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Con il Rei un po’ di ossigeno a 500 mila famiglie*

Il reddito di inclusione è un buon primo passo nella lotta alla povertà. Lo evidenzia anche il confronto con il sostegno all’inclusiva attiva. Le famiglie beneficiarie saranno circa 500 mila: per una misura universale servirebbero risorse ben maggiori.

Confronto fra misure

È stato approvato il decreto attuativo della legge delega 33/2017 che introduce dal 2018 il reddito d’inclusione (Rei).
Si tratta di un passaggio storico poiché per la prima volta nel nostro paese viene applicato su scala nazionale un sistema di sostegno minimo al reddito per diverse famiglie in povertà. La misura prevede l’obbligo di seguire un percorso di reintroduzione socio-lavorativa, che sarà gestito al livello locale similmente al Sia (sostegno per l’inclusione attiva). Vi sono però alcuni importanti novità scaturite da un accordo tra il governo e l’Alleanza contro la povertà. Il Rei, partendo dal Sia, finisce dunque per assomigliare molto alla proposta dell’Alleanza (il Reis), preservandone gli elementi principali e costituendo una sintesi tra le misure.

Vediamo gli aspetti relativi all’accesso dei beneficiari e all’importo del beneficio confrontando Rei e Sia. La soglia Isee al di sotto della quale si accede è nel Rei più elevata (6mila euro) e viene affiancata da una soglia sul reddito disponibile (3mila euro), misurato con la componente reddituale dell’indicatore (Isr), rapportata alla scala di equivalenza. S’introduce dunque il riferimento alla doppia soglia con un Isee più elevato che facilita l’accesso alla misura anche a coloro che, pur in difficoltà economica, posseggono l’abitazione. Restano esclusi i proprietari di altri immobili o chi ha un significativo patrimonio mobiliare.

Il trasferimento (massimo 485 euro al mese) non varia solo sulla base dell’ampiezza del nucleo familiare, ma anche in funzione del reddito disponibile ed è dunque concesso in misura più equa. Per il calcolo del beneficio, oltre a essere moltiplicata per la scala di equivalenza base dell’Isee, la soglia viene ridotta al 75 per cento e si sottrae l’eventuale reddito disponibile della famiglia secondo la formula:

REI = 3.000*scala*0,75 – ISR

Nel calcolo dell’Isr si toglie il canone di locazione (massimo 7mila euro), che varia sensibilmente nel paese, quindi il Rei dà importi più elevati alle famiglie in affitto e il sostegno è territorialmente più equilibrato. Il reddito da lavoro dipendente entra all’80 per cento nell’Isr e ciò determina una riduzione meno marcata del Rei al crescere del reddito, evitando il classico meccanismo di “trappola della povertà” e riducendo il disincentivo alla ricerca di lavoro.

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Nella figura 1 mostriamo l’importo mensile del Rei e del Sia per una famiglia di quattro persone al variare del reddito annuale prima del trasferimento, della tipologia lavorativa e della condizione abitativa (affitto a 300 euro al mese).

Figura 1 – Importi mensili di Rei e Sia per una famiglia di quattro componenti

Per semplicità assumiamo un patrimonio netto nullo, quindi l’Isee coincide con l’Isr diviso per la scala di equivalenza. Il Sia è fisso a 320 euro al mese fino a 3mila di Isee (corrispondenti a un reddito annuo di 7.380). Il Rei invece è massimo a 461 euro per una famiglia con l’abitazione e reddito nullo, poi decresce linearmente fino ad annullarsi quando il reddito supera 5.530 euro. In questo caso il Rei è maggiore del Sia fino a 1.700 euro, oltre è inferiore. Per i dipendenti il Rei è un po’ più generoso e si azzera a 6.900 euro. Abitare in affitto determina un forte incremento del Rei, che supera il Sia fino a 5.300 euro (6.600 per i dipendenti) e si percepisce fino a 11.410. Il confronto tra Rei e Sia non cambia sostanzialmente per famiglie con un diverso numero di componenti.

Se la famiglia possiede l’abitazione, per i nuclei più poveri il Rei è maggiore del Sia, ma quando il reddito non è abbastanza basso è vero l’opposto e oltre un certo livello si riceve il Sia ma non il Rei. Considerando le famiglie in affitto – la gran parte di quelle in povertà – i risultati cambiano sensibilmente: il Rei è quasi sempre più premiante del Sia per i lavoratori dipendenti e più generoso anche con gli altri fino a redditi intorno ai 6mila euro.

Il numero dei beneficiari

Il governo indica una platea potenziale del Rei di circa mezzo milione di famiglie. Sulla base del dataset Silc, noi stimiamo un numero leggermente inferiore, circa 440mila. Ci pare una differenza accettabile. Di queste famiglie, circa il 50 per cento risiederebbe nelle regioni meridionali, un quarto in quelle settentrionali. Il Rei dovrebbe raggiungere circa il 45 per cento dei minori che si trovano in povertà assoluta (con redditi inferiori alle soglie di povertà Istat). Tra i nuclei beneficiari, la maggior parte, attorno al 70 per cento, dovrebbe essere costituita da italiani, con proporzioni assai diverse nel paese: al Nord la platea si divide equamente tra famiglie italiane e straniere, mentre nelle regioni meridionali prevalgono decisamente gli italiani.

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Le risorse limitate, sebbene ben superiori a quelle finora impiegate per la lotta alla povertà, restano sufficienti solo a coprire la platea prioritariamente indicata nella Legge Delega (famiglie con minori, figli disabili, disoccupati over55, donne in stato di gravidanza accertata) e non consentono l’uscita dalla povertà assoluta della maggior parte dei nuclei interessati. Per avere una misura universale e adeguata, in futuro sarà necessario incrementare gradualmente le risorse, estendendo la platea dei beneficiari e innalzando la soglia. Andrà anche aumentato al 100 per cento il coefficiente che ora è al 75 per cento e crea un’insolita discrepanza tra la soglia di accesso nominale e quella effettiva. Ci sembra comunque che il provvedimento approvato sia un passo assai importante nella lotta alla povertà.

* Lorenzo Lusignoli svolge la sua attività professionale presso la Cisl, Dipartimento politiche sociali, salute e riforma Pa. Le considerazioni qui fatte sono frutto di elaborazioni personali e non coinvolgono in nessun modo la struttura di appartenenza.

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  1. LUCIO MASTROPIETRO

    Visto l’argomento ( e a chi è i destinato), riuscirebbe ad esprimersi in termini più comprensibili?
    Es: Cosa vuol dire : “assumiamo un patrimonio netto nullo, quindi l’Isee coincide con l’Isr diviso per la scala di equivalenza”. E ancora:”La soglia Isee al di sotto della quale si accede è nel Rei più elevata (6mila euro) e viene affiancata da una soglia sul reddito disponibile (3mila euro), misurato con la componente reddituale dell’indicatore (Isr), rapportata alla scala di equivalenza”

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