Per rispondere alla crisi innescata dalla pandemia sono stati stanziati ingenti fondi. Il rischio è che siano erogati seguendo logiche legate all’affinità politica e non a visioni strategiche. Ne è un esempio il “piano Marshall” di Regione Lombardia.
I rischi nelle scelte dei governi
Mentre il coronavirus continua a colpire, i governi centrali e locali di tutto il mondo stanno affrontando nuove sfide per cercare di limitarne la diffusione e al contempo affrontare le conseguenze sociali ed economiche della pandemia. L’efficacia delle scelte del settore pubblico nel contrastare le crisi è anche connessa alla velocità degli interventi. Tuttavia, le più recenti hanno dimostrato come interventi rapidi possano favorire comportamenti opportunistici, in particolare frode e corruzione, che minano alle basi l’efficacia dell’azione del settore pubblico. L’Ocse ha elaborato linee guida volte a promuovere l’integrità pubblica per un’efficace risposta alle conseguenze della pandemia. Indicano tre dimensioni che possono avere un forte impatto sul successo degli interventi del settore pubblico: 1. integrità negli appalti pubblici; 2. accountability, controllo e supervisione dei pacchetti di stimolo economico; 3. aumento del rischio di corruzione nelle organizzazioni pubbliche.
Qui approfondiamo un caso relativo alla seconda dimensione, il cosiddetto “Piano Marshall per la Lombardia”.
Con il termine distributive politics si intende in senso lato la distribuzione strategica di fondi pubblici con l’obiettivo di ottenere vantaggi in termini elettorali. Durante l’attuale pandemia, è utile capire se i rischi associati a un intervento rapido possono stimolare l’allocazione di risorse governative a enti locali o gruppi identificabili, poiché i controlli sulla spesa del settore pubblico sono allentati (qui) e l’espediente retorico della difesa a prescindere delle istituzioni al lavoro particolarmente efficace. Al concetto di distributive politics si affianca quello di pork barrell spending, costituito da politiche inefficienti dove il costo degli interventi finanziati è superiore ai benefici che sono rivolti unicamente a particolari enti o gruppi di elettori (qui). Il costo di queste politiche è ripartito sulla popolazione generale attraverso la tassazione o, nel caso dei fondi per la ripresa economica dalla pandemia, spesso attraverso l’aumento del debito pubblico.
Il caso di Regione Lombardia
Regione Lombardia, con provvedimenti assunti nell’estate del 2020, ha previsto una spesa complessiva di 3 miliardi di euro per il rilancio dell’attività delle imprese e per la realizzazione di interventi a vantaggio delle comunità locali. Le misure approvate hanno la finalità di finanziare una o più opere pubbliche per ogni comune lombardo, per le province e per la città metropolitana, a condizione che non siano già integralmente finanziati da altri soggetti. Stando alle dichiarazioni della giunta regionale le priorità di intervento sono state definite in base ad alcune macroaree tematiche: dagli interventi stradali e di manutenzione, a interventi di difesa del suolo ed efficientamento energetico, dal trasporto pubblico alle opere ferroviarie o per la mobilità ciclistica, dalla difesa del suolo al sostegno per il settore agricolo.
Tuttavia, analizzando attentamente la distribuzione dei fondi destinati agli enti locali, modificata dopo l’approvazione di numerosi ordini del giorno presentati dai consiglieri regionali di maggioranza, emerge che l’orientamento politico degli enti locali finanziati è statisticamente significativo. Le risorse sono state destinate principalmente ai comuni con la stessa appartenenza ai partiti della maggioranza del consiglio regionale (destra/centro-destra). Circa un comune su quattro politicamente orientato verso destra ha ottenuto finanziamenti; dato che cala drasticamente per i comuni di centrosinistra o senza orientamento politico (circa uno finanziato ogni nove).
Per aumentare l’accuratezza della analisi sono stati esclusi i singoli finanziamenti ripartiti tra molti comuni. L’uso del test chi-quadrato ha rivelato una relazione significativa tra i comuni finanziati e le dimensioni e tra i comuni finanziati e l’orientamento politico. Al fine di verificare la significatività dell’orientamento politico non considerando l’effetto dimensionale, è stato eseguito il test del chi-quadro tra i comuni degli stessi cluster dimensionali. I risultati evidenziano l’importanza dell’orientamento politico come determinante del finanziamento in tutti i comuni con più di mille abitanti.
Dar conto ai cittadini delle decisioni
Il caso della Lombardia dimostra come il rischio che gli ingenti fondi creati per rispondere alla crisi innescata dalla pandemia possano essere erogati seguendo logiche legate all’affinità politica e non a visioni strategiche di lungo periodo.
Per questo motivo è importante che vi sia una richiesta forte di accountability da parte dei cittadini accompagnata da obblighi normativi in tal senso. Le scelte di distributive politics raramente sono contestabili come illegali (sebbene indirettamente possano influenzare le scelte di voto). Di conseguenza, per scoraggiare scelte puramente elettorali da parte dei decisori politici, la previsione di un’informativa trasparente può garantire agli elettori una maggiore consapevolezza sulle ragioni delle politiche adottate.
Non vanno dimenticati altri effetti negativi delle distributive politics: gli amministratori locali che ricevono fondi in virtù della loro affinità politica probabilmente saranno molto più restii a contrapporsi all’ente che li sovvenziona nel caso in cui le decisioni dell’ente superiore confliggano con quelli della comunità da loro amministrata. Infine, la distruzione di fondi influenzata dal colore politico disincentiva gli enti potenzialmente beneficiari a sviluppare progetti migliori, che con fondi distribuiti con criteri oggettivi potrebbero invece essere più efficaci in termini di pubblica utilità, efficienza e sostenibilità.
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