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Più soldi e meno potere d’acquisto a Natale. Nell’ultimo mese del 2016 le retribuzioni contrattuali sono cresciute meno dei prezzi: +0,4 per cento la crescita degli stipendi contro un +0,5 dei prezzi, rispetto a dicembre 2015. I lavoratori italiani hanno quindi guadagnato di più rispetto all’anno prima, ma hanno potuto acquistare meno beni. Per ora si tratta di una piccola differenza, ma si tratta di un avvenimento che non si verificava da 43 mesi.
Da marzo 2013 il potere d’acquisto degli stipendi era sempre aumentato rispetto all’anno precedente: +0,2 per cento la media del 2013, +1 per cento nel 2014 e nel 2015. Nel 2016 +0,6 contro un -0,1 per cento dei prezzi. Una dinamica importante, che nei bilanci familiari ha fatto da contrappeso al crollo dell’occupazione.
Preoccupante quindi che il 2016 si sia chiuso con una forbice prezzi-salari ribaltata. Per il 2017 è probabile che l’inflazione cresca verso l’uno per cento (spinta dal petrolio che è cresciuto del 20 per cento da novembre 2016 dopo l’accordo tra i paesi produttori), mentre non sono in vista ragioni di inversione della tendenza al ribasso nella dinamica dei salari.

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