La produzione di energia eolica è stata ampiamente sussidiata, attirando l’interesse delle organizzazioni criminali. Lo dimostra il numero di turbine installate nei comuni ad alta criminalità organizzata. Cosa cambia con incentivi più competitivi.

Breve storia degli incentivi sull’eolico

Il Green Deal, lanciato dall’Unione europea nel dicembre del 2019, persegue l’obiettivo di raggiungere la neutralità climatica entro il 2050 e di sostenere le aziende nella produzione di energia pulita e tecnologie verdi.

Non è la prima regolamentazione a sostegno di questo tipo di investimenti. A partire dall’adozione del Protocollo di Kyoto nel 1997, la produzione di energia eolica, in particolare, ha registrato una rapida crescita, spinta da generosi schemi di sostegno nazionali e sovranazionali.

Il business dell’eolico si è presto trasformato in un’opportunità per le organizzazioni criminali di riciclare denaro sporco e realizzare facili profitti. Non a caso, l’incremento degli investimenti nel settore è stato accompagnato da un aumento delle inchieste giudiziarie sulla potenziale collusione di funzionari locali, imprenditori e bande criminali nella costruzione di parchi eolici.

In Italia, il primo schema di supporto alle fonti energetiche rinnovabili, noto come Cip6, fu lanciato nel 1992 al fine di accelerare gli investimenti in tecnologie rinnovabili. Una prima serie di adeguamenti normativi fu emanata tra il 1999 e il 2006. Il più importante fu il decreto Bersani (decreto legislativo 79/1999), che introdusse un meccanismo orientato al mercato e basato sull’obbligo, per produttori e importatori di energia elettrica, di immettere nel sistema elettrico una quota minima di energia prodotta da fonti rinnovabili del 2 per cento. Per promuovere la diffusione dell’energia da fonti rinnovabili furono introdotti certificati negoziabili denominati certificati verdi (Cv), scambiabili sia sul mercato elettrico italiano sia tramite contratti bilaterali di diversa durata.

La figura 1 descrive la domanda di energia pulita (barre grigie) determinata dall’obbligo per produttori e importatori di introdurre una “quota” di energia da risorse rinnovabili, e l’offerta (barre rosse scure) rappresentata dai Cv. Pur essendo partito timidamente, il sistema di incentivi crebbe in modo repentino grazie al generoso livello dei prezzi dei certificati verdi. L’eccesso di domanda ne spinse il prezzo da 84 euro/MWh nel 2003 a quasi 120 euro/MWh nel 2006.

Figura 1 – Domanda e offerta di certificati verdi

Note: Le barre grigie definiscono la domanda di Cv definita per legge. Le barre rosso chiaro e rosso scuro mostrano la fornitura di Cv (con certificazione Iafr) distinguendo tra eolica e altre fonti di energia. Le linee continue e tratteggiate mostrano l’andamento del prezzo della domanda e dell’offerta. Il primo eccesso di offerta si registra nel 2007.

La legge 244/2007 introdusse importanti modifiche al sistema di incentivazione per le fonti energetiche rinnovabili, rendendo ancora più conveniente l’investimento in parchi eolici. I ricavi derivanti dalla vendita dei certificati verdi, in un mercato garantito da un certo livello di domanda obbligatoria, rappresentarono un chiaro incentivo a produrre più energia da fonti rinnovabili. L’incentivazione, alimentata da un aumento del prezzo di mercato (+42 per cento tra il 2002 e 2006), nel 2007 indusse un eccesso di offerta accompagnata da un forte calo del prezzo di mercato. Il Gestore dei servizi energetici (Gse) iniziò ad acquistare l’eccesso di offerta di Cv, provocando una distorsione al normale sviluppo del libero mercato. Il prezzo per il ritiro dedicato fu fissato pari a quello medio di mercato dell’anno precedente, mentre i costi generati dall’obbligo per il Gse di acquistare i Cv invenduti furono coperti dalla componente tariffaria A3, pagata direttamente in bolletta dai contribuenti.

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Nello stesso periodo, fu introdotta la cosiddetta tariffa onnicomprensiva riservata a impianti certificati con potenza nominale media compresa tra 1 e 200 kW. Lo schema è definito onnicomprensivo perché, contrariamente all’impianto dei Cv, l’energia prodotta è prelevata anche dal Gse a un prezzo prestabilito.

Dal 2013 gli incentivi divennero sempre meno generosi. Questo periodo segnò la fine dei certificati verdi e una graduale eliminazione della quota obbligatoria. Gli incentivi furono rimodulati sulla base del minor valore tra la produzione netta e l’energia elettrica immessa nella griglia. Inoltre, le regole per accedervi furono differenziate a seconda delle dimensioni dell’impianto, con accesso diretto per i micro-impianti (<60 KWh) e procedura di registrazione per quelli piccoli (60 KWh-5 MWh). Per gli impianti più grandi (>5 MWh), che avevano contribuito di più alla crescita dei Cv negli anni precedenti, fu adottato un meccanismo ad asta olandese, con partecipazione subordinata a rigidi criteri finanziari e di trasparenza.

Regolamentazione e infiltrazioni del crimine organizzato

Utilizzando i dati sugli investimenti eolici a livello comunale e il metodo di stima difference-in-differences, un mio studio con Andrea Geraci utilizza la variazione geografica nei tassi di criminalità di tipo associazionistico (416 e 416-bis del codice penale) nel periodo pre-incentivi per studiare le tendenze differenziali (i) nell’installazione di grandi parchi eolici e (ii) nella capacità di potenza installata durante i diversi regimi. Il confronto è fatto tra il pool di comuni ad alta criminalità organizzata (HC, trattati) e il gruppo di comuni che non sono stati esposti ad attività illegali (LC, controlli). 

La prima parte della figura 2 mostra i dati grezzi sul numero medio di turbine installate durante le tre fasi di incentivi all’energia eolica. Durante la fase iniziale, i comuni HC e LC mostrano un pattern simile in termini di nuove turbine installate. Mentre i controlli (in blu) mantengono un simile andamento nel secondo periodo, quello caratterizzato dai generosi incentivi green e dal ritiro dal mercato di tutti i certificati verdi eccedenti da parte del Gse, i comuni trattati (in rosso) mostrano una maggiore propensione a costruire turbine. Nell’ultimo periodo di graduale passaggio verso incentivi meno generosi e più mirati alla produttività, il numero di turbine installate crolla, soprattutto per le municipalità ad alta criminalità.

La seconda parte della figura 2 valida la precedente descrittiva in forma di regressione. Il coefficiente sul termine di interazione per il periodo 2003-2006, che misura lo scostamento associato alla presenza di criminalità organizzata in un comune, rispetto al valore di riferimento periodo 2000-2002, non è statisticamente diverso da zero, il che suggerisce l’esistenza di trend paralleli pre-trattamento. Nel periodo caratterizzato dal ritiro dei Cv, invece, i comuni ad alta criminalità registrano un aumento nella costruzione di turbine doppio rispetto a quelle installate nel periodo base. L’ultima fase è caratterizzata da un riallineamento tra comuni trattati e controlli.

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Figura 2 – L’installazione di nuove turbine nel periodo 2000-2019

Lo studio integra i risultati sui parchi eolici utilizzando un nuovo dataset amministrativo sugli impianti eolici incentivati per diversi regimi di capacità di produzione installata. La tabella 1 mostra l’effetto positivo e statisticamente significativo degli incentivi nei comuni ad alta criminalità per i grandi impianti eolici, cioè superiori a 5000 KWh, nel periodo di ritiro dei Cv (2007-2012), mentre l’effetto svanisce del tutto con l’introduzione delle aste (2013-2019). Viceversa, l’effetto per i micro-impianti sembra essere presente nella fase 2013-2019 (panel A), tuttavia svanisce se si tiene conto dell’esposizione al vento (panel B).

Questi risultati dimostrano che l’effetto presentato in figura 2 è interamente guidato dai grandi impianti eolici, che si sono sviluppati sotto il sistema dei certificati verdi nel il periodo 2007-2012. Allo stesso tempo, non vi è evidenza che le organizzazioni criminali modifichino le loro strategie di business verso il micro-eolico. Infatti, anche se relativamente più facili da installare per via della procedura semplificata e fortemente incentivate dopo il 2012, la piccola quantità di energia prodotta dalle microturbine non le rende sostituibili ai più remunerativi investimenti in parchi eolici.

I risultati dello studio contribuiscono alla recente letteratura economica sugli effetti della criminalità organizzata, su come questa abbia trasformato le economie locali, o come si sia infiltrata nella gestione di fondi europei e di risorse pubbliche. In particolare, lo studio contribuisce alla letteratura che dimostra come anche settori altamente regolamentati, come quello dell’energia verde, possano subire infiltrazioni criminali allo scopo di riciclare denaro sporco e realizzare facili profitti. Due articoli sono particolarmente legati al nostro studio: quello di Caterina Gennaioli e Massimo Tavoni sul potere installato a livello provinciale tra il 1990-2007 e quello di Valeria Virginia Checchi e Michele Polo che compara le performance di installazione in due regioni italiane.

Tabella 1 – Comuni ad alta criminalità e nuova potenza installata per dimensione

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