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Pochi rifugiati nei centri e il voto anti-immigrazione cala*

La presenza di centri di accoglienza piccoli e diffusi riduce il voto per i partiti anti-immigrazione. Mentre se i centri sono di grandi dimensioni i consensi verso queste formazioni aumentano. Lo mostrano i risultati di due studi per Italia e Francia.

Accoglienza e voto anti-immigrazione

È opinione diffusa che la crisi europea dei migranti, iniziata tra il 2014 e il 2015, sia stata uno dei principali fattori alla base del recente successo dei partiti anti-immigrazione in molti paesi europei. Ma davvero accogliere rifugiati e richiedenti asilo fa aumentare sempre e comunque il voto per quei partiti? La letteratura economica sul tema ha prodotto risultati contrastanti: alcuni studi hanno trovato una relazione positiva tra l’arrivo dei rifugiati e il voto anti-immigrazione, e altri una relazione negativa.

Due nostri recenti studi con dati sui comuni italiani e francesi suggeriscono che la risposta alla domanda è “dipende”. Un’accoglienza sviluppata attraverso centri piccoli e diffusi riduce il consenso per i partiti ostili all’arrivo dei migranti. Al contrario, centri di accoglienza eccessivamente grandi portano a un incremento del voto anti-immigrazione.

In sostanza, se interpretiamo il voto anti-immigrazione come una misura del pregiudizio dei nativi verso i migranti, i nostri studi indicano che, per costruire un sistema di accoglienza che non generi diffidenza nella popolazione nativa, i governi dovrebbero cercare di ridistribuire i rifugiati e i richiedenti asilo in modo più omogeneo e attraverso l’apertura di piccoli centri di accoglienza.  

Cosa succede in Italia

Il nostro primo studio si concentra sull’Italia. Negli anni della crisi dei rifugiati, il paese ha vissuto un aumento significativo nel numero di sbarchi e di richieste di asilo e allo stesso tempo un aumento del sostegno politico ai partiti anti-immigrazione, come per esempio la Lega guidata da Matteo Salvini.

La nostra ricerca prende in esame l’apertura di centri di accoglienza per rifugiati e richiedenti asilo attraverso il Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati (Sprar, rinominato Siproimi a partire dalla fine del 2018), uno dei più importanti programmi di accoglienza in Italia (l’altro rilevante canale di accoglienza sono i “centri di accoglienza straordinaria”, Cas, oggi la tipologia più utilizzata).

Nel programma Sprar, sono i comuni a gestire direttamente i centri di accoglienza, che mirano a integrare i rifugiati nella comunità locale, per esempio attraverso corsi di lingua e formazione professionale. Spesso poi i comuni impiegano i migranti in lavori di pubblica utilità. Quindi, i centri Sprar offrono la possibilità di una interazione e di un contatto diretto tra i rifugiati e la popolazione locale.

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Per tenere conto delle possibili differenze esistenti tra comuni che decidono di aprire un centro Sprar e comuni che non lo fanno – e così ottenere una stima causale dell’effetto dei centri accoglienza sul voto anti-immigrazione – utilizziamo la tecnica delle variabili strumentali (instrumental variables, IV). Abbiamo codificato come partiti anti-immigrazione Lega, Fratelli d’Italia, Casa Pound, La Destra, Forza Nuova, Fiamma Tricolore, Rifondazione Missina. Seguendo l’esempio di un altro studio sviluppato con dati sui comuni austriaci, utilizziamo la presenza nel territorio comunale di edifici adatti a ospitare gruppi di persone e centri collettivi per predire l’apertura di un centro Sprar in un determinato comune. Infatti, come suggerito dalla figura 1, dai dati emerge una forte correlazione positiva tra la presenza di edifici di questo tipo e la presenza di uno Sprar a livello comunale.

Figura 1 – Centri Sprar e edifici per centri collettivi.

L’utilizzo di questa tecnica ci permette di interpretare i risultati della nostra analisi in termini causali.

I nostri risultati mostrano come ospitare i rifugiati influisca negativamente sul voto per i partiti anti-immigrazione. Più nel dettaglio, i comuni che hanno aperto un centro Sprar tra le elezioni politiche del 2013 e quelle del 2018 hanno registrato un incremento nelle percentuali di voto per i partiti ostili ai migranti di circa 7 punti percentuali inferiore rispetto ai comuni che non ne hanno aperti. Allo stesso tempo, l’apertura dei centri Sprar ha portato benefici elettorali principalmente a partiti politici che si trovano più al centro dello spettro politico italiano, come il Partito democratico.

Il ruolo della dimensione dei centri accoglienza

Uno degli aspetti fondamentali del nostro studio è mostrare come la dimensione dei centri di accoglienza giochi un ruolo cruciale. Come si vede nella figura 2, l’effetto negativo sul voto anti-immigrazione è maggiore per centri Sprar con un basso numero di posti a disposizione per rifugiati e richiedenti asilo. In particolare, la nostra analisi indica che l’effetto negativo si verifica con centri di accoglienza che hanno in media meno di 28 posti ogni mille abitanti. Al contrario, nei comuni con centri Sprar con un numero di posti mediamente superiore a questa soglia si è registrato un incremento nel sostegno elettorale ai partiti anti-immigrazione.

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Figura 2 – Effetto sul voto anti-immigrazione e dimensione del centro Sprar.

Cosa succede in Francia

I risultati sono confermati anche dal nostro secondo studio, che analizza l’effetto sul voto al Front National di Marine Le Pen della ridistribuzione dei migranti, avvenuta in Francia dopo lo smantellamento dell’accampamento di rifugiati e migranti situato nelle vicinanze di Calais (la cosiddetta “Giungla”). Sfruttando il fatto che la ridistribuzione in diversi comuni francesi è avvenuta negli anni tra le due elezioni presidenziali del 2012 e del 2017, il nostro lavoro mostra come l’apertura di centri di accoglienza e orientamento (Centres d’accueil et d’orientation, Cao) di dimensioni contenute abbia avuto un impatto negativo sulla crescita dei voti ottenuti dal Front National. Coerentemente con quanto mostrato nella figura 2, l’effetto sul voto anti-immigrazione diventa positivo quando le dimensioni dei Cao oltrepassano in media la soglia di 32 migranti ospitati ogni mille abitanti.

Centri di accoglienza piccoli potrebbero dunque aver incoraggiato il contatto diretto tra nativi e rifugiati, causando una riduzione del pregiudizio verso i migranti, in linea con la “Contact hypothesis”. Al contrario, i risultati relativi ai centri grandi sono coerenti con la “Realistic conflict theory”, che suggerisce come i nativi possano percepire un gruppo grande di migranti come una minaccia per il loro predominio culturale e socio-economico.

* Le idee e le opinioni espresse in questo articolo da Max Viskanic sono da attribuire a lui e non investono la responsabilità dell’istituzione di appartenenza.

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Sui tagli alla ricerca l’Europa sbaglia

  1. Leonzio Rizzo

    Risultato molto rilevante per la policy sui migranti. Complimenti

  2. Massimo Negri

    Come il buon senso, in fondo, suggerisce. Grazie!

  3. enrico

    Ciao e grazie! come avete gestito il problema dell’adesione volontaria dei comuni allo SPRAR. non ci potrebbe essere un problema di selection bias? In altri termini, sono PROPRIO i comuni che aderiscono al sistema che sono più spostati a sinistra e dunque in media risentono molto meno delle fluttuazioni verso Lega e Fratelli d’Italia. grazie per la ricerca!

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