Posticipata l’accensione dei riscaldamenti e raggiunti buoni livelli degli stoccaggi, possiamo aspettarci un inverno tranquillo sotto il profilo delle forniture di gas? Molto dipende da come evolverà la situazione. E anche il clima gioca la sua parte.

Gli scenari e i nuovi limiti

Nonostante le temperature sensibilmente più alte della norma, l’Italia si avvicina alla stagione più fredda. Nel contesto geopolitico attuale, ciò genera una delle più grandi preoccupazioni del momento: ci sarà abbastanza gas per poter resistere a tutto l’inverno?

Con il decreto Riscaldamento di inizio ottobre, l’accensione dei termosifoni è stata posticipata, così come è stato ridotto il numero di ore di accensione giornaliere. L’Italia è stata divisa in sei zone, in base alla condizione climatica, cui si applicano regole diverse: se in gran parte delle zone alpine non si vedono limitazioni, nell’area continentale e della costa, soprattutto a Sud, le restrizioni sono ben visibili. Anche la temperatura consentita negli edifici è stata abbassata, da 20 a 19 gradi.

Secondo le simulazioni Ispi (Istituto per gli Studi di politica Internazionale), se le tendenze di importazione e di consumo dovessero restare quelle attuali, l’Italia potrebbe essere costretta a utilizzare le riserve strategiche nazionali di gas. Se poi l’inverno dovesse essere particolarmente freddo o se i flussi da Russia o Norvegia dovessero mancare sempre più, potrebbe davvero non esserci abbastanza gas.

Gli scenari che vengono proposti dalla simulazione Ispi sono due: in un primo caso, si ipotizza che gli italiani siano in grado di risparmiare una quota di gas sufficiente (ai prezzi attuali), consigliata attorno al 15 per cento, grazie al buon senso e alla messa in pratica delle indicazioni del Ministero della Transizione ecologica. Nel secondo caso, i prezzi del gas aumentano a tal punto da rendere l’accensione del riscaldamento un lusso da ricchi, inducendo un calo vertiginoso della domanda.

A luglio, agosto e settembre, la domanda di gas è calata dell’8,5 per cento (con settembre che ha registrato un -13,8 per cento), ma in quei tre mesi non abbiamo dovuto confrontarci con il problema del riscaldamento, che copre il 55-60 per cento della domanda totale nelle stagioni fredde.

Gli stoccaggi

A inizio ottobre, gli stoccaggi di gas (ossia il deposito nel sottosuolo di gas naturale prelevato dalla rete di trasporto nazionale e reimmesso in rete in funzione delle richieste del mercato) erano di 16,6 miliardi di metri cubi (Gmc), pari a un riempimento del 93 per cento della capacità totale. Una quantità che potrebbe coprire circa il 31 per cento dei consumi invernali, mentre il restante 69 per cento deve essere assicurato dalla produzione nazionale (4 per cento) e dalle importazioni (65 per cento).

Il ruolo dello stoccaggio di gas nel sistema italiano è fondamentale per soddisfare le oscillazioni della domanda, soprattutto per le richieste di distribuzione diretta in uffici, abitazioni e servizi. Infatti, se la domanda di gas da parte del settore industriale e termoelettrico resta stabile nel corso dell’anno, quella dei consumi privati ha andamento stagionale, con picchi di 160 Mmc al giorno nei mesi invernali, e 20 Mmc/g in quelli estivi. Se consideriamo i dati del 2020, i consumi privati hanno pesato per circa il 45 per cento sul totale di gas utilizzato, con Lombardia, Emilia Romagna, Piemonte e Veneto come prime regioni per utilizzo complessivo.

La domanda, quindi, risulta essere mobile nel corso dell’anno, a differenza dell’offerta, che è tendenzialmente fissa. Infatti, la produzione di gas non può essere aumentata o diminuita a seconda della stagione, ed è proprio in quel momento che entrano in gioco gli stoccaggi di gas, che fungono da riserva strategica. E che, presumibilmente, quest’anno potrebbero essere in gran parte utilizzati.

Per quanto riguarda le importazioni, l’Italia ha fornitori diversificati: se la Russia è sempre stata al primo posto, le importazioni arrivano però anche da Algeria, Olanda, Libia, Norvegia e Qatar.

Come riportato dal Ministero della Transizione ecologica, ad agosto 2022 si è registrato un aumento delle importazioni del 2,9 per cento rispetto allo stesso mese del 2021 (da 5412 a 5567 milioni Smc), così come un aumento delle esportazioni (+16 per cento) e delle scorte (+8,1 per cento).

La diversificazione delle importazioni

L’Italia è stata quindi in grado di sopperire all’offerta molto ridotta di gas russo approvvigionandosi da altri paesi. La diversificazione dei fornitori sembra essersi rivelata una scelta vincente, e il deficit dato dalle riduzioni russe pare essere coperto. Non si può tuttavia escludere il rischio di un taglio netto dei flussi dalla Russia e della Norvegia – quest’ultima è chiamata a sopperire alle richieste di Germania e dei paesi dell’Europa orientale (Polonia, Repubblica Ceca e Slovacchia). In via preventiva, sono stati chiesti aumenti di fornitura ad Algeria e Libia, ma pare senza ottenere risposte positive. È uno scenario che porta a ipotizzare un possibile calo drastico della disponibilità di gas proprio nei mesi più freddi, che comporterebbe l’incapacità di far fronte alla domanda.

Per quanto assurdo, visti gli enormi problemi ambientali e climatici, c’è quindi da sperare che l’inverno che si aspetta non sia esageratamente rigido. Anche perché i prezzi del gas continuano a crescere e sopperire alla domanda acquistandolo nel corso dell’inverno potrebbe rivelarsi molto costoso.

La figura 3 mostra l’indice delle quotazioni del gas naturale, mettendo insieme i prezzi europei, giapponesi e statunitensi. Rispetto a inizio 2019, il prezzo è aumentato di quasi il 300 per cento e, secondo le previsioni del World Economic Oulook del Fondo monetario internazionale, continuerà a crescere, almeno nel breve-medio periodo. Il Fmi prevede un valore pari a 796,99 nel quarto trimestre 2022 (il dato era uguale a 100 nel primo trimestre 2019), ma è previsto un calo nei trimestri successivi del 2023, nonostante i valori siano sempre di gran lunga più alti rispetto a quelli precedenti allo scoppio della guerra in Ucraina.

Alla luce di questi dati, sperando che le riserve possano bastare, il riempimento degli stoccaggi per l’inverno è un’ottima notizia.

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