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Serve un contesto per l’assegno unico e universale per i figli

L’assegno unico e universale per i figli è l’occasione per definire un nuovo sistema di sostegno pubblico alle famiglie. A patto però di rispettare alcuni criteri. Così come serve un sistema fiscale, contributivo e di protezione sociale adeguato.

I cinque criteri necessari

L’approvazione della legge delega che ha istituito l’assegno unico e universale per i figli (Auuf) è stata accolta unanimemente con la consapevolezza che rappresenti un’opportunità per dare all’Italia un nuovo sistema di supporto pubblico alle famiglie con figli, di cui da tempo si sentiva l’esigenza. In linea di principio, il sistema dovrebbe essere improntato a criteri di trasparenza, razionalità, efficienza, equità e universalità (seppur selettiva).

Questi criteri non sono garantiti dagli strumenti attualmente in vigore (detrazioni per figli a carico, Anf, assegno per il nucleo familiare con tre figli minori, bonus bebè\assegno natalità, bonus mamma domani) in quanto ispirati a una logica categoriale (per esempio dipendenti vs autonomi) e caratterizzati da gravi inefficienze e iniquità (tratti erratici caratterizzati da crescenza e decrescenza dell’importo dei trasferimenti rispetto al reddito a parità di altre condizioni) per l’interazione di detrazioni fiscali, incapienza e Anf.

L’insieme degli interventi che si sono stratificati nel tempo hanno fatto perdere la coerenza del disegno complessivo del supporto alle famiglie con figli. Da questa esperienza è necessario trarre lezioni per affrontare in modo preparato una serie di criticità presenti nella nuova misura (come già messo in evidenza su lavoce.info).

In questa sede ci preme sottolineare tre aspetti cruciali, a nostro modo di vedere, per il successo dell’Auuf e che dovranno essere presi in considerazione per la definizione dei decreti attuativi: la neutralità rispetto alle scelte di lavoro e al risparmio, l’unicità del sistema fiscale, contributivo e di protezione sociale e la necessità di una reale spinta riformista.

Neutralità rispetto alle scelte di lavoro e risparmio

L’Auuf utilizzerà l’Isee per definire l’ammontare del trasferimento e questo è coerente con la necessità di valutare le risorse di una famiglia nella loro interezza, definendo una selettività più equa, che tenga conto della consistenza del patrimonio e non solo dei redditi dichiarati. Questi ultimi infatti, quando non dichiarati da un sostituto d’imposta, potrebbero essere in tutto o in parte evasi.

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Tuttavia, l’utilizzo dell’Isee ha due possibili limiti: (i) essendo un indicatore familiare, nel sommare i redditi di tutti i percettori può introdurre un disincentivo all’offerta di lavoro del secondo percettore (spesso donna) e (ii) tenendo in considerazione la consistenza del patrimonio, può avere un effetto distorsivo sul risparmio delle famiglie. Per ovviare ai due problemi, si può prevedere (i) lo scorporo (totale o parziale) del reddito del secondo percettore dal calcolo dell’Isee e (ii) ridurre il peso dell’Indicatore situazione patrimoniale (Isp), per limitare possibili disincentivi al risparmio delle famiglie con figli.

Unicità del sistema fiscale, contributivo e di protezione sociale

Il nuovo Auuf si inserisce in un sistema fiscale, contributivo e di protezione sociale che ha necessità di ritrovare una sua logica complessiva. Di seguito quattro esempi.

  1. L’introduzione dell’Auuf elimina gran parte delle detrazioni per figli a carico, ma non esaurisce le agevolazioni fiscali a favore delle famiglie attualmente previste nell’alveo dell’Irpef, non riuscendo a renderla un’imposta significativamente più semplice ed efficiente. Rimangono in vigore le detrazioni per coniuge a carico e altri famigliari a carico, che continuano a non esser percepite dai contribuenti incapienti, non rispondono a criteri di efficienza (in quanto producono un disincentivo al lavoro da parte del secondo percettore, spesso donna) né di equità (per quanto decrescenti, spesso sono percepite da individui con redditi relativamente elevati). Le stesse considerazioni valgono per l’Anf destinato a famiglie senza figli. La riconsiderazione di tali strumenti nell’ambito di una riforma complessiva del supporto alle famiglie – con e senza figli – sarebbe auspicabile (anche in previsione della riforma Irpef), per meglio identificarne le motivazioni e per introdurre modalità di attuazione coerenti con l’intero sistema.
  2. L’abolizione delle detrazioni per figli a carico determinerebbe un numero più alto di contribuenti con Irpef netta positiva con conseguente aumento del debito fiscale delle addizionali Irpef, le quali sono pagate sull’intero reddito imponibile solo nel momento in cui l’imposta nazionale risulta positiva. L’incremento delle addizionali Irpef andrebbe quindi ad aumentare l’aliquota marginale effettiva soprattutto dei contribuenti con redditi medio-bassi, contribuendo a diminuire il valore reale dell’Auuf rispetto a quanto percepito con gli strumenti oggi in vigore.
  3. Gli attuali Anf sono finanziati da uno specifico contributo sociale (Cuaf) pagato dai lavoratori dipendenti. Con l’Auuf il contributo va esteso a tutti (con aumento però del costo del lavoro e possibili impatti in termini di tax compliance degli autonomi) o abolito (con relativo incremento di risorse a copertura dell’Auuf, da reperire).
  4. È necessario prevedere forme di raccordo tra l’Auuf e il reddito di cittadinanza, per esempio inserendo l’Auuf (quale misura universale) nel reddito computato ai fini del calcolo del Rdc, che per sua natura riveste la funzione di protezione sociale di ultima istanza, circostanziata e limitata nel tempo.
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Necessità di una reale spinta riformista

La portata storica dell’introduzione dell’Auuf non deve essere offuscata dalla ovvia possibilità che una riforma sistematica possa penalizzare alcune famiglie rispetto al sistema attuale. Pur essendo importante valutare attentamente le differenze più rilevanti, l’introduzione di una clausola di salvaguardia, oltre a denotare una scarsa forza riformista, ridurrebbe la spinta verso un sistema più semplice e coerente. Dalle nostre simulazioni, in gran parte dei casi le variazioni negative risultano essere per lo più marginali rispetto al reddito disponibile. Il principio che nessuno abbia a perdere dall’introduzione dell’Auuf (che essendo basato sull’Isee, si attiverà su richiesta esplicita da parte della famiglia richiedente e che quindi sarà caratterizzato da un livello di take-up inferiore al 100 per cento) deve essere commisurato al costo di mantenere in vigore anche il sistema precedente, obbligando il contribuente a un doppio calcolo per scegliere la soluzione più conveniente, rendendo il sistema di tassazione e trasferimenti ancora più complesso di come è ora.

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  1. Giovanni

    Il risparmio una volta era sinonimo di benessere o evasione fiscale, ora invece è una necessità perché occorre risparmiare perché le pensioni interamente contributive sono più basse e poi il mercato del lavoro è cambiato totalmente (stage, inoccupazione, cambiamenti di posto di lavoro per cui è difficile godere di stipendi molto più elevati basati sugli scatti di anzianità di quelli iniziali). Inoltre si verificano sperequazioni fra le famiglie dove i nonni sono in vita e quelli dove sono morti perché nel primo caso l’Isee è più basso in quanto la ricchezza ed il risparmio accumulati dai nonni sono ancora in capo ai nonni.
    L’unicità del sistema fiscale è importante perché: 1) l’Auuf è riservato ai figli residenti in Italia mentre le detrazioni per il coniuge e gli altri familiari a carico vanno anche a soggetti residenti all’estero; 2) le detrazioni per le spese scolastiche/universitarie, sport, ecc dei figli non vengono utilizzate dagli incapienti per cui se da una parte si aiutano le famiglie a basso reddito con l’Isee, dall’altro si agisce in maniera esattamente contraria.
    Infine l’eventuale presenza di una clausola di salvaguardia per garantire che nessuno ci perda è un classico della politica italiana che cerca di nascondere qualsiasi situazione spinosa che faccia perdere voti creando complicazioni burocratiche con elevati oneri che alla fine fanno guadagnare gli operatori del settore, deprimono la crescita dell’economia e complicano i controlli.

  2. Alberto Ferrari

    Come al solito quando si introduce un provvedimento di sostegno economico senza guardare ad una riforma complessiva si creano più complessità e problemi di quelli che si voleva risolvere. Intanto l’Assegno i trasferimenti dallo Stato ai cittadini dovrebbero avere anche un aspetto pedagogico, quindi l’assegno andrebbe vincolato alla frequenza della scuola dell’obbligo con possibilità di sospensione in caso di non frequenza o abbandono scolastico. In secondo luogo dovrebbe essere erogato a tutti i minori, in modo automatico diretto, senza vincolo di reddito del nucleo familiare. Dovrebbe andare a sostituire tutte le varie detrazioni ed altre erogazioni nello specifico settore ad esclusione degli assegni/contributi per i disabili. Andrebbe poi computato nel calcolo Irpef del familiare percettore dell’assegno. Consentendo a questi di rinunciarvi quando ritenuto più svantaggioso, per il nucleo familiare nel calcolo Irpef. Infine si dovrebbe prevedere una diminuzione dell’assegno oltre il terzo figlio. Solo responsabilizzandolo e semplificandolo come sopra esposto si eviterebbe di considerare sempre il cittadino come un suddito e si eviterebbe di creare ulteriori differenze tra soggetti diversi sapendo bene che Irpef e Isse sono molto spesso del tutto fasulli.

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