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La Bce dà i voti agli istituti di credito

Pubblicati i risultati del processo di valutazione prudenziale del sistema bancario europeo condotto dalla Bce. La maggiore trasparenza è garanzia di più forte disciplina per l’attività di supervisione. Tra i problemi segnalati, la bassa redditività.

I risultati del processo di valutazione

La Banca centrale europea ha pubblicato i risultati del processo di valutazione prudenziale (“Srep”) delle banche che ricadono sotto la sua supervisione. Si tratta di un esercizio condotto annualmente, all’esito del quale la Bce assegna a ogni istituto un voto da 1 a 4 (dove 1 è il migliore, anche se da tre anni non viene assegnato a nessuno).

L’analisi copre quattro profili: il modello di business (come fanno i soldi?), la governance e i controlli (c’è un uomo solo al volante? Funzionano i freni?), i rischi per il capitale (le possibili perdite sono stimate accuratamente? Se si verificano, la banca sopravvive?) e quelli per la liquidità (che succede se i mercati si bloccano e qualcuno vuole indietro il suo denaro?).

Rispetto al passato, la distribuzione dei voti sembra invariata. Ma se, anziché al numero di banche, si guarda alla loro dimensione (misurata dagli “attivi a rischio”), la situazione si aggrava: in due anni la media peggiora da 2,4 a 2,6, mentre scende dal 71 al 49 per cento l’incidenza degli istituti premiati con un “2”.

Come ogni scolaresca che si rispetti, anche le banche hanno una “bestia nera”: la qualità della governance e dei controlli è la materia in cui grandinano insufficienze e note sul registro (ma quando l’intera classe annaspa, viene il dubbio che anche il professore possa fare di più…). I consigli di amministrazione sono poco efficaci, le prassi commerciali disinvolte e i dati sui rischi – i fasci nervosi che dovrebbero segnalare rapidamente al “cervello” le situazioni delicate – ancora un po’ frammentari e farraginosi. I bonus talvolta incentivano a correre troppi rischi, e ciò accade soprattutto presso le banche più fragili.

Le novità

Vi sono però anche importanti novità positive, se non nel sistema bancario almeno nelle prassi con cui la Bce ne sorveglia i destini. L’avvento di Andrea Enria alla presidenza del Consiglio di vigilanza ha significato più trasparenza, che è garanzia di maggiore disciplina per l’attività di supervisione. È ora possibile consultare con facilità i requisiti patrimoniali aggiuntivi richiesti, all’esito dello Srep, alle singole banche. Si apprende così, ad esempio, che Deutsche Bank è considerata meno rischiosa del Monte dei Paschi (auguri). Si accentua inoltre la tendenza a richiedere specifici interventi di miglioramento delle prassi operative, piuttosto che “curare” ogni debolezza con maggiori requisiti di capitale che spaventano i mercati e annacquano la redditività. Proprio la bassa redditività bancaria, di cui ho riassunto le cause in un recente studio per il Parlamento europeo, è fonte di preoccupazione a Francoforte: se l’opinione pubblica talvolta si rallegra delle difficoltà dei banchieri, la vigilanza sa che i modesti utili di questi anni rendono il sistema più vulnerabile.

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  1. Nicolagiovanni Di Vico

    Come giustamente sottolinea l’Autore è necessario da parte delle banche migliorare il profilo della redditività.
    Se le banche non fanno profitti non riescono ad incrementare da sole il proprio patrimonio ed hanno difficoltà nel reperire mezzi sul mercato.
    Nel caso italiano va pertanto incoraggiato un maggior impegno da parte del management bancario per ridurre il gap esistente con i sistemi più virtuosi a livello di NPL, il gap tra le banche domestiche e quelle europee è ancora molto vistoso.
    Purtroppo i bassi tassi di interesse, il contesto macroeconomico difficile unitamente alla spietata concorrenza dei nuovi attori (fintech) aggiungono ulteriore pressione alla redditività delle banche, che può essere contrastata solo attraverso la razionalizzazione delle spese, aumentando gli sforzi sulla digitalizzazione e rivedendo il modello di business.

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