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Se la comunità è composita, l’impegno civico si riduce

Il declino della partecipazione alla vita politica e civile rappresenta un problema comune alle democrazie contemporanee. Uno studio nelle città metropolitane italiane conferma che l’impegno civico si riduce di più nei contesti socio-economici disomogenei.

L’impegno civico nelle grandi città

Uno dei problemi di cui soffrono le moderne democrazie è rappresentato dal declino della partecipazione politica e, più in generale, alla vita civile. Questi problemi sono amplificati all’interno dei grandi centri urbani. Una delle cause ipotizzate è la crescente eterogeneità della popolazione. Alberto Alesina ed Eliana La Ferrara hanno studiato il fenomeno nelle città statunitensi, e hanno mostrato che la partecipazione in attività sociali si riduce nelle comunità più diseguali e con maggiore eterogeneità etnica.

In un recente lavoro abbiamo preso in esame il legame tra l’impegno civico e il grado di eterogeneità dell’area di residenza nelle tre maggiori città metropolitane italiane: Milano (provincia), Roma (comune) e Napoli (provincia). Grazie all’indagine Plus-Isfol del 2014, siamo stati in grado di mappare sul territorio oltre 1.500 individui nel comune di Roma, 2.300 nella provincia di Napoli, e oltre 1.900 individui nella provincia di Milano (figura 1). L’indagine raccoglie una serie di domande per ogni individuo, che ci hanno permesso di selezionare il grado di impegno civico degli individui, misurato attraverso tre fattori: 1) partecipazione ad attività di volontariato; 2) partecipazione a comitati di quartiere, scolastici e altro 3) partecipazione a proteste pubbliche.

Abbiamo poi calcolato una variabile di prossimità socio-economica che cattura in che misura ogni individuo vive vicino a individui diversi in termini di reddito e livello di studio. L’idea è studiare se il livello di impegno civico varia al mutare delle caratteristiche socio-economiche della comunità di residenza. In particolare, in che modo l’impegno civico dei cittadini è influenzato dalla circostanza di vivere in una comunità eterogenea o in una omogenea?

Figura 1 – La proiezione degli individui sulle tre città metropolitane.

a) Milano

 

b) Roma

 

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c) Napoli

Effetti collaterali dell’eterogeneità

La figura 2 mostra in che misura persone simili vivono o meno vicino nella città di Roma. I puntini rossi rappresentano aree in cui cittadini di elevato stato socio-economico (reddito e livello di studio alti) vivono in prossimità; i puntini blu rappresentano aree in cui cittadini di basso stato socio-economico (reddito e livello di studio modesto) vivono in prossimità; infine, i puntini grigi rappresentano aree in cui convivono cittadini con diverso background socio-economico.

Figura 2 – Agglomerazione socio-economica nella città di Roma.

I risultati mostrano una robusta relazione negativa tra impegno civico ed eterogeneità della comunità. Anche tenendo conto di una serie di fattori che possono influenzare l’impegno civico individuale e al contempo non condizionano direttamente lo status socio-economico delle persone – quali età, sesso, casa di proprietà, livello occupazionale –, individui che vivono in contesti più diversificati tendono a partecipare meno alla vita civile.

Il risultato, che richiede ulteriore ricerca, propone una sfida essenziale alla politica. Da un lato, infatti, l’eterogeneità non deve essere ostacolata, al contrario vanno scoraggiati la creazione di ghetti o i fenomeni di segregazione spaziali nelle città. Comunità eterogenee tendono a essere più innovative, costruiscono la tolleranza, riducono la disuguaglianza.

Se questo è vero, e se i nostri risultati sono confermati, la politica deve agire per contrastare gli effetti collaterali della eterogeneità sulla partecipazione civica.

Occorre sempre di più un approccio locale e granulare della politica all’interno delle città metropolitane e quando si affrontano temi centrali, che toccano l’esercizio dei diritti di cittadinanza. Soprattutto quando il contesto sociale scoraggia l’esercizio di quei diritti.

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  1. Interessante ma qui manca una cosa essenziale. La partecipazione civica è fortemente scoraggiata in molte amministrazioni locali, per esempio sottraendo i luoghi di incontro attraverso aumenti insostenibili degli affitti. In altri casi virene sperimentata, ma in modo dilettantesco e fallimentare perché i funzionari pubblici mancano delle complesse competenze di tipo psicosociale necessarie. Infine manca una legislazione statale adeguata. Ad esempio la Convenzione di Faro aiuterebbe,ma il parlamento non riesce ratificarla per le forti opposizioni delle destre. Quindi bene individuare i fattori socioeconomici che favoriscono la partecipazione civica ma in Italia questi sono l’ultimo dei nostri problemi.

  2. Giulio

    La partecipazione alle iniziative politiche è un tabù residuale del sessantotto, quando Gaber cantava “la libertà è partecipazione..”.

  3. Indagine molto interessante.

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