La banca centrale cinese potrebbe lanciare lo yuan digitale entro fine anno. Ma altri progetti di questo tipo sono allo studio. Quali effetti potrebbe avere sul sistema l’introduzione della moneta digitale? Dipenderà in larga misura da come sarà disegnata.
Perché una valuta digitale
Molte banche centrali stanno studiando l’introduzione di una propria moneta digitale, detta central bank digital currency (Cdbc). Sebbene in termini contabili una Cbdc sia una passività della banca centrale, proprio come la moneta cartacea, la sua introduzione sarebbe più di un semplice aggiornamento tecnologico. Il suo impatto sul sistema economico dipenderebbe in larga misura dagli obiettivi e, di conseguenza, dall’architettura della valuta stessa.
Gli argomenti a sostegno dell’introduzione di una moneta digitale si dividono in tre filoni. Il primo è la necessità di offrire una moneta pubblica come forma di pagamento, in alternativa ai depositi privati, vista la progressiva obsolescenza di quella cartacea. Usando le parole della banca centrale svedese: “Se la marginalizzazione della moneta cartacea continua, una corona digitale garantirebbe ai cittadini l’accesso a un mezzo di pagamento garantito dallo stato”.
Il secondo argomento riguarda l’efficacia della politica monetaria. Una moneta digitale rafforzerebbe gli attuali strumenti e potrebbe aprire nuovi canali (digitali) di trasmissione monetaria. Per esempio, la banca centrale potrebbe pagare un interesse sul portafoglio digitale, distribuire helicopter money o, in casi estremi, estendere credito direttamente al settore privato. Questi nuovi strumenti potrebbero rivoluzionare la struttura del settore bancario tradizionale.
Il terzo filone è più politico. Emettere moneta digitale può servire a consolidare la sovranità monetaria e a spiazzare iniziative private. Per esempio, la banca centrale giapponese sta considerando il lancio di una moneta digitale per evitare che quella cinese si diffonda in Giappone. Oppure un regime autoritario potrebbe usare una Cbdc per rafforzare il controllo sull’economia e sui cittadini.
Due strade possibili
Il raggiungimento di questi obiettivi dipende dal disegno della moneta stessa. La prima distinzione fondamentale è tra le valute token-based e quelle account-based. La seconda riguarda la struttura distributiva, che è essenziale nel definire il sistema di incentivi, e può essere one-tier o two-tier.
In ogni transazione, vi è un beneficiario che deve verificare che il pagamento sia valido, ovvero che la trasmissione di ricchezza sia avvenuta. Con una valuta token-based, il beneficiario verifica l’autenticità del token stesso, proprio come avviene per le banconote fisiche. Invece, con le valute account-based, si verifica l’identità del pagante e il suo saldo disponibile, come per le carte di credito.
La differenza sembra banale, ma non lo è in termini economici. Infatti, una banca centrale difficilmente potrebbe pagare interessi su una Cbdc token-based, in quanto questo potrebbe modificare il valore del token stesso. Come per un’obbligazione con cedola, il valore del token cambierebbe in base a quando la cedola viene staccata. Un’altra differenza è la possibilità di fare pagamenti anonimi e offline. È tecnicamente più facile garantire l’anonimato in un sistema token-based, mentre non è sempre possibile in un sistema account-based. Si possono anche pensare soluzioni ibride, con una valuta token-based e un sistema di account certificati, come nell’esperimento fatto dalla banca centrale dell’Uruguay nel 2018.
Anche la distribuzione della valuta gioca un ruolo chiave. In un sistema one-tier, la Cbdc viene distribuita direttamente dalla banca centrale, la quale competerebbe sui depositi con le banche commerciali. È evidente che ciò implica un enorme sforzo per la banca centrale sia in termini di risorse che di competenze, che cambierebbe radicalmente la sua ragion d’essere. Inoltre, questa struttura distributiva solleverebbe il problema di chi dovrebbe elargire credito e altri servizi finanziari al settore privato. Ci sarebbe una considerevole concentrazione di potere nelle mani della banca centrale, la quale potrebbe spiazzare facilmente il settore bancario privato. Per di più, la banca centrale avrebbe pieno accesso ai dati granulari di tutti i pagamenti al dettaglio, dandole così più informazioni per fare politica monetaria a discapito della privacy dei cittadini.
In alternativa, il sistema può essere two-tier, dove istituzioni finanziarie sono incaricate della distribuzione della Cbdc. Ciò ridurrebbe il rischio di disintermediazione e permetterebbe al settore privato di mantenere il proprio contatto con la clientela e quindi di competere sui prodotti finanziari complementari (per esempio, mutui o fidi).
È difficile prevedere quale sarà la reazione del pubblico al lancio di una moneta digitale. Qui abbiamo cercato di delineare le due principali opzioni strutturali, per mostrare quanto cambia l’impatto, che per il settore bancario può essere tanto irrilevante quanto distruttivo. Sono perciò scelte che dovrebbero essere prese in maniera trasparente e consapevole, con il coinvolgimento dell’opinione pubblica.
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