Dal 2019 la regolazione del prezzo nel mercato energetico finirà anche per i piccoli clienti. Intanto però aumentano le situazioni di crisi tra i venditori di energia, soprattutto se indipendenti. La liberalizzazione rischia di produrre più concentrazione?
Il paradosso: apriamo il mercato, falliscono i venditori
La legge sulla concorrenza 2017 abolisce, a partire da luglio 2019, la regolazione del prezzo per i piccoli clienti del mercato energetico, ma negli ultimi sei mesi si contano tre casi di venditori di energia che – finiti in liquidazione – hanno disdetto i contratti, obbligando famiglie e imprese a cercare un altro fornitore per evitare di finire nel regime cosiddetto di salvaguardia, caratterizzato da costi molto elevati.
Il tema della rischiosità dei fornitori di energia merita attenzione soprattutto se si pensa che dal 2019 per oltre 19 milioni di famiglie scomparirà la tariffa regolata, sostituita dal prezzo praticato dai fornitori di energia sul mercato libero.
Finora il dibattito si è concentrato sui meccanismi che ministero e Autorità per l’energia elettrica il gas e il sistema idrico dovranno introdurre per evitare che le grandi imprese che oggi servono il segmento tutelato cerchino di far migrare i loro clienti verso società del medesimo gruppo, attive sul mercato libero, perpetuando quindi la loro attuale dominanza. Giusto. Ma allo stesso tempo dovremmo chiederci se la configurazione del mercato sia idonea a garantire l’esistenza di un numero di venditori tale da promuovere la concorrenza. O stiamo invece aprendo un mercato che vedrà fatalmente pochi venditori?
Negli ultimi anni anche nel mercato energetico si sono moltiplicati i mancati pagamenti delle bollette energetiche da parte dei clienti finali, e i venditori ne hanno subito le conseguenze. Il problema è acuito dalle attuali regole, per le quali i venditori – oltre a gestire i mancati incassi direttamente legati alla loro attività (materia prima e costi di commercializzazione) – devono anticipare il pagamento di altre voci della bolletta, il cui peso cresce a dismisura. Devono infatti versare a distributori e trasportatori la quota a copertura dei relativi costi di trasporto o distribuzione, in bolletta a carico dei consumatori, oltre a corrispondere a una società pubblica (Csea) gli oneri generali di sistema, legati fra l’altro all’incentivazione delle rinnovabili. Ogni anno, si tratta di miliardi.
Questi obblighi prescindono dall’effettivo incasso dei venditori, determinando potenziali squilibri fra quanto (non) incassato e quanto obbligati a versare.
Inoltre, l’incremento del rischio di mancato pagamento delle bollette ha spinto l’Autorità a chiedere ai venditori di fornire ampie garanzie a distributori e trasportatori: oggi devono fornire una garanzia pari a tre mesi di oneri, calcolati sulla base dei volumi di ogni cliente. Tuttavia, per limitare l’immobilizzazione da parte dei venditori di risorse finanziarie utilizzate per far fronte alle garanzie richieste, l’Aeegsi ha anche previsto la possibilità di sostituirle con un rating creditizio, che può essere anche mutuato dal gruppo al quale il venditore eventualmente appartiene.
Si crea così una disparità. Le società di vendita collegate ai grandi gruppi (ad esempio Enel o Edison) possono infatti utilizzare il rating delle case madri, mentre i venditori indipendenti devono fornire tutte le garanzie. Un bel costo fisso…
Non è un mercato per piccoli
I vari casi di crisi sono stati determinati da un insieme di concause: la congiuntura dei mercati energetici, errori imprenditoriali e scarse risorse per coprire i rischi. Negli ultimi anni è aumentata enormemente la pressione sulle società di vendita, la cui marginalità si è ridotta in modo drastico, mentre aumentavano le garanzie che dovevano fornire. Trovandosi con limitate linee di credito, alcuni grossisti hanno provato a “scommettere”: per mantenere quote di mercato e con il prezzo dell’energia in calo, hanno venduto ai clienti finali a prezzo fisso, senza però coprirsi dal rischio di crescita dei prezzi. Non appena il mercato all’ingrosso ha dato i primi segnali di ripresa delle quotazioni, si sono perciò trovati in una situazione di estrema tensione finanziaria che li ha portati inevitabilmente a liquidare le attività o a ricorrere a procedure concorsuali.
Dato il contesto di mercato e le previsioni per i prossimi anni, l’attuale disegno di mercato rischia quindi di portare a un incremento della concentrazione nel segmento della vendita, con la scomparsa degli indipendenti.
Potrebbe anche essere giusto che certi soggetti scompaiano dal mercato. Ma abbiamo abbandonato la regolazione puntando molto sulla concorrenza e siamo ora in una situazione che fatalmente vedrà ridursi il numero dei piccoli operatori.
Anche se il tema del rischio legato alla morosità dei clienti non è di facile soluzione, legislatore e regolatore dovrebbero chiedersi chi sia il soggetto che più opportunamente può sostenerlo e studiare meccanismi di condivisione del rischio più efficienti di quelli attuali, basati ad esempio sulla presenza di una cassa di compensazione. Così come avviene sui mercati finanziari, quel soggetto potrebbe forse frapporsi fra venditori e distributori, gestendo globalmente il rischio morosità e riducendo i costi di garanzia in capo ai singoli venditori.
Altrimenti, rischiamo di spingere i consumatori verso un mercato con pochissima concorrenza.
Non vengono pubblicati i commenti che contengono volgarità, termini offensivi, espressioni diffamatorie, espressioni razziste, sessiste, omofobiche o violente. Non vengono pubblicati gli indirizzi web inseriti a scopo promozionale. Invitiamo inoltre i lettori a firmare i propri commenti con nome e cognome.
6 Commenti