Fermare la fuga dei cervelli dalle regioni del Sud è forse impossibile. Un programma di mobilità per studenti della Regione Sardegna dimostra che può essere più realistico capitalizzare su reti e contatti internazionali generati da esperienze all’estero. Trasformando così la fuga in circolazione.
Chi torna con Master&Back
Master&Back è un programma della Regione Sardegna che eroga a un gruppo di laureati, che abbiano particolari requisiti di merito e siano residenti nella regione, una borsa di studio per conseguire un master o un dottorato di ricerca nelle migliori università italiane e internazionali. In un recente studio abbiamo analizzato le scelte di localizzazione dei beneficiari, il loro curriculum scolastico e lavorativo, il background familiare, le precedenti esperienze migratorie, l’attuale condizione occupazionale.
Secondo i nostri risultati, a parità di potere d’acquisto, il reddito medio netto mensile di chi – dopo gli studi – ha deciso di lavorare in uno stato estero si attesta tra i 968 e i 1019 euro in più al mese rispetto a chi è rientrato in Sardegna. Non ci sono invece differenze significative tra il reddito di chi è rientrato in Sardegna e di chi ha trovato lavoro in un’altra regione Italiana. Le percentuali di rientro tendono a confermare l’importanza del fattore economico nella scelta: il 50 per cento di chi ha studiato in altre regioni italiane è rientrato in Sardegna, contro appena il 36 per cento di chi ha svolto percorsi di studio all’estero.
Tuttavia, le differenze reddituali riescono a spiegare solo in parte le dinamiche migratorie dei beneficiari del programma. Se l’ambiente culturale o naturale è raramente determinante nella scelta, al contrario le reti sociali ricoprono un ruolo chiave: chi svolge esperienze di studio all’estero sviluppa nell’area che lo accoglie relazioni che facilitano il successivo inserimento lavorativo. D’altro lato, gli stessi individui che mantengono attive le loro reti sociali nella regione di provenienza, hanno un forte incentivo al rientro. Pertanto, la scelta della localizzazione al termine del percorso di studi scaturisce dal bilanciamento della forza contrapposta delle reti sociali nella regione di destinazione e di provenienza.
Costruire carriere trans-nazionali
Una tendenza che si fa strada è tuttavia costituita dallo sviluppo di vere e proprie carriere trans-nazionali con attività di lavoro svolte simultaneamente in Sardegna e all’estero capitalizzando su esperienze e relazioni maturate in entrambi i contesti: ne sono esempi le attività ingegneristiche nelle tecnologie verdi in collaborazione con la Germania o le soluzioni architettoniche e di design sviluppate in collaborazione con la Spagna.
I governi hanno investito ingenti risorse per scoraggiare la fuga dei cervelli e lo stesso programma Master&Back ha fornito incentivi economici per favorire il rientro dei beneficiari. Tuttavia, queste politiche sembrano trascurare due elementi chiave: l’importanza dei network sociali e la natura circolare dei fenomeni migratori.
In questo senso è fondamentale lavorare per rendere i mercati del lavoro locali più accessibili e meritocratici con assunzioni basate su “network aperti”. Cruciale è anche rafforzare le reti sociali di studenti e giovani lavoratori ‘mobili’, favorendo la loro adesione ad associazioni culturali, universitarie, professionali e realizzando piattaforme internet dedicate.
È possibile e necessario fare leva sulla circolarità del fenomeno migratorio – ovvero sullo sviluppo di carriere genuinamente trans-nazionali, che alternano periodi di permanenza nella regione di residenza con periodi trascorsi all’estero – senza fermarsi al tentativo, spesso illusorio, di riacquisto definitivo ed esclusivo di figure altamente qualificate nelle aree più svantaggiate.
Per rendere possibile e produttiva la “circolazione dei cervelli” è importante favorire forme di lavoro flessibile e di tele-lavoro, anche dall’estero, incentivare le carriere internazionali riducendo la burocrazia e i costi associati al trasferimento all’estero (o al rientro in Italia): dalla tassazione dei redditi e degli immobili dei residenti all’estero fino all’assistenza sanitaria. Vanno anche riviste le norme pensionistiche per le carriere internazionali, in modo da favorire la portabilità dei benefici accumulati in diversi paesi.
In sintesi, la mobilità geografica dei laureati non dovrebbe essere osteggiata per paura della fuga dei cervelli, al contrario si tratterebbe di sfruttare nel modo migliore le possibilità che comporta, in forme nuove e diverse. Il mantenimento di legami forti con la parte più mobile della forza lavoro regionale, oltre a facilitarne il rientro futuro, favorisce flussi di conoscenza verso la regione di origine, le opportunità commerciali e i flussi d’investimento.
* Enrico Orrù è attualmente economista presso lo staff del presidente della Regione Sardegna. Le idee e le opinioni espresse in questo articolo sono da attribuire all’autore e non investono la responsabilità dell’istituzione di appartenenza.
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