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Crisi da Covid, i settori più e meno colpiti

La pandemia ha completamente stravolto l’andamento dell’economia mondiale, ma non tutti i settori hanno subito lo stesso impatto. Ora la sfida è riadattare la produzione economica e il mercato del lavoro alle nuove condizioni.

Lo scoppio della pandemia da Covid-19 ha trasformato l’andamento dell’economia mondiale. Una volta superato il lockdown primaverile, la produzione economica e il mercato del lavoro hanno cominciato un delicato processo di adattamento alle nuove condizioni. In tale situazione i diversi settori sono stati colpiti in modo eterogeneo: può quindi essere utile analizzare le differenze per cercare di definirne le prospettive di sviluppo.

L’impatto sui settori

La vendita al dettaglio è stato uno dei settori che ha faticato maggiormente, anche se con delle importanti differenze tra i vari comparti. Per esempio, l’indice Eurostat che misura il fatturato della vendita al dettaglio di cibo e bevande è diminuito nel 2020 di un solo punto rispetto alla media del 2019, nonostante i ristoranti e i locali siano stati spesso soggetti a limitazioni e chiusure. Invece, l’indice generale delle spese al dettaglio che esclude il consumo di cibo e carburante mostra una forte diminuzione del fatturato in molti paesi: in Italia la differenza tra il 2020 e il 2019 è di 13 punti, in Francia di 6 e nel Regno Unito di 4.

L’industria dell’abbigliamento e del tessile è stata penalizzata in modo ancora maggiore: l’indice che ne calcola il fatturato medio a livello europeo è diminuito di 26 punti tra il 2019 e il 2020. Questa ampia differenza è dovuta sia ai molti mesi in cui i negozi del settore sono stati obbligati a lavorare a ritmo ridotto, sia ai cambiamenti nello stile di vita e nelle necessità che la pandemia ha introdotto.

A livello europeo, nel 2020 i beni medici, farmaceutici e cosmetici hanno venduto in media come nel 2019, ma con importanti difformità tra i diversi paesi. Il confronto tra marzo 2020 e 2019 dell’indice di acquisto al dettaglio mostra variazioni negative per l’Italia (-12) e per il Regno Unito (-1) mentre in Germania e Francia si sono registrati valori positivi (rispettivamente +5 e +16).

La pandemia ha penalizzato fortemente anche il turismo, che in Europa ha vissuto un rallentamento uniforme in tutti gli stati membri. Rispetto allo stesso periodo del 2019, gli arrivi nelle strutture turistiche sono diminuiti del 44 per cento su base annuale, calcolata come media mensile. Aprile, maggio, novembre e dicembre hanno avuto tutti riduzioni di oltre il 70 per cento dei turisti rispetto all’anno precedente. In Italia, ad aprile il turismo è diminuito del 98,8 per cento rispetto allo stesso mese del 2019 e l’unico dato positivo del 2020 è stato l’aumento dello 0,2 per cento nel mese di agosto. Questo crollo ha avuto effetti negativi sui lavoratori nel settore del turismo: i dati provvisori dell’Istat mostrano infatti che c’è stata una diminuzione di oltre 300 mila occupati nei primi sei mesi del 2020.

Il futuro dell’economia

Il fatto che lo shock di domanda causato dalla crisi non abbia colpito tutti i settori allo stesso modo causa forti asimmetrie, che potrebbero perdurare anche nel lungo periodo. Mentre i settori essenziali o i servizi più facilmente erogabili online sono stati almeno in parte protetti durante la crisi, i lavoratori dei settori non essenziali come gli hotel, l’intrattenimento di massa o il turismo hanno visto una riduzione quasi totale del proprio reddito. Inoltre, l’aumento del risparmio – altra conseguenza della drastica riduzione dei consumi – potrebbe significare un calo ulteriore della domanda per i servizi offerti dai settori non essenziali. È possibile che una situazione del genere si protragga per via di diversi fattori: l’aumento del commercio online potrebbe diventare permanente, il telelavoro potrebbe portare a un crollo dei servizi di ristorazione e di trasporto, e in generale è probabile che la domanda per tutti quei servizi che comportano un avvicinamento fisico – concerti, villeggiatura – subisca una riduzione di medio o lungo termine, vista la natura particolare dei rischi del Covid-19.

Uno studio dello Us Bureau of Labor Statistics ha cercato di individuare quali saranno i settori che subiranno stravolgimenti di più lungo periodo. Gli scenari possibili sono due: uno “moderato”, nel quale l’aumento del telelavoro è la causa trainante del cambiamento nella struttura economica della società; e uno “forte”, poiché vi si ipotizza uno shock maggiore del primo. Nel primo caso dovrebbe crollare la domanda per le costruzioni non residenziali per via della riduzione del lavoro in ufficio, e dovrebbe registrarsi una riduzione di tutte le attività legate ai viaggi di lavoro e al pendolarismo. Contestualmente, ci si attende una crescita delle occupazioni informatiche e della domanda per una maggiore prevenzione pubblica delle malattie infettive, evenienza che stimolerebbe il settore di ricerca e sviluppo in campo medico.

Se l’impatto dovesse essere prolungato, alla situazione creata dallo scenario moderato si aggiungerebbero effetti più duraturi sulle preferenze di consumatori e imprese, in particolare sul desiderio di evitare il contatto fisico e interpersonale. La Figura 3 mostra la variazione nell’occupazione stimata per alcuni dei settori più colpiti da questi cambiamenti.

Come mostrano i dati americani, alcuni settori potrebbero invece beneficiare notevolmente dalla situazione. Lo shock potrebbe generare una forte domanda per occupazioni nuove, in particolare negli ambiti che si adattano meglio al lavoro a distanza e alla digitalizzazione. Già ora sono disponibili molti dati su come nel nostro paese diverse occupazioni si siano adattate al lavoro a distanza durante il lockdown, e anche nel periodo di crisi sono state molte le imprese che hanno avuto difficoltà nel reperire lavoratori, in particolare in alcune classi di professioni tecniche.

Nonostante vi siano forti differenze tra le economie europee e quella statunitense, il modo in cui la crisi ha colpito è molto simile, e si può quindi immaginare che gli stessi settori da entrambi i lati dell’oceano vengano favoriti o svantaggiati in maniera analoga. È dunque importante che le scelte che verranno fatte per stimolare la crescita economica tengano conto di queste marcate differenze settoriali, e che si cerchi di aiutare i lavoratori più colpiti nella fase di ricollocamento verso nuove occupazioni.

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  1. Belzebu'

    Il settore delle costruzioni, trascurato volutamente?, già fortemente penalizzato dal 2008, poi massacrato da Mario Monti nel 2012 con l’introduzione dall’IMU, non puo’, comunque, essere comparato con gli anni immediatamente pre-covid che ha solo evidenziato la premorienza in atto.

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