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Sulla pelle dei rifugiati una nuova vittoria della propaganda

I tagli alle risorse per l’accoglienza dei rifugiati e il pacchetto sicurezza finiranno per far aumentare disordine e illegalità. Perché salirà il numero delle persone a cui verrà negato asilo, ma non quello delle espulsioni, nonostante i proclami.

I risparmi sulle spese per l’accoglienza

Il governo ha annunciato cospicui risparmi nelle spese per l’accoglienza dei richiedenti asilo (non dei migranti, come si continua a ripetere alimentando una perniciosa confusione): dai 35 euro ai 20 euro giornalieri pro-capite. Con la consueta eleganza, il ministro degli Interni ha precisato che la misura danneggerà mafia, ’ndrangheta e pseudo-coop, mentre rimarranno attivi nel settore i “veri volontari”.
Tra i risparmi previsti, bisogna ricordare il taglio dei fondi per l’inclusione di giovani rifugiati nel servizio civile nazionale, tra le proteste delle organizzazioni del settore.

Nello stesso tempo, il pacchetto sicurezza aumenta gli stanziamenti per espulsioni e rimpatri, anche perché raddoppia il tempo di trattenimento presso i centri di permanenza per il rimpatrio (ex Cie) da 90 a 180 giorni, prevedendo altresì un aumento dei posti disponibili rispetto agli attuali 880. Qui il decreto sicurezza parla di 1,5 milioni di euro prelevati dal Fondo asilo, migrazione e integrazione (Fami), cofinanziato dall’Unione europea. Le risorse in altri termini vengono trasferite dall’integrazione alle espulsioni.

La principale fonte di risparmio sarà in realtà la riduzione del numero di richiedenti asilo: grazie ai controversi accordi con governo e forze locali libiche e alla persecuzione delle ong operanti in mare, più che alla sbandierata chiusura dei porti, il loro numero è calato drasticamente a partire dal luglio 2017. Matteo Salvini se ne intesta il merito e Marco Minniti lo rivendica, in una triste corsa alla massima cattiveria nell’interdizione del diritto di asilo. L’esternalizzazione della frontiera italiana ed europea, con la delega del lavoro sporco ad attori extraeuropei, consente nello stesso tempo di mantenere una parvenza di rispetto dei diritti umani universali.

La previsione di risparmi è rafforzata dal fatto che il decreto sicurezza ha in pratica abolito la possibilità di concedere una protezione umanitaria ai profughi, ossia la motivazione più debole ma anche flessibile e per questo maggiormente utilizzata. D’ora in avanti ne potranno beneficiare solo in casi molto limitati. Giacché ora molto probabilmente tra l’80 e il 90 per cento dei richiedenti asilo riceveranno un diniego, il decreto sicurezza prevede di riservare l’accoglienza più qualificata e orientata all’integrazione nell’ambito del sistema Sprar (sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati) ai soli rifugiati riconosciuti. Per i richiedenti asilo sotto valutazione si prevede un’accoglienza minimale nei Cas (centri di accoglienza straordinaria), ridotta a vitto e posto letto: inutile spendere denaro pubblico per insegnare l’italiano, orientare ai diritti e ai servizi, socializzare al lavoro persone che sono destinate in gran parte a ricevere un diniego e quindi un decreto di espulsione. Così si giustifica la riduzione a 20 euro del costo giornaliero.

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Sono previsioni sensate? Ed eventualmente quali conseguenze avranno?

Cosa accadrà

Cominciamo dai “veri volontari” del ministro Salvini. Dietro si scorge una polemica che contrappone volontari che operano gratuitamente e operatori professionali dell’accoglienza: i secondi, guadagnando uno stipendio, possono così essere additati come loschi profittatori del sistema. In realtà, il volontariato non può che essere complementare all’attività di strutture che si reggono sul lavoro continuativo di operatori retribuiti e di solito professionalmente qualificati, come richiesto dalle prefetture nei bandi. Ora, le organizzazioni più serie, Caritas in testa, hanno già ventilato l’ipotesi di uscire dal sistema se non potranno più svolgere un’adeguata opera di integrazione delle persone loro affidate e si troveranno ridotte a una semplice funzione di ostelli, magari aggravata da obblighi di sorveglianza semi-carceraria. Così non rimarranno i veri volontari, ma probabilmente i veri speculatori.

In secondo luogo, i richiedenti asilo accolti nei Cas, se non saranno impegnati in qualche attività, non potranno che ciondolare in giro senza nulla da fare. O peggio. Proprio ciò che più irrita i cittadini. Mentre saranno più esposti alla depressione e al logoramento di competenze, motivazioni, condizioni di salute.

In terzo luogo, è opportuno proporre qualche calcolo sull’effettività delle espulsioni. Gli esponenti del governo hanno già compiuto diversi viaggi in Africa, ma finora non hanno portato a casa nessun accordo sui rimpatri. Anche ammesso che ci riescano, se si calcola un costo minimo di mille euro per espulsione, con 1,5 milioni di euro si potranno deportare 1.500 persone, mentre oggi sono accolti in Italia circa 150 mila richiedenti asilo. Allungando la detenzione a 180 giorni, il costo effettivo sarà però molto più elevato. Tra l’altro, sotto i governi Berlusconi-Maroni il tempo di detenzione era stato portato a 18 mesi, ma meno della metà dei non molti immigrati irregolari internati veniva effettivamente espulso. La propaganda ancora una volta prevale sulla sostanza.

Lo scenario più probabile è quindi quello dell’aumento dei richiedenti asilo denegati ma non allontanati, allo sbando nelle nostre città. Anche il taglio dei posti nel servizio civile nazionale va nella stessa direzione: meno investimenti per l’integrazione producono più emarginazione, in questo caso meno opportunità per alcuni giovani di rendersi utili, acquisire competenze, sviluppare forme di cittadinanza attiva.
Anziché più ordine, avremo quindi molto probabilmente più disordine, mendicità e forse illegalità. Se l’obiettivo del governo fosse davvero quello di accrescere la sicurezza, non sembrerebbe una scelta avveduta. Se invece fosse quello di aumentare la paura per riscuotere un dividendo elettorale, forse le decisioni assunte troverebbero una spiegazione.

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È poco fertile il terreno delle politiche familiari italiane

  1. Roberto

    Ma se aumenti la paura e i disagi essendo tu al governo e responsabile delle politiche sugli immigrati non potrai avere dividendi elettorali ma solo perdite. Sarà interessante vedere il declino di Salvini proprio sul tema che lui ha puntato di più. Anch’io mi aspetto un innalzamento dei toni in futuro ma stavolta sarà controproducente per lui, che ne pensa?

  2. roberto

    non credo purtroppo: il risultato sarà di aumentare nei più la percezione dell’assedio e così troveranno giustificazione provvedimenti ancora più oltranzisti che sicuramente Salvini ha in animo

  3. Giacomo

    Sempre di più la Voce pubblica articoli di taglio essenzialmente politico. Questo ne è un esempio, a partire dal titolo.

  4. Giampiero

    Alla pelle dei cittadini italiani da cui si pretende di risolvere i problemi del Terzo Mondo non è lecito pensare. La filantropia non può essere un metodo di Governo semmai una ideologia spesso ipocrita.

  5. Gasper Rino Talucci

    Almeno la Lega propone un approccio. La proposta dell’articolo invece non propone alcuna soluzione, solo il solito assunto ideologico dell’accoglienza “senza se e senza ma”. Che ha avuto come unico risultato di ingigantire il problema e creare una nuova attività imprenditoriale, quella dei professionisti dell’assistenza. Il tutto a spese dei contribuenti. A cui venivano invece chiesti sempre nuovi sacrifici. Forse anche i professori universitari necessitano un un bagno di realtà, fuori dello loro paludate e privilegiate aule. PS: Come analisti economici vi si legge con interesse, al di là delle opinioni. Come politici siete solo di parte. Peccato.

    • Pierpaolo

      Affrontare il problema dell’accoglienza rimirando i luoghi comuni del cattivismo provinciale (l’accoglienza è una assunto ideologico, i professionisti dell’assistenza, e io pago e faccio sacrifici, le paludate e privilegiate aule dei professori universitari, e via discorrendo) non smuove di un millimetro il problema. Le politiche nazional-populiste derivano e si sono affermate grazie al fatto che ormai da tempo questo Paese ha le pezze nel sedere. Solo risolvendo le mille patologie ormai croniche (di cui l’accoglienza è un aspetto veramemente marginale) che attanagliano l’Italia si può sperare di avere una visione meno disperata del nostro futuro. L’approccio della Lega è di una tristezza infinita perché non risolve niente e perché da soddisfazione a chi meriterebbe ben altre soddisfazioni.

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