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Discutere di Mes senza sapere perché

Si fa aspro lo scontro sulla possibilità di utilizzare il Mes. Ma favorevoli e contrari non sembrano avere un interesse reale al miglioramento del Servizio sanitario nazionale. Per questo servirebbe un piano particolareggiato, del quale non c’è traccia.

Torna di moda il Mes

Assieme alla curva dei contagi torna a crescere sui media anche il dibattito sul Mes, cioè sull’uso o meno da parte del governo della linea di credito speciale (pandemic crisis support) messa a disposizione dal Meccanismo europeo di stabilità, un’istituzione intergovernativa dei paesi euro, per finanziare con prestiti agevolati le spese sostenute dai paesi membri per affrontare la crisi sanitaria.

Come al solito, il dibattito è più o meno insensato. C’è una corrente di fautori a oltranza, secondo i quali se non si usano questi fondi non si potrà mai riformare la sanità italiana, che accusano i contrari di voler deliberatamente affossare il Servizio sanitario nazionale per pure ragioni ideologiche. A loro si contrappone una corrente di accaniti detrattori, che invece insiste sul fatto che nonostante tutti i passi formali presi in questo senso dalla Commissione , il ricorso al Mes porterebbe inevitabilmente a forme di sorveglianza macroeconomica, prive di senso nel contesto attuale. Dietro questi argomenti apparentemente economici, si nascondono spesso obiettivi politici non dichiarati, a favore o contro la sopravvivenza del governo attuale.

La realtà sul piano economico è molto più prosaica. Il vantaggio potenziale di ricorrere alla speciale linea di credito del Mes è che permette di risparmiare sugli interessi. La sua convenienza dipende dunque esclusivamente dalla differenza tra i tassi di interesse che il paese potrebbe spuntare finanziandosi sul mercato rispetto a quelli che dovrebbe pagare chiedendo i soldi in prestito al Mes. Ai tassi attuali un beneficio netto esiste ancora; ma è anche vero che si sta riducendo rapidamente, con il rendimento del Btp a 10 anni sceso attorno allo 0,8 per cento. È inoltre un fatto che, nonostante tutte le rassicurazioni della Commissione, esiste evidentemente ancora un forte “effetto stigma” sul ricorso al Mes, giustificato o meno che sia. A dimostrazione, basta guardare all’esperienza del Sure , uno strumento sostanzialmente analogo di prestiti agevolati da parte dell’Unione europea, in questo caso condizionato a finanziare spese a sostegno dell’occupazione. Mentre dodici paesi dell’area euro, tra cui l’Italia, hanno già chiesto un prestito al Sure, nessun paese euro ha al momento richiesto il finanziamento del Mes.

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D’altra parte, appare poco convincente anche la posizione intermedia assunta dal ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri. Per il ministro, il Mes è come un bancomat che garantisce al paese la possibilità di accedere, fino ad un massimo di 36 miliardi di euro, a prestiti agevolati; meglio allora non usare questa possibilità adesso, quando i tassi sono bassi, ed esercitare invece l’opzione nel caso i nostri tassi dovessero di nuovo ricominciare a crescere o si verificassero altri problemi di liquidità. Il problema con questo argomento è che mentre è vero che i paesi euro possono fare richiesta al Mes fino alla fine del 2022, l’accesso ai fondi richiede una preliminare attestazione di sostenibilità del debito del paese richiedente da parte delle istituzioni europee. Una valutazione positiva in questo senso, non solo per l’Italia ma automaticamente per tutti i paesi euro, è stata definita la scorsa primavera, non è però detto che rimanga inalterata per tutti i due anni di possibile accesso alla linea speciale di credito. In altre parole, c’è il rischio che proprio quando ci serverebbe esercitare l’opzione Mes questa non sia più disponibile; o che comporti comunque per il paese il doversi sottoporre al rischio addizionale di una nuova valutazione sulla sostenibilità del debito.

Il progetto che manca

Ma l’elemento forse più surreale di tutto il dibattito è che si svolge senza alcun riferimento ai costi che il ricorso al Mes dovrebbe finanziare, cioè alle spese necessarie per riformare il sistema sanitario per renderlo più pronto ad affrontare le crisi pandemiche presenti o future. Ragionevolmente, si dovrebbe prima specificare il progetto di riforma della sanità e quantificarne tempi e costi; dopo si può anche ragionare se convenga finanziarlo solo con risorse interne oppure ricorrendo anche a prestiti dal Mes. Ma di questo articolato progetto di riforma del sistema sanitario italiano non c’è traccia. Anzi, risulta che anche gli interventi di emergenza già previsti per rafforzare il Ssn contro il Covid-19 siano stati soltanto parzialmente attuati, per esempio, nella predisposizione di un maggior numero di posti letti per terapie intensive.

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La Nadef 2020 stima in 5,4 miliardi di euro le risorse in più stanziate dal governo nel 2020 sulla sanità per affrontare la crisi epidemica; ma in assenza di altri interventi, queste diventano solo 1,2 miliardi in più nel 2021 (rispetto agli usuali 120 miliardi di spesa), curiosamente esattamente lo stesso incremento annuale nel finanziamento riconosciuto al Ssn dai governi in periodi precedenti la pandemia. Le linee guida del governo sull’uso dei fondi del Next Generation-EU contengono una “missione” dedicata alla salute, ma si tratta solo di petizioni di principio, senza contenuti concreti, che ricalcano esattamente quanto già suggerito in campo sanitario dalle “raccomandazioni” della Commissione al paese. Insomma, invece di discutere del Mes, sarebbe il caso che cominciassimo a discutere seriamente su come vogliamo riformare il sistema sanitario.

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12 commenti

  1. Savino

    L’Italia si è fatta trovare in bolletta al cospetto del cigno nero, insiste nel non voler rivedere la spesa e nel non voler allocarla meglio e, ora, sembra svogliata, nella sua prospettiva populista, ad intraprendere l’unica alternativa possibile. Pare, su questo, che ci debba imboccare l’Europa col cucchiaino, avendo noi una classe politica priva di capacità decisionale e non intenzionata a sfidare l’impopolarità delle decisioni difficili.

  2. Paolo

    Una stima spannometrica per difetto indica in almeno 30 mln di m2 la superficie ospedaliera e sanitaria bisognosa di adeguamenti (strutturali, antisismici, antincendio, impiantistici, energetici, oltre che per svecchiamento delle attrezzature elettro – bio – medicali), la gran parte già cogenti ma non finanziati.
    la cifra risultante impegnando l’intero MES (1.200 €/m2) è quasi sicuramente insufficiente a coprire le spese effettivamente necessarie.
    Lo si impegni dunque immediatamente, vincolandolo all’adeguamento delle strutture (edifici, impianti e attrezzature), lo stato ne beneficierà riottenendo iva, tasse e contributi delle imprese edili, oltre che i risparmi gestionali delle strutture sanitarie che ne risulteranno.
    Se ben orientato, potrebbe in pochi anni riottenere più di quanto preso a prestito, direttamente nel bilancio del SSN, oltre al palese beneficio per il PIL, senza bisogno di attendere nè discussioni nè piani particolarmente complessi (le singole aziende sanitarie già li hanno).

  3. Ezio Pacchiardo

    Si è detto e ripetuto fino alla nausea che il sistema ospedaliero non è dimensionato per reggere ad una epidemia che si sviluppi in misura esponenziale. Ora il rischio che ciò si possa verificare non è remoto. Il sistema potrebbe reggere qualora si procedesse in tempi rapidi a fare gli investimenti occorrenti in strutture e personale medico e paramedico; le prime di più immediata realizzazione in quanto comportano investimenti e acquisto di prodotti sul mercato, più difficile pianificare e predisporre in quantità sufficiente il personale medico e paramedico occorrente con la dovuta professionalità. Questo secondo aspetto potrebbe nel periodo interim essere indirizzato, anche se non risolto, studiando eventuali ristrutturazioni organizzative del personale nel diversi livelli dall’accettazione all’analisi e diagnostica, poi alla cura e infine alla completa riabilitazione. In tutto ciò una cosa è certa, occorrono finanziamenti, e qui è dove questo governo è completamente insufficiente avendo e continuando ad avere avversione al MES. E’ chiaro che in caso l’epidemia giungesse al livello esponenziale i decessi e la mancanza di adeguate cure sarebbero totalmente imputabili al governo ed in particolare al M5S paladino del NO a tutto spiano.

  4. Luigi Andrea Vavassori

    Ma mi spiegate come mai non c’è nessun Paese che finora ha chiesto il MES ?? Forse perchè il MES è un prestito previlegiato ?? Se nessun Paese chiede di accedere al MES forse è perche dietro c’è la “fregatura”.

  5. Henri Schmit

    L’€ funziona solo se è irreversibile. Funziona male, se un paese si rivela incapace di realizzare le riforme per essere competitivo. Fiscalità e quadro giuridico-amministrativo-giudiziario sono fondamentali. Non funziona, se un paese rema contro e minaccia di uscire dal sistema. La discussione italiana della nuova finanza UE – dagli ominosi €-bond, perpetui o meno, fino al dibattito sterile sul MES – ha sempre eluso questo aspetto. Contrariamente al programma NGEu, l’utilizzo straordinario del MES non prevede condizioni a parte la destinazione delle risorse al settore sanitario. C’è però una condizione suprema implicita: non mettere la partecipazione all’€ in questione e perseguire politiche economiche e fiscali convergenti con quelle dell’€-gruppo. In Italia entrambe le condizioni sono sistematicamente violate. 75% delle forze presenti in Parlamento hanno contestato l’appartenenza all’UE e all’€. Coloro che contestano l’uso del MES sono gli stessi che non intendono sentirsi vincolati dagli impegni assunti con l’appartenenza all’€-sistema. Un commentatore menziona 30 mio di m2 delle strutture ospedaliere che necessitano interventi di ristrutturazione. Nei paesi normali, con appalti trasparenti, € 1.200 al m2 permettono di pagare anche impianti e attrezzature di base. Gli attori politici, i commentatori e gli elettori devono decidere se oltre a partecipare all’€ intendono anche seguirne le regole.

  6. matteo corbetta

    Cosa ne pensate del fatto che il presidente del CDM abbia riferito in conferenza stampa a proposito del MES riportando parola per parola quanto contenuto in questo articolo?
    Personalmente la ritengo una palese dimostrazione di incompetenza.
    L’uomo giusto …… nel posto sbagliato!!

    • Henri Schmit

      Tutte le persone in difficoltà dicono sciocchezze. Il PdC ne dice continuamente. L’uomo di tutta evidenza non è all’altezza dell’incarico. Bisogna rileggere l’art. 95 C. scritto molto bene come tutta la Costituzione, a parte alcune revisioni. Per dirigere la politica generale dl governo bisogna avere delle conoscenze, una visione e un carattere che nel caso mancano tutti i tre. Chi ne ha la colpa che l’uomo sbagliato si trova al posto di comando quando si deve gestire la crisi pandemica, riformare il paese per renderlo più competitivo e convergente e indirizzare le ingenti risorse della RRF? Che cosa bisogna cambiare per evitare che smili errori si ripetano?

      • Savino

        La colpa va ricercata, spiace dirlo, nel popolo e nell’ambito e nel clima delle elezioni politiche del 4 marzo 2018, nella truffa, così come l’ha definita l’Ing. De Benedetti, messa in piedi da una lobby di potere mediatico della new economy che si è avvalsa di un ex comico e di nullafacenti come cassa di risonanza. Questo episodio ha partorito uno svilimento del ruolo del PdC, laddove abbiamo perso ogni certezza sul carisma del Capo dell’Esecutivo, cosa mai successa nè nella prima nè nella seconda Repubblica, con un arretramento dei partiti a guidare il Governo ed una figura mediana e mediocre a ricoprire quell’incarico, tant’è che il neofita guida due Governi consecutivi di segno opposto (mai successo con due Costituzioni dal 1848 al periodo 2018-2020).

        • Henri Schmit

          Sono molto d’accordo con Lei e con le recenti analisi di Carlo De Benedetti.

  7. Giuseppe GB Cattaneo

    Il ministro Gualtieri ha ragione, adesso il Mes non serve e se nel momento in cui servisse fosse soggetto a condizionamenti sarebbe ancora inutile. Dimostrazione dei problemi gravi che ha l’Unione Europea.
    Concordo invece sul fatto che prima di parlare di Mes bisognerebbe avere un progetto. Oggettivamente se non si è in grado di gestire l’urgenza non penso si sia in grado di fare progetti a lungo termine. Il problema non è il presidente Conte, il problema è la vecchia politica.

  8. Marcello

    Una delle obiezioni ripetuta anche dal Presidente del Consiglio è che il MES fa crescere il debito della cui dinamica si ri-comincia a parlare in modo ossessivo per criticare le manovre in deficit. Vorrei provare a cambiare prospettiva. Se considerassimo la pandemia un evento simile a una guerra mondiale e osservassimo il passato cosa scopriremmo? Nel 1918 (IWW) il rapporto debito/pil era del 200% per la Germania, 150% per la Francia, 130% per UK, ma 200% nel 1922. Nel 1946 il rapporto debito/PIl era 120% pe gli USA, 115% per il Canada, 270% per UK. Se consideriamo la situazione attuale come quella che è una guerra mondiale contro un virus che in Italia ha un tasso di letalità superiore al 12% e nel mondo ha contagiato 40 mln di persone e uccise qualche milione, perchè spero che nessuno creda ai numeri ufficiali, forse, ma dico solo forse, quelle del defict e del debito pubblico sarebbero solo chiacchere e ci prepareremmo meglio ai lutti e ai danni, dei prossimi mesi. perchè ci aspettano molti mesi critici.

  9. Francesco

    Il Mes serve quando un paese non ha accesso al mercato dei capitali, non mi sembra siamo in questa situazione, e quando i suoi tassi sono palesemente più alti del prestito del Mes. Una domanda per tutti voi….se l’Italia colloca BTP a tassi più alti del Mes, ma tramite il QE della BCE gli interessi di tali BTP gli vengono stornati, perchè dovrebbe prendere un prestito ad un tasso x quando con i suoi BTP e BCE è gratis? Anche se fossero pari converrebbe il libero finanziamento, così da non avere condizionalità. Non mi sembra che la Grecia sia stato un successo dell’Europa e del Mes!!

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