Non tutte le multinazionali sono di ostacolo alla transizione ecologica. Se investono nelle tecnologie verdi, la loro capacità di innovazione può dare un impulso alla riduzione delle emissioni di carbonio, con nuove soluzioni da diffondere nel mondo.

Multinazionali e transizione ecologica

Delle imprese multinazionali si dice spesso che abbiano effetti negativi sulla transizione ecologica. Soprattutto quando hanno interessi nella produzione e nel consumo di combustibili fossili, le loro strategie a livello globale mirano a evitare le normative ambientali e a utilizzare il loro potere per esercitare pressione sui governi affinché conservino tecnologie obsolete. 

Ci sono, tuttavia, anche multinazionali che possono contribuire ad accelerare la transizione ecologica, per esempio quelle che investono nelle tecnologie verdi, come le energie rinnovabili. Data la loro capacità innovativa, le multinazionali possono sviluppare soluzioni inedite per la riduzione delle emissioni di carbonio, diffondendole a livello globale. La possibilità di accedere a competenze tecnologiche internazionalmente diffuse offre loro un vantaggio rispetto alle aziende non globalizzate per quanto riguarda l’innovazione orientata alla sostenibilità. Sono questi i risultati di un nostro recente articolo sugli investimenti diretti esteri (Ide) e l’innovazione nelle energie rinnovabili.

La ricerca

La ricerca si basa su un dataset che include 1.217 Ide (investimenti diretti esteri) nei settori delle energie rinnovabili, intrapresi in tutto il mondo tra il 1997 e il 2015. Raccogliendo informazioni dai database Orbis e Patstat, abbiamo selezionato le multinazionali con esperienza in innovazione nel campo delle energie rinnovabili, cioè con almeno un brevetto in queste tecnologie. 

L’analisi econometrica ha prodotto alcuni risultati significativi sulla relazione tra gli Ide verdi e l’innovazione. In primo luogo, questo tipo di investimenti ha un impatto positivo sull’innovazione: gli investitori depositano un maggior numero di brevetti relativi alle tecnologie delle energie rinnovabili rispetto a un campione di imprese simili, ma senza attività multinazionale. In secondo luogo, riscontriamo un aumento della quota di brevetti verdi nei portafogli brevettuali degli investitori nei primi cinque anni dopo l’investimento. 

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Molto importante risulta essere la modalità di ingresso dell’investimento. Quando la multinazionale fonda una filiale completamente nuova, costruendola da zero, la capacità innovativa cresce di anno in anno. Più in dettaglio, le aziende che effettuano Ide verdi di tipo greenfield (ossia, appunto, la costruzione da zero di una nuova sede) depositano più brevetti verdi, con più citazioni, rispetto alle multinazionali che acquisiscono imprese straniere, nelle quali gli effetti sull’innovatività si esauriscono nel breve termine.

Forse non è così sorprendente che imprese già fortemente specializzate nelle tecnologie delle energie rinnovabili – come la danese Vestas nell’eolico o la cinese Yingli nel fotovoltaico – siano più innovative delle aziende non internazionalizzate negli stessi settori. Del resto, è ben noto in letteratura che gli Ide tendono a stimolare l’innovatività delle imprese.

È tuttavia interessante notare che anche conglomerati multi-tecnologici con linee di business verdi – come la tedesca Siemens, la statunitense General Electric o la sudcoreana Samsung – sono soggetti a una maggiore specializzazione nelle tecnologie orientate alla sostenibilità come effetto degli Ide nelle rinnovabili. Il risultato secondo il quale gli Ide verdi aumentano l’attenzione generale delle multinazionali multi-tecnologiche verso la sostenibilità ambientale è nuovo in letteratura. Dato che i produttori più grandi e influenti del mondo hanno una natura multi-tecnologica, il risultato, tutt’altro che ovvio, rappresenta una buona notizia dal punto di vista della transizione ecologica. Se le più grandi multinazionali del mondo attuano uno sforzo maggiore per rendere le tecnologie verdi più efficienti, convenienti e accessibili, possono dare un contributo molto importante alla transizione ecologica. 

L’impatto degli Ide verdi sull’innovazione orientata alla sostenibilità come meccanismo per favorire la transizione ecologica è stato finora trascurato sia nell’arena politica sia nella letteratura economica internazionale. In termini di politica economica, i risultati dell’analisi indicano che i governi dovrebbero incoraggiare e sostenere una forte internazionalizzazione dei settori a più forte vocazione ecologica perché questo potrebbe velocizzare la decarbonizzazione dei sistemi energetici. Le multinazionali sono infatti già protagoniste nella produzione di innovazioni in tutto il mondo: investimenti nei settori delle rinnovabili, come quelli nell’eolico della tedesca Siemens e della statunitense General Electric o nel solare della coreana Samsung, possono aiutare a orientare le tecnologie globali in una direzione più ecologicamente sostenibile. Il potenziale impatto delle multinazionali sull’innovazione verde dovrebbe essere preso in considerazione anche nel campo delle misure di promozione degli Ide da parte della World Trade Organization e nell’attuazione delle attività di screening che sono sempre più diffuse in tutto il mondo. 

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