Gli ingenti acquisti di gas naturale per gli stoccaggi, un autunno mite e una forte riduzione dei consumi di energia hanno permesso ai paesi Ue di vivere l’inverno senza razionamenti. Non è detto che nel 2024 le condizioni siano altrettanto favorevoli.

Gli stoccaggi sono sufficienti

Negli ultimi mesi, l’Italia e gli altri paesi europei hanno lavorato molto per sottrarsi alla dipendenza dal gas russo, cercando di trovare nuovi fornitori esteri e di ridurre i consumi di energia. Il fine era di non arrivare a un razionamento energetico o a un costante rincaro delle bollette, scenari che avrebbero messo in difficoltà migliaia di imprese e famiglie.

A dicembre, la situazione degli stoccaggi italiani risulta completamente ribaltata rispetto a quanto potevamo aspettarci a tre mesi fa: solo in casi molto improbabili saremo costretti a mettere mano alle nostre riserve strategiche. Oggi, i nostri stoccaggi sono pieni per oltre l’87 per cento delle loro capacità, livello superiore rispetto a quello dell’anno scorso, quando erano pieni per il 74 per cento.

Un autunno anomalo e insolitamente mite ha permesso un calo dei consumi in Italia: secondo i dati Ispi, finora si sono ridotti di almeno il 10 per cento rispetto al 2021 e quelli dell’industria sono in calo di circa il 20 per cento rispetto agli anni passati. Per il momento, ciò non si è tramutato in un drastico calo della produzione (che però è lievemente in discesa da due mesi), ma non è detto che le cose resteranno così ancora per molto.

A settembre abbiamo raggiunto risparmi cumulati (somma dei risparmi energetici totali annuali in un determinato lasso temporale) pari al 17 per cento, anche se sono in leggera e progressiva riduzione dato che i consumi sono aumentati con l’arrivo delle basse temperature. Il livello stesso degli stoccaggi è diminuito di circa l’8 per cento in poco meno di un mese.

Il vero e proprio cambio di rotta dei cittadini nella gestione delle risorse energetiche è evidente dal fatto che, a parità di temperature, i consumi per riscaldamento sono all’incirca più bassi del 10 per cento rispetto a quelli degli anni passati, in linea con le previsioni del piano di risparmio predisposto dall’ex ministro alla Transizione energetica Roberto Cingolani.

Nel caso in cui le alte importazioni (l’Italia è intervenuta cambiando drasticamente il portafoglio dei paesi da cui ottenere le risorse energetiche necessarie al suo fabbisogno) e la riduzione dei consumi dovessero persistere, si verificherebbe uno scenario totalmente imprevisto soltanto tre mesi fa: di fatto, potremmo arrivare a fine inverno con il livello più alto di stoccaggi degli ultimi 10 anni pari a 8,7 miliardi di metri cubi.

Figura 1

La diversificazione delle importazioni

Nel corso del 2022 il governo di Mario Draghi ha stipulato una serie di accordi al fine potenziare forniture di gas alternative a quelle russe, anche in previsione di un totale azzeramento dei flussi dalla Russia. Secondo i dati Snam, nel periodo da gennaio a novembre 2022, l’Italia ha importato il 59 per cento di gas in meno dalla Russia; il paese da cui importiamo più è diventato l’Algeria, le cui forniture sono cresciute dell’11 per cento.

Figura 2

Il consumo di gas naturale è diminuito in tutta Europa

In estate, i paesi dell’Unione europea si sono imposti alcune misure di riduzione della domanda di gas per porre fine alla dipendenza dai combustibili russi: l’obiettivo era ridurre i consumi del 15 per cento per il periodo agosto 2022–marzo 2023 rispetto alla media dello stesso periodo dei cinque anni precedenti. L’Unione ha complessivamente raggiunto l’obiettivo: il consumo generale è diminuito del 20,1 per cento nel periodo agosto–novembre 2022 rispetto a quello medio dei cinque anni precedenti.

Il consumo di gas naturale è diminuito nella maggior parte degli stati membri. In diciotto paesi è sceso oltre l’obiettivo del 15 per cento, in alcuni casi con un margine molto ampio, superiore al 40 per cento (Finlandia, Lettonia e Lituania). In sei stati membri, pur essendo diminuito il consumo, non è stato raggiunto l’obiettivo del 15 per cento, mentre in due casi i consumi sono aumentati (Malta e Slovacchia).

Figura 3

La forte preoccupazione per il prossimo inverno

L’Agenzia internazionale dell’energia ha messo in guardia sui rischi a cui l’Unione europea potrà andare incontro nella prossima stagione termica (2023-2024). Le condizioni climatiche eccezionali che si sono verificate quest’anno potrebbero non ripetersi nel prossimo inverno. L’aumento previsto di richieste di forniture di gnl da parte della Cina per il prossimo anno e l’impossibilità di un aumento della produzione da parte dei paesi fornitori, se dovesse combaciare con uno stop alle esportazioni da parte della Russia, potrebbe comportare un gap fino a 30 miliardi di metri cubi, quasi un terzo delle capacità di stoccaggio dell’intera Unione europea.

Questo è stato un inverno fortunato: se in Italia si fossero registrate le stesse temperature degli anni passati, i risparmi oggi non sarebbero pari a 5,1 miliardi di metri cubi, ma a 2,9 miliardi di metri cubi. E gli stoccaggi che ci attenderemmo per la fine dell’anno non sarebbero pari a 8,7 miliardi di metri cubi, ma a 6,5 miliardi di metri cubi (in media).

Il report pubblicato dall’Aie trova eco nelle dichiarazioni della presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, che ha confermato le poco rosee previsioni, ribadendo che, tra breve, la Commissione presenterà una proposta per creare un fondo di sovranità incentrato sulla transizione energetica.

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