La riforma del catasto, invocata da anni, si è di nuovo fermata. Lo scoglio ora sembra essere la questione relativa all’invarianza di gettito. Come declinarla? Se il vincolo è a livello comunale, rimangono le disparità tra i territori. Se è a livello nazionale, sono penalizzati i piccoli comuni.
Il gettito non deve cambiare
Il tema della riforma del catasto continua a essere di attualità. È proprio di questi giorni, la notizia del rinvio del decreto attuativo della delega fiscale che, tra l’altro, doveva definire l’algoritmo per il calcolo dei nuovi valori catastali. Il motivo del rinvio sembra essere legato alle problematiche relative all’invarianza di gettito, o meglio al livello (nazionale o locale) a cui dovrebbe riferirsi.
L’obiettivo primario della riforma è quello di affrontare l’iniquità del prelievo sul patrimonio immobiliare – tra diverse aree territoriali, tra diverse zone delle aree urbane, tra diverse tipologie di immobili soprattutto residenziali -, legata a una base imponibile obsoleta com’è oggi la rendita catastale. Un sistema fiscale equo sulla proprietà immobiliare dovrebbe infatti prelevare una quota proporzionale all’effettivo valore del bene.
È evidente, quindi, che imporre l’invarianza di gettito a livello locale mina, almeno in parte, uno degli obiettivi della revisione: la nuova base imponibile permette di ristabilire una maggiore equità tra i contribuenti di un stesso comune, ma il vincolo di fatto non consente di risolvere le disuguaglianze tra i diversi territori.
Se, al contrario, l’invarianza di gettito viene declinata a livello nazionale, i comuni riscontreranno una variazione di gettito, positiva o negativa, rispetto allo situazione attuale. Con quali implicazioni?
Cosa accadrebbe in Toscana
Proponiamo qui i risultati di una simulazione per la Toscana degli effetti della riforma del catasto sulla tassazione per l’abitazione principale (Tasi), nell’ipotesi di invarianza di gettito a livello nazionale.
Per il calcolo della base imponibile attuale si utilizzano i dati del catasto edilizio urbano, mentre per la determinazione della rendita post riforma si fa riferimento ai prezzi per la locazioni raccolti nella banca dati Omi – Osservatorio del mercato immobiliare. I dati simulati si riferiscono alla Tasi ad aliquota standard dello 0,1 per cento. Per imporre l’invarianza di gettito a livello nazionale, si calcola il rapporto tra le basi imponibili italiane pre e post riforma (pari a 5.84) e si utilizza questo coefficiente per riproporzionare l’aliquota standard. La nuova aliquota (pari a 0,017 per cento) ci consente di determinare il gettito Tasi standard post riforma per i comuni toscani, nell’ipotesi di invarianza di gettito nazionale.
Guardando ai risultati per classe demografica, appare evidente come la riforma andrà a penalizzare i contribuenti delle città più grandi, a testimonianza del fatto che il valore reale delle abitazioni nei centri urbani è molto lontano da quello catastale. In questi comuni, quindi, il gettito incassato a seguito della riforma sarà presumibilmente più elevato rispetto a quello attuale. Al contrario, nei centri più piccoli, dove le basi imponibili pre e post riforma sono meno distanti tra loro, si osserverà una riduzione del prelievo fiscale.
Figura 1 – Variazione del gettito Tasi standard pre e post riforma, nell’ipotesi di invarianza di gettito. Valori medi per abitazione principale. Toscana (*)
(*) in bianco i comuni con dati mancanti
La distribuzione territoriale delle variazioni di gettito pre e post riforma evidenzia in maniera ancora più chiara l’eterogeneità delle basi imponibili, anche all’interno di una stessa regione. L’area urbana delimitata dalla province di Firenze, Prato e Pistoia, così come le aree ad alta vocazione turistica (Pisa, Livorno e Siena), subiranno gli incrementi più rilevanti, mentre al contrario le aree più periferiche della regione assisteranno a una rivalutazione minima della loro base imponibile che, a causa del vincolo sull’invarianza di gettito, determinerà una riduzione del carico fiscale.
Occorre osservare, in ultima analisi, che se il vincolo di invarianza di gettito fosse posto a livello comunale, anziché nazionale, si perderebbe completamente la redistribuzione spaziale dei carichi fiscali tra i comuni. Di conseguenza, rimarrebbero le disparità tra i territori: il contribuente che vive in un comune che vedrà una elevata rivalutazione delle rendita, pagherà proporzionalmente meno di un cittadino residente in un comune soggetto a una minore rivalutazione.
Non vengono pubblicati i commenti che contengono volgarità, termini offensivi, espressioni diffamatorie, espressioni razziste, sessiste, omofobiche o violente. Non vengono pubblicati gli indirizzi web inseriti a scopo promozionale. Invitiamo inoltre i lettori a firmare i propri commenti con nome e cognome.
4 Commenti