Ancora tanto lavoro da fare

Massimo Baldini e Silvia Giannini hanno ragione. C’è ancora tanto lavoro da fare. Ad alcune delle loro osservazioni sarebbe possibile rispondere fin d’ora. Ma il punto di fondo rimarrebbe intatto. Ci sono dettagli da chiarire, meccanismi da specificare, questioni da affrontare in maniera certamente più esaustiva di quanto non si sia fatto finora. Ne cito alcune, riprendendo in parte i loro argomenti.

L’impatto distributivo della proposta. La natura stessa della proposta dell’Istituto Bruno Leoni richiederebbe modelli di simulazione in grado di tener conto tanto del versante delle imposte quanto del versante dei trasferimenti (e chi scrive lavorò in questa direzione già vent’anni fa ai tempi dei Rapporti Cnel sulla distribuzione e redistribuzione del reddito). Limitarsi al solo lato del prelievo è certamente parziale, anche se non privo di contenuto informativo. Non aspettiamo che di poter fare di meglio. Diverso è il caso, invece, “dell’accattivante” simulatore il cui scopo non è “promozionale”. Consentire ai cittadini di valutare gli impatti (parziali o complessivi) di una proposta fornisce informazioni preziose e consente di disegnare politiche migliori. Ci avrebbe risparmiato il disastro degli esodati e le conseguenti deroghe e salvaguardie.

La finanza decentrata. È certamente vero che la proposta implica, nel breve periodo, un ulteriore accentramento del prelievo (ma non minori risorse per le regioni e i comuni). E che ogni ulteriore incremento nel grado di decentramento del prelievo viene legato alla collaborazione attiva da parte delle regioni e degli enti locali al funzionamento del sistema fiscale. Qui la questione è di non poco conto. L’idea che la sanzione elettorale sia un ragionevole deterrente nei confronti di incrementi delle aliquote è senz’altro fondata, ma in sistemi molto complessi come il nostro mostra qualche limite: l’abbiamo visto nel caso delle addizionali regionali e comunali Irpef. A livello di sistema, abbiamo cercato, immaginando una sorta di “aliquota universale” al 25 per cento, di trovare una via che consolidasse nell’opinione pubblica l’idea di un limite al prelievo, da difendere. A livello regionale e locale abbiamo cercato una strada diversa che coniugasse autonomia e responsabilità. Ma se ce ne fossero di migliori, le prenderemmo volentieri in considerazione.

Fisco e previdenza. Ci sembra ragionevole immaginare che il disegno della proposta potrebbe essere completato da un intervento in campo contributivo inteso a portare anche quella aliquota verso il 25 per cento. Preliminarmente, è necessario capire come muterebbero i bilanci dell’Inps se all’Inps facesse capo il solo welfare assicurativo (sostenuto cioè da contribuzioni degli assicurati) e se, di conseguenza, tutte le attività assistenziali (condensate nel “minimo vitale” e sostenute dalla fiscalità generale) trovassero la diversa collocazione menzionata nella proposta. Come si può capire è un lavoro non da poco (anche se non manca chi si è già esercitato con competenza sul tema) ma non si potrà non farlo.

Ma un grande passo avanti

Ciò nonostante, il passo avanti è molto significativo. La proposta Ibl ha contribuito a far tramontare l’idea che si possa semplicemente far funzionare meglio – in tutte le sue fasi – un sistema di imposte e benefici profondamente malato. Ha contribuito a farci accantonare – speriamo per sempre – l’idea di una politica tributaria fatta di piccoli interventi privi di ogni logica complessiva (la “navigazione senza rotta” di cui hanno recentemente scritto Paolo Bosi e Maria Cecilia Guerra). Ha contribuito a farci ricordare che di progressività non ce n’è una sola e che in qualsiasi impianto del sistema fiscale è implicita una precisa idea del rapporto fra lo Stato e il cittadino (e che non c’è una forma di progressività che possa definirsi superiore eticamente). Ha contribuito a trasformare un curiosum (la flat tax) in una opzione da discutere seriamente e approfondire. Ha contribuito ad aprire un dibattito serio, informato, nel merito. Di cui l’articolo di Massimo Baldini e Silvia Giannini rappresenta un ottimo esempio.

Per le piccole forze di un think thank come l’Istituto Bruno Leoni è un risultato assai più che soddisfacente. E che va oltre ogni nostra aspettativa. Noi possiamo solo sperare che la discussione di queste settimane sia l’inizio di un processo più ampio. Il passo successivo, se vi sarà, sarà il risultato del nostro lavoro ma, auspicabilmente, anche e soprattutto del lavoro di tanti che troveranno nella proposta Ibl gli stimoli per riflettere criticamente e liberamente sulle politiche fiscali e sociali del paese.

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