Le separazioni tra territori che fanno parte di un’unica giurisdizione possono derivare da motivazioni fiscali, ma anche da ragioni identitarie. Per esempio, nel 1963 Abruzzo e Molise sono diventate due regioni distinte. Con vantaggi per entrambe.
Preferenza per il proprio gruppo
La teoria economica razionalizza le separazioni amministrative per lo più sulla base di criteri di tipo fiscale. Se unite all’interno di un’unica giurisdizione, due regioni possono economizzare sui servizi pubblici se ci sono economie di scala per la loro fornitura. Allo stesso tempo, l’unione può comportare dei costi. Ad esempio, i residenti delle due regioni possono avere idee diverse sul tipo di servizi che il settore pubblico deve fornire e stando assieme dovranno raggiungere dei compromessi. Le istanze in favore di una separazione emergerebbero laddove i costi dello stare assieme sono più elevati dei vantaggi.
Tuttavia, gli aspetti strettamente economici sembrano eccessivamente limitati per la piena comprensione del fenomeno. Alcuni osservatori (come Russell Golman ed altri, 2016) hanno evidenziato il carattere identitario e culturale dei movimenti separatisti. Si pensi alla “riscoperta” dei dialetti perfino nella segnaletica stradale di molti comuni italiani, o all’uso del catalano da contrapporre al castigliano.
In un nostro lavoro abbiamo ragionato su una motivazione diversa da quella fiscale. L’idea è che alcune comunità possano dare valore alle interazioni che avvengono con individui ritenuti simili sulla base di qualche caratteristica (in sociologia tale tendenza viene definita “omofilia”, nel nostro caso potremmo parlare di “campanilismo”). Si tratta quindi di una preferenza di tipo culturale (che ovviamente può anche presentarsi legata a interessi di natura fiscale). Se una società è composta da gruppi eterogeni – e se i caratteri culturali sono molto accentuati – è possibile che prevalga un equilibrio in cui ciascun gruppo preferisce risiedere all’interno di una giurisdizione separata, perché la separazione favorisce l’interazione tra persone simili. In questa prospettiva, un certo grado di “campanilismo” favorisce la cooperazione tra membri di una società omogenea. Nulla però garantisce che i vantaggi acquisiti con una maggiore omogeneità culturale generino pure migliori risultati di tipo economico.
Il caso dell’Abruzzo e del Molise
La separazione tra Abruzzo e Molise del 1963 può essere un utile caso di studio. Il ruolo dei fattori di natura fiscale era infatti molto limitato, poiché le riforme che porteranno a un maggiore decentramento inizieranno solo un decennio dopo. Le due regioni, poi, facevano (e fanno) parte di uno stato nazionale che comunque garantiva servizi caratterizzati da alti costi fissi, come difesa e giustizia. Però, nel corso degli eventi storici che hanno mutato le giurisdizioni all’interno del paese, il Molise è stato accorpato per lunghi periodi con territori pugliesi e campani. E l’eredità storica ha fatto sì che l’unione con l’Abruzzo fosse ritenuta artificiosa e, quindi, osteggiata.
All’indomani della separazione, le due regioni iniziarono a registrare una contrazione dei flussi di emigrazione (nel confronto controfattuale con altre aree meridionali, in base al metodo delle differenze nelle differenze). Si tratta di un risultato in linea con l’idea di omofilia qui proposta, poiché il rafforzamento della cooperazione con il proprio gruppo di riferimento aumenta la disutilità implicita nell’abbandonare la propria comunità.
Per quanto riguarda gli esiti sullo sviluppo economico locale, la traiettoria di crescita (misurata col PIL pro capite) inizia per entrambe le aree a migliorare (nel confronto controfattuale con altre aree meridionali, in base al metodo del controllo sintetico: figura 1). I guadagni in termini di crescita si materializzano a partire dall’inizio degli anni Settanta in Abruzzo e dalla metà di quel decennio in Molise. Nel caso in esame, quindi, una maggiore cooperazione indotta da campanilismo può aver comportato un maggiore sviluppo dell’attività economica in entrambe le aree.
Figura 1 – Evoluzione del Pil pro capite in Abruzzo e Molise (1951=100)
Nota: stime ottenute con il metodo del controllo sintetico (i dettagli sono in Dalmazzo, de Blasio e Poy, 2018).
Altre spiegazioni?
Il fatto che popolazione e crescita aumentino dopo la separazione può in realtà essere dovuto a circostanze diverse da quelle qui messe in luce. Per esempio, la separazione ha comportato una duplicazione di parte dell’amministrazione pubblica. La maggiore crescita potrebbe quindi derivare solo dalla maggiore occupazione pubblica. In realtà non è così. Il contributo del pubblico impiego alla crescita locale appare irrisorio.
Un certo grado di “campanilismo” può quindi aumentare la coesione sociale e favorire l’accumulazione di “capitale sociale”. Nel caso di Abruzzo e Molise, la separazione ha portato anche a miglioramenti economici. In generale, però, i nostri risultati non devono portare alla conclusione che società omogenee siano migliori del “melting pot”. Come mostrato da altri (come per esempio Ottaviano & Peri 2006, ma anche Botticini & Eckstein 2012), la mescolanza di culture è risultata essenziale in molti contesti per favorire la nascita di idee e innovazioni che sarebbero state altrimenti irraggiungibili.
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