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Dimezzare il Parlamento con il modello tedesco

Nel suo intervento intitolato “Dimezzare il Parlamento? No, meglio gli stipendi” Valentino Larcinese sostiene che la proposta di dimezzare i parlamentari sia eccessiva, perché rischierebbe di penalizzare la capacità rappresentativa dell’istituzione.  Secondo la sua ricostruzione il parlamento italiano è lievemente sovradimensionato rispetto alla media degli altri paesi, ma basterebbe una riduzione a 650 per ottenere un rapporto tra popolazione e rappresentanti simile a quello di paesi comparabili. L’articolo in questione ha due criticità: da una parte non coglie fino in fondo i problemi di avere troppi rappresentanti; dall’altra, il paragone con gli altri grandi paesi europei è condotto con criteri discutibili, dimenticando che l’anomalia italiana è il bicameralismo perfetto.

COSTI E DANNO DI REPUTAZIONE

Innanzitutto bisogna notare che la stessa proposta di Larcinese è più vicina al dimezzamento che non allo status quo.  Il Parlamento italiano è oggi formato da 945 rappresentanti eletti, a cui si aggiungono i senatori a vita. (1) Il vero e proprio dimezzamento porterebbe questo numero a 473, circa 200 in meno di quelli proposti da Larcinese che però oggi si ritrova con 305 rappresentanti in più di quelli che ritiene congrui. Questo sovradimensionamento sembra però non preoccupare troppo l’autore, che sottovaluta i rischi dell’avere camere troppo affollate. I numeri in eccesso non causano solo un costo economico, ma permettono che in parlamento si annidi personale politico improduttivo che danneggia la reputazione dell’istituzione stessa e quindi la sua capacità rappresentativa. La Camera dei deputati abbonda di parlamentari improduttivi, e non è un caso che questi proliferino soprattutto nei gruppi più numerosi. (2)

MANCA LA DIFFERENZA TRA CAMERA E SENATO

La seconda perplessità invece è proprio sul numero di parlamentari desiderato, 650. Chiaramente il confronto si può fare soltanto con paesi di dimensione comparabile, perché come nota Larcinese c’è un numero minimo di parlamentari che anche i paesi piccoli devono avere per assicurare il funzionamento delle commissioni. (3) Se compariamo il rapporto tra popolazione e parlamentari del nostro paese (63.831) con quelli di Germania (118.339), Gran Bretagna (41.920), Francia (71.138) e Spagna (76.588) il nostro paese sembrerebbe situarsi in una posizione non troppo distante dalla media. (4)
Tuttavia questo paragone non è corretto, perché assume che tutti i parlamentari abbiano la stessa funzione rappresentativa. Questo è vero in Italia, dove grazie al bicameralismo perfetto sia i senatori che i deputati sono eletti direttamente, e sono quindi dei rappresentanti dei cittadini. In tutti gli altri casi considerati la camera alta è composta, in parte o del tutto, da parlamentari che devono la loro legittimazione da circuiti diversi (senza considerare che le camere alte spesso hanno anche poteri diversi).
Se si teme che un’eccessiva riduzione del numero di parlamentari minacci la capacità rappresentativa dell’istituzione, bisogna comparare il rapporto tra popolazione e rappresentanti direttamente eletti, e non quello tra popolazione e parlamentari. Dal conteggio del Regno Unito si devono togliere quindi tutti membri della House of Lords (646 nominati a vita dalla regina su proposta del primo ministro, 89 membri ereditari e 25 vescovi e arcivescovi) dalla Germania tutti i membri del Bundesrat (69, nominati dal governo dei länder), dalla Spagna una parte dei senatori (58 nominati dalle comunità autonome), dalla Francia tutti i membri del senato (348, eletti dai deputati e dai rappresentanti delle comunità territoriali).  Si giunge quindi ai dati indicati in tabella: in Italia abbiamo un rappresentante per ogni 64.236 abitanti, molti di più che negli altri paesi comparabili.
Se l’Italia si conformasse ai numeri degli altri paesi considerati, dovrebbe avere da un minimo di 462 parlamentari (Germania) a un massimo di 718 (Spagna). Se adottasse il rapporto medio ne dovrebbe avere 588.

Tabella 1: numero di parlamentari e di rappresentanti direttamente eletti in relazione alla popolazione in cinque paesi europei.

Numero parlamentari Di cui: rappresentanti eletti direttamente Popolazione per parlamentare Popolazione per rappresentante
Germania

691

622

118.339

131.467

Regno Unito

1480

650

41.920

95.449

Francia

920

577

71.138

113.426

Spagna

614

556

76.588

84.577

Italia

951

945

63.831

64.236

ANOMALIA ITALIANA E MODELLO TEDESCO

L’anomalia del parlamento italiano sta proprio nel bicameralismo perfetto che, oltre a rallentare il processo di adozione delle leggi e rendere più complicata la vita dei governi, aumenta senza motivo il numero di rappresentanti eletti dai cittadini. Una riforma che voglia rendere il nostro parlamento più efficace ed efficiente non può prescindere dall’abolizione del Senato nella forma in cui lo conosciamo oggi, per sostituirlo con una piccola camera alta formata dai rappresentanti delle Regioni, sul modello tedesco. Sempre seguendo il caso della Germania, il numero dei deputati potrebbe essere ridotto da 630 a 500 senza pensare che questo peggiori la capacità rappresentativa della Camera.


(1)
Il numero di deputati e senatori è stato fissato dalla legge costituzionale n. 2 del 1963.
(2) Sulle caratteristiche dei parlamentari meno produttivi e sulla relazione con la numerosità del gruppo di riferimento  ho argomentato più a fondo nel libro “Gli Onorevoli. Cosa fanno e come ci rappresentano di nostri parlamentari” (Il Mulino, 2013).
(3) Non a caso, secondo uno studio comparato di Rein Taagepera e Matthew Soberg Shugart (“Seats and Votes: The Effects and Determinants of Electoral Systems”, Yale University Press, 1989) il numero di parlamentari di ogni paese è in genere pari alla radice cubica dei propri abitanti. Per rientrare in questi severi parametri l’Italia, con i suoi 60 milioni di abitanti, dovrebbe avere poco meno di 400 parlamentari.
(4) I numeri sono presi dal sito linkiesta.it (http://www.linkiesta.it/casta-taglio-numero-parlamentari), consultato il 17 Febbraio 2013.

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  1. Marino

    Il problema politico è che per modificare il numero degli eletti e il bicameralismo perfetto ci vuole un grosso lavoro di revisione costituzionale.

  2. @Marino. Vero, è molto difficile ipotizzare che i parlamentari votino per un loro dimezzamento. Ma per rendere meno improbabile questa riforma, che ritengo auspicabile, bisogna innanzitutto togliere ogni alibi alla classe parlamentare.

  3. Danilo

    Ho letto le Vostre argomentazioni, che condivido. Mi chiedo come possono aver accettato i candidati che vivono da Bologna in giù, di firmare l’adesione a quei due partiti che hanno stilato quel programma. Povera Italia grazie per l’opportunità.

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