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Così il Rei diventa universale

La legge di bilancio rafforza notevolmente il reddito di inclusione. Da luglio 2018 sarà universale e non più riservato ad alcune categorie, come le famiglie con minori. Ma le risorse non sono ancora sufficienti per raggiungere tutti i poveri assoluti.

Il Rei nella legge di bilancio

La bozza di legge di bilancio per il 2018 ora in discussione in parlamento prevede, all’articolo 25, un significativo potenziamento del reddito di inclusione (Rei), il trasferimento contro la povertà introdotto dal decreto legislativo 15/9/2017 n. 147. Da gennaio, il Rei sostituirà il Sia, il sostegno per l’inclusione attiva, in vigore da più di un anno, e assorbirà anche l’Asdi e in parte la carta acquisti. La riforma del Rei prevista dalla legge di bilancio interviene quindi ancora prima che la misura entri in vigore.

La novità principale consiste nell’ampliamento della platea dei beneficiari. Finora infatti il Rei era riservato alle famiglie con almeno un minore o un figlio adulto disabile o una persona in stato di gravidanza, oppure con una persona di almeno 55 anni disoccupata da almeno tre mesi. La legge di bilancio prevede che da luglio 2018 tutti questi requisiti categoriali vengano meno e il Rei diventerà una misura universale, aperta a tutte le famiglie in grave povertà.

Riassumiamo qui le caratteristiche che il Rei avrà da luglio del prossimo anno. Per accedervi occorre avere Isee inferiore a 6mila euro e componente reddituale dell’Isee inferiore a 3mila euro equivalenti. Inoltre il patrimonio immobiliare (diverso dalla casa di abitazione) non può superare 20mila euro e quello mobiliare 6mila euro, accresciuti di 2mila euro per ogni membro successivo al primo (fino a 10mila). Non si devono possedere autoveicoli immatricolati negli ultimi due anni, ad eccezione di quelli per disabili. La soglia più importante per stabilire il diritto al sussidio è quella relativa alla parte reddituale dell’Isee (Indicatore di situazione economica equivalente): il limite di 3mila euro è in realtà abbassato di un quarto dalla legge, quindi per una persona sola sarà possibile ottenere il Rei solo se l’“Ise reddito” sarà inferiore a 2.250 euro annui.

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Misura universale

La tabella mostra gli importi di questa soglia al variare del numero dei componenti, che corrispondono anche al trasferimento massimo, dal momento che il Rei si calcola come differenza tra soglia e Ise reddituale. Va notato che la componente reddituale dell’Ise (Indicatore di situazione economica) può essere nulla o molto bassa anche se la famiglia percepisce un reddito. Godono di specifiche deduzioni, infatti, i nuclei che vivono in locazione, o che percepiscono redditi da lavoro o pensione. Ad esempio, una famiglia di quattro persone con un solo lavoratore dipendente con reddito complessivo di 10mila euro, ma che paga un canone annuale di affitto di 5mila euro, ha Ise reddituale di 2mila euro, e può quindi ricevere un Rei annuale di 3.535 euro (294 al mese). Dall’importo del Rei vanno dedotti eventuali altri trasferimenti già ricevuti dalla famiglia. Per le famiglie numerose, la legge di bilancio aumenta del 10% (a 534 euro al mese) il limite superiore del Rei, prima fissato al livello dell’assegno sociale (485 euro per 12 mensilità).

Tabella 1 – Reddito di inclusione: la soglia di accesso al variare del numero dei componenti e il trasferimento massimo mensile

L’estensione della platea è un risultato di grande rilevanza: finalmente si costruisce una misura universale contro la povertà assoluta. Il numero di famiglie beneficiarie, secondo le stime del governo, dovrebbe passare da mezzo milione (previsto per il Rei categoriale del decreto di settembre) a 700mila.

Si adeguano anche gli stanziamenti, che crescono di 300 milioni per il 2018, di 700 per il 2019 e di 900 per ciascuno degli anni successivi. In totale, il fondo contro la povertà vale circa 2 miliardi per il 2018, 2,5 miliardi nel 2019 e 2,7 miliardi dal 2020. Buona parte delle risorse sarà spesa per l’erogazione del beneficio economico, il resto per l’organizzazione della rete dei servizi.

Secondo le stime dell’Istat, le famiglie in povertà assoluta sono circa 1,6 milioni (con 4,7 milioni di persone). Il Rei dal 2018 sarà universale nel senso che tutte le famiglie con reddito molto basso potranno fare domanda indipendentemente dalla loro composizione, ma la soglia non permette di raggiungere tutti i poveri. Un altro passo avanti molto importante è stato comunque fatto. Nei prossimi anni si dovrà lavorare sugli importi, per portare la soglia più vicina ai 3mila euro equivalenti.

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È ora di cacciare all’inferno i paradisi fiscali

  1. Savino

    Smorziamo gli entusiasmi. Lo Stato non è fatto per far convivere pascià a sbafo da un lato e miracolati dall’elemosina dall’altro. Il tutto è accentuato dalla tentdenza alle furberie che vige in Italia.
    Credo che solo l’impopolare utilizzo della leva fiscale con annessa verità possa portare equità e sollievo.

  2. Non sarebbe più semplice e nello stesso tempo più equo (principio di uguaglianza art. 3 Cost) provare ad immaginare seriamente un reddito universale di base invece di complicare ancora una legislazione infame.

    è lo stesso commento all’articolo di Daveri… il problema è lo stesso, se vogliamo che sia razionale la soluzione deve essere unica o almeno omogenea

  3. Guido Ortona

    C’è qualcosa di poco chiaro. Se i poveri sono 4.7 milioni, e se il sussidio è universale, 2 miliardi e mezzo sono 532 euro a testa in media all’anno, vale a dire 44 euro al mese. Questa cifra non è coerente con la tabella – oltre ad essere un’elemosina più che un sussidio.

    • Massimo Baldini

      Come scritto nell’articolo, il Rei dovrebbe andare a 700mila famiglie, non ad 1.6 milioni di famiglie che risultano povere assolute secondo la stima Istat.

  4. Teresa

    Da operatore dei servizi sociali, vale a dire chi è addetto a raccogliere le istanze REI, trasmetterle all’Inps e intrattenere la relazione col cittadino ai fini del progetto di attivazione sociale e lavorativa, mi sento di dire che finalmente è arrivata una misura strutturale contro le povertà, che le intenzioni sono buone. Tuttavia nei territori c’è ancora troppa disuguaglianza: molti ambiti non si sono attivati per implementare il sistema di reclutamento al lavoro, senza contare le difficoltà obiettive di reperire il lavoro. Tra i colleghi continuiamo a chiederci se piuttosto che su un fondo sulle povertà, non si poteva iniziare finalmente ad investire sulle politiche occupazionali.

  5. Un amico

    Un dubbio che vorrei sottoporre al Professore riguardo alle sue elaborazioni.

    Ma perché se ho 10 mila euro di reddito (da dipendente) e 5 mila euro di affitto avrei un ISR di 2 mila?

    10 x (1-20%) – 5 = 8 – 5 = 3

    No, perché il risultato cambia: il REI sarebbe di 211 euro mensili e non 294 (il 30% in meno).

    Che dice Professore, conferma?

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