e orientate all’innovazione, dotate di reti ultraveloci, aule e laboratori di nuova concezione”. Per tale motivo, l’affermazione di Enrico Letta è VERA.

Età a cui i giovani raggiungono la propria indipendenza

Proseguendo nel suo intervento, Enrico Letta si sofferma sul tema dei giovani e sulle difficoltà che si trovano a dover fronteggiare, soprattutto in ambito lavorativo, dominato ancora troppo di frequente da contratti precari e da stage. Secondo il leader Dem, l’incertezza lavorativa è una delle cause principali per cui in Italia i giovani si staccano dal nucleo famigliare più tardi rispetto ai propri coetanei europei: In Francia e Germania i ragazzi escono di casa a 24 anni: noi dobbiamo porci lo stesso obiettivo“.

Per verificare tale affermazione, occorre riportare una relazione di Eurostat, che stila un bilancio complessivo dell’età a cui i giovani lasciano la casa dei genitori in Europa. In generale, nel 2021 l’età media del fenomeno si è assestata a 26,5 anni; successivamente, andando a differenziare tra uomini e donne si evince che le ragazze sono più “precoci” nel raggiungere la propria indipendenza, dal momento che l’età media per il sesso femminile si assesta a 25,5 anni, mentre quella per il sesso maschile è pari a 27,4 anni.

La differenza maggiore, tuttavia, non si sostanzia tra i due generi, bensì tra i Paesi: infatti, se da una parte i giovani provenienti da Estonia, Danimarca, Finlandia e Svezia escono di casa mediamente a 23 anni o prima, i giovani provenienti da Portogallo, Croazia, Slovacchia, Grecia e Bulgaria lasciano il nucleo famigliare mediamente dopo i 30 anni.

Portando l’attenzione più nello specifico su Francia e Germania, i due Paesi presentano una situazione molto simile, con un’età compresa tra i 23 e i 25 anni. Al contrario, in Italia l’età media in cui un giovane esce di casa è compresa fra i 27 e i 30 anni. Pertanto, anche in questo caso l’affermazione di Enrico Letta è VERA.

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