Sempre più diffusa, la ludopatia è difficile da rilevare, soprattutto tra gli adolescenti, che tendono a nascondere il gioco. Perché e in quali circostanze lo fanno è una domanda cruciale per contrastare in modo efficace l’azzardo patologico.

Gli adolescenti e la ludopatia

La ludopatia è un fenomeno sempre più diffuso tra gli adolescenti, anche minorenni. Da una indagine condotta dall’Osservatorio nazionale adolescenza nel 2017-2018 su un campione di 11.500 italiani dagli 11 ai 19 anni, emerge che il 15 per cento dei ragazzi dai 14 ai 19 anni ha scommesso online in maniera sistematica, il 13 per cento ha giocato d’azzardo in rete e il 25 per cento si è recato nei centri scommesse.

Si tratta di una dipendenza pericolosa: può diventare patologica ed è difficile da riconoscere e rilevare, soprattutto tra gli adolescenti che tendono a nascondere il fatto che giocano (“d’azzardo”). Tale aspetto è analizzato in questa ricerca, basata sui dati ricavati da un questionario condotto da Università di Bologna e Nomisma nel 2014, rivolto agli studenti delle scuole superiori italiane, di età compresa tra i 13 e i 22 anni. Tra questi, abbiamo considerato coloro che hanno giocato attivamente nel 2013.

La domanda cruciale

Il campione di 5.435 giocatori comprende 3.345 maschi (61,55 per cento); il 50,40 per cento vive al Nord e il 34,32 per cento nel Sud Italia; il 15,57 per cento frequenta scuole professionali; il 27,88 per cento ha età pari o superiore a 18 anni. Tra i giocatori, quasi l’83,30 per cento ha riportato una frequenza di gioco di almeno una volta al mese.

Per analizzare se e quanto gli adolescenti nascondono il gioco d’azzardo ai genitori, abbiamo loro posto la seguente domanda:

“Se nel 2013 hai giocato, i tuoi genitori sanno che giochi/scommetti?”

Queste le possibili risposte:

  • Si, conoscono tutti i giochi che faccio
  • Si, ma riferisco loro solo alcune tipologie di gioco
  • Si, ma riferisco che gioco meno spesso di quanto faccio davvero
  • No
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Questa domanda ci ha permesso di analizzare due margini del comportamento menzognero: il “margine estensivo” (se nascondere il gioco o meno) e il “margine intensivo” (se nascondere totalmente o solo in parte). Complessivamente, il 29,31 per cento dei giocatori nasconde, totalmente o in parte, le attività di gioco ai genitori. Il gioco è nascosto totalmente nel 63,78 per cento dei casi, mentre nel 36,22 per cento dei casi lo è solo in parte, perché si riferiscono solo alcune tipologie di gioco o una frequenza di gioco inferiore al vero.

Riguardo alle differenze di genere, le femmine sono meno propense a nascondere il gioco (“ai propri genitori”) rispetto ai maschi (27,08 per cento contro 30,70 per cento); ma, se lo fanno, dicono una bugia “più grande”, cioè più spesso nascondono del tutto la loro partecipazione al gioco, all’opposto dei maschi che preferiscono le “mezze bugie” (77,39 per cento contro 56,28 per cento), raccontando solo alcune tipologie o una frequenza di gioco inferiore a quella reale.

Le differenze sono statisticamente significative e rilevanti in termini quantitativi, specialmente al margine intensivo: i maschi hanno quasi il 4 per cento in più di probabilità di nascondere il gioco, ma circa il 21 per cento in meno di probabilità di nasconderlo totalmente rispetto alle femmine.

I risultati sono robusti rispetto a un insieme esteso di controlli su caratteristiche personali e genitoriali, comprese la frequenza di diverse tipologie di gioco, la spesa destinata al gioco, l’età, il rendimento scolastico, l’area di residenza, la convivenza con i genitori, l’istruzione e lo stato professionale dei genitori.

Le nostre analisi mostrano che anche altri fattori incidono sulla predisposizione a nascondere il gioco. In particolare, i comportamenti menzogneri si riducono col miglioramento del rendimento scolastico e aumentano con la frequenza di scuole professionali rispetto ad altre scuole, quali licei o scuole tecniche. Quest’ultimo aspetto, che potrebbe essere influenzato dal contesto familiare e scolastico, meriterebbe una analisi più approfondita. Al margine intensivo, la probabilità di “nascondere totalmente” si riduce nelle regioni meridionali e all’aumentare della frequenza di gioco.

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La prevenzione

Quali indicazioni per ricercatori e politici? Appare opportuno indagare le motivazioni del gioco, dall’adolescenza all’età adulta, e se queste si differenziano in base al genere o altri fattori come, per esempio, il tipo di scuola frequentata. Il fatto che sempre “più donne giocano d’azzardo rispetto al passato, sviluppando problemi legati al gioco e cercando aiuto per risolverli” (Volberg, 2003, p. 1), dovrebbe poi essere trattato con particolare attenzione e analizzato più approfonditamente, in connessione con il contesto socio-culturale, le caratteristiche personali e l’ambiente familiare. È altresì importante sottolineare che i nostri dati si riferiscono al 2013: sarebbe opportuno ripetere l’analisi con dati aggiornati, per valutare se e come sono cambiate nel tempo le abitudini di gioco e i relativi comportamenti menzogneri.

Inoltre, i nostri risultati forniscono alcuni suggerimenti nel disegno delle misure di prevenzione. Esistono già diversi regolamenti e numerose buone pratiche per contrastare il gioco tra gli adolescenti, ma queste azioni potrebbero essere rese più efficaci tenendo conto dei comportamenti menzogneri associati al gioco. Su tali comportamenti, finora ampiamente ignorati, si potrebbe aprire la discussione e il dialogo nelle scuole superiori, specie in quelle professionali dove il problema è più acuto rispetto ad altri tipi di scuola, riservando una particolare attenzione alle ragazze, che tendono a nascondere totalmente le attività legate al gioco d’azzardo.

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