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Sicurezza non fa rima con riarmo

Spesa militare dalla Corea all’Europa

Grazie per i commenti al mio articolo. Cerco qui di rispondere ad alcune delle questioni sollevate dai lettori.
In primo luogo, come evidenziato nella prima parte dell’articolo, i canali attraverso i quali le spese militari determinano un impoverimento dell’economia sono diversi. Per questioni di brevità ho deciso di porre l’accento sui costi di lungo periodo e sulle perdite di produttività causate dal deterioramento dei livelli di scolarizzazione e di capitale umano.
Tra i commenti, vedo la riproposizione di un’argomentazione diffusa, ma purtroppo fallace, vale a dire l’idea che le società possano beneficiare di una ricaduta tecnologica grazie alla ricerca e allo sviluppo in campo militare. L’argomento rientra tra le “false verità” che non hanno fondamento scientifico. Mi ripropongo di scrivere uno nuovo contributo sulla questione.
Per quanto attiene agli eventuali benefici in sicurezza, anche questa argomentazione è discutibile. Tradizionalmente (e molti studi statistici lo confermano) i paesi si armano in particolare come reazione al riarmo di altri paesi, siano essi “alleati” o “rivali”. La maggiore disponibilità di armi aumenta l’insicurezza. In proposito, è emblematico quello che accade in Corea: il nuovo sistema di difesa americano nel territorio della Corea del Sud ha scatenato una reazione da parte della Corea del Nord. Insicurezza e instabilità sono aumentate.
In virtù del fatto che la guerra fredda non si è trasformata in una catastrofe nucleare, siamo portati a credere che un sistema internazionale fondato sulla deterrenza sia intrinsecamente stabile. Viceversa, la storia insegna che la deterrenza non è sempre stabile. Stabilità e instabilità di un sistema fondato sulla deterrenza dipendono non solamente dalla disponibilità di armi, ma da una molteplicità di fattori. Tra questi, gli aspetti economici giocano un ruolo decisivo.
La considerazione che non sempre l’aumento di spesa militare si traduca in un numero maggiore di soldati è ragionevole. Nel caso specifico, va però considerato il fatto che si ritiene molto probabile l’apertura di un nuovo “fronte” nel Sud-Est asiatico e quindi, in questa fase di riarmo, dovrebbe esserci un nuovo reclutamento.
Un’ultima nota in merito all’Unione Europea. Una maggiore sicurezza per l’UE deriverà dall’integrazione dell’industria militare e non solo dall’aumento dei budget dei singoli stati. Le crisi in atto hanno mostrato il peso dell’assenza di una politica di difesa comune. Per favorirla e svilupparla è necessario che l’industria militare europea si integri.

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  1. Luca Morandini

    Per quanto rifuarda l’Impoverimento del capitale umano: i confronti abdrebbero controllati per livello socio-economico e zona geografica, e non solo per eta’, in quanto sono in genere i giovani piu’ svantaggiati in partenza (per classe o zona geografica di residenza) che si arruolano. Al contario, l’esercito e’ spesso visto come un veicolo di promozione sociale, e, negli USA o in Australia, anche come rete di sicurezza sociale (VA).

    La teoria che le nazioni non traggano vantaggio dalla ricerca per scopi militati e’ in effetti sorprendente, e voglio sperare si appoggi su solide argomentazioni: staremo a vedere.

    Non credo ci vogliano tanti studi statistici per capire che <> . La frase <> risulta apodittica: in realta’ le “armi” non sono un fattore indipendente, ma strumenti di un disegno strategico; disegno che puo’ essere teso ad aumentare la sicurezza, oppure a minarla.

    Per quanto riguarda il reclutamento, non so cosa l’autore intenda per “Sud-Est Asiatico” (non certo la Corea), ma, operazioni di controllo del territorio a parte, gli eserciti hanno sempre minor bisogno di uomini per via dell’automazione e della specializzazione: non mi aspetto dunque un’impennata nel numero dei militari USA.

  2. Riccardo

    Caro Raul,
    questa sua affermazione:

    “la storia insegna che la deterrenza non è sempre stabile.”

    è sbagliata. La storia insegna che la deterrenza (basata sul possesso di armi nucleari) ha sempre garantito la pace. Inoltre, pur non avendo un controfattuale preciso (non sappiamo che sarebbe successo tra USA e URSS senza le armi nucleari), la storia ci insegna anche che due potenze – prima dell’avvento dell’equilibrio nucleare – erano sempre destinate a combattersi (da Sparta e Atene fino alla seconda guerra mondiale).
    Cordialità

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