Con la diffusione del coronavirus i prezzi delle mascherine sono saliti alle stelle. Giusto lasciar fare al mercato o invece lo stato deve intervenire, come ha fatto il presidente francese? Ecco perché in questo caso i profitti in eccesso sono un rischio.
Stato e mercato ai tempi del coronavirus
Le notizie sui contagi da coronavirus hanno scatenato la corsa agli acquisti sia di beni di prima necessità che di prodotti sanitari. Per le cosiddette “mascherine” il prezzo si è impennato, scatenando le proteste di cittadini e di operatori della sanità, cui ha fatto seguito anche l’intervento della Guardia di finanza.
Con un riflesso quasi automatico, sul fronte opposto si sono immediatamente collocati commentatori che sostengono l’importanza di preservare il funzionamento dei meccanismi di mercato (Istituto Bruno Leoni, Il Foglio). L’argomento è sostanzialmente basato sull’assunto che l’aumento dei prezzi è un utile meccanismo di mercato che serve a ottenere l’equilibrio tra domanda e offerta, così da risolvere il problema dell’allocazione delle risorse.
In generale, si tratta di una ipotesi condivisibile. La risposta dei prezzi all’eccesso di domanda è infatti preferibile ad altri meccanismi, quali il razionamento a prezzi costanti, perché stimola la risposta della produzione alla variazione iniziale della domanda. L’intervento pubblico di regolazione dei prezzi è così generalmente limitato a pochi casi, mentre si preferisce tutelare la libertà di scelta dei consumatori poveri attraverso forme di sostegno al reddito invece di limitare l’aggiustamento dei prezzi dei singoli beni a squilibri tra domanda e offerta.
Nel caso delle mascherine, però, l’argomentazione classica a favore del libero mercato viene forse proposta trascurando la loro utilità sociale in presenza di coronavirus. L’Organizzazione mondiale della sanità consiglia di usare quelle chirurgiche a chi si sta prendendo cura di un contagiato, come medici, infermieri o persone che stanno a stretto contatto coi malati. Usarle può anche essere una buona precauzione per le persone malate. Le mascherine invece non proteggono, o proteggono pochissimo, le persone sane che circolano sui mezzi pubblici o vanno al supermercato.
C’è chi ha bisogno della mascherina
Dal punto di vista dell’economista, l’Oms indica i criteri per valutare l’efficienza del meccanismo secondo il quale il prezzo consente di assegnare le mascherine a chi può pagarle. In questo modo, persone non bene informate e probabilmente ansiose hanno potuto acquistare mascherine senza beneficio reale, ma a discapito di coloro che avrebbero dovuto esserne muniti secondo i criteri dell’Oms.
In questa situazione, il meccanismo di mercato, assegnando le mascherine a chi è abbastanza ansioso e può pagarne il costo, è accettabile purché sia garantita l’allocazione efficiente secondo i criteri dell’Oms, ovvero si forniscano le mascherine necessarie a chi ne ha davvero bisogno.
Se questo non accade il meccanismo di mercato va corretto. Il governo francese ha fornito una risposta “dirigista”, apparentemente anti-mercato, ma presumibilmente utile per preservare la distribuzione socialmente efficiente delle mascherine nella fase acuta del panico collettivo.
Consideriamo anche il caso degli individui immunodepressi, per i quali la mascherina “diventa” un farmaco salvavita. Non a caso, il prezzo di questi farmaci è strettamente regolamentato e la loro accessibilità è strettamente regolamentata dal controllo medico. Di nuovo, si giustifica il dirigismo macroniano.
Va poi ricordato che si sono verificate forme, ampiamente documentate, di “accaparramento” per cui intermediari “disonesti” hanno acquistato le mascherine per rivenderle su siti come e-bay o altri. È quindi probabile che l’aumento del loro prezzo non sia stato causato da una curva di offerta rigida che non riesce a espandere la produzione se non con un forte incremento dei prezzi, bensì dal formarsi di rendite monopolistiche, cui non a caso si è interessata anche l’Antitrust.
Gran parte delle speranze di contenere il virus dipende dall’adesione a un modello d’azione in cui si accetta di tener conto delle conseguenze dei propri comportamenti per la collettività. Questo può accadere se i cittadini percepiscono di essere parte di un impegno collettivo in cui ciascuno fa la propria parte. La formazione di profitti “ingiusti” costituisce un rischio mortale per la rottura del patto di collaborazione tra i cittadini.
In queste situazioni, il meccanismo di mercato fallisce e non serve applicare a problemi complessi analisi economiche da libro di testo del primo anno di economia.
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