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Servizi per il lavoro, cosa fanno e cosa dovrebbero fare

Il flusso di persone che si rivolge ai servizi per il lavoro è molto sostenuto. Centri per l’impiego e agenzie per il lavoro riescono a rispondere a circa la metà delle richieste. Chi si rivolge al pubblico, chi al privato e la soddisfazione degli utenti. Investimenti in infrastrutture e personale.

I numeri dei servizi per il lavoro

Il diaframma tra occupazione, disoccupazione e inattività è sottilissimo e molti lavoratori precari o economicamente fragili potrebbero richiedere servizi non dissimili da quelli per i disoccupati tout-court. La ricerca di lavoro è un’attività senza soluzione di continuità. È importante quindi sfatare il luogo comune che l’orientamento, la formazione e i vari servizi servano solo a coloro che sono senza lavoro.
Quali sono i numeri dei sistemi per il lavoro (Spi) in termini di utenza? E quali sono i servizi erogati dai centri per l’impiego (Cpi) e dalle agenzie per il lavoro (Apl)? Vediamo la composizione: il 66 per cento sono appannaggio dell’attore pubblico, mentre il più consistente fornitore privato sono le agenzie di somministrazione (ex lavoro interinale), che intervengono in poco di più del 20 per cento dei casi. Sono oltre 4,6 milioni le persone che nei dodici mesi precedenti la rilevazione Isfol Plus 2014 si sono rivolte ai servizi per il lavoro (Cpi e Apl ovvero agenzie di somministrazione, società di ricerca e selezione del personale, sindacati o organizzazioni datoriali, consulenti del lavoro, job center universitari).
Analizzando la composizione degli utenti degli Spi, si scopre che poco più della metà (54 per cento pari a 2,5 milioni di persone) si è rivolta esclusivamente a un Cpi, un 21 per cento (1 milione) si è rivolto esclusivamente alle Apl e il restante 23 per cento (1,1 milioni) si è rivolto sia a un Cpi che a una Apl.

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Considerando la distribuzione degli utenti dei servizi (tabella 1) notiamo l’esistenza di bacini di utenza tra loro non del tutto sovrapponibili. In particolare, i Cpi hanno una utenza prevalentemente femminile, meno istruita, meno occupata, più in cerca di lavoro e nel Sud. Le Apl si concentrano soprattutto sui più istruiti e i già occupati e molto poco su chi è in cerca, anche da molto tempo. L’offerta mista pubblico/privata (Cpi+Apl), che già ammonta a un quarto del totale, attrae in particolare persone in cerca di lavoro e nel Nord.

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Come scongiurare il rischio di selezione avversa nei confronti dell’utenza difficile da collocare quando al privato si delegano parte dei servizi? La strumentazione necessaria è composita: occorre un buon sistema informativo nazionale, una accurata profilazione iniziale (per definire l’indice di svantaggio e controllare i costi), un sistema per gestire da remoto l’attività amministrativa e un sistema di ranking dei provider alimentato dagli utenti. Tutto questo non può prescindere dalla realizzazione di un trattamento continuativo e personalizzato (Long Life Pes) poiché l’individuo ha tali e tante peculiarità che non possono essere risolte solo da un algoritmo o da un operatore occasionale.

Richieste e risposte

Il quadro complessivo dell’interazione tra utenze e operatori è offerto dalla figura 2: l’istogramma ricostruisce i profili di fruizione dei servizi (richiesto e ottenuto, non richiesto, richiesto e non ottenuto) da parte dell’utenza di Cpi e Apl per ogni area funzionale. Invece, il rapporto tra servizio domandato e ottenuto (“pallini rossi”) rappresenta la capacità dei servizi di far fronte alle istanze dell’utenza: contenute sia la capacità “collocativa” sia quella di “far svolgere corsi di formazione”. Rilevante il carico amministrativo.
Vale la pena rimarcare il dato relativo alla domanda di servizi inevasa: ammonta a oltre 900mila su 3,6 milioni di utenti dei Cpi (un quarto) e a oltre 400mila utenti Apl su una platea di 2,1 milioni (un quinto). I due sistemi, complessivamente, sono in grado di prendere in carico poco più di 3 milioni di persone all’anno e di rispondere con successo a circa il 60 per cento di questa domanda.

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Si è detto della inadeguatezza del sistema degli Spi (Cpi e Apl), tuttavia appare interessante capire la qualità percepita dagli utenti che sono stati trattati. I Cpi ottengono una soddisfazione medio-alta in circa il 50 per cento dei casi (figura 3), tranne per la pianificazione di un percorso di inserimento: qui la soddisfazione è modesta. Le Apl registrano mediamente qualche punto percentuale di soddisfazione in più, in molti casi prossimo al 60 per cento dell’utenza. Solo il 42 per cento delle Apl e il 33 per cento dei Cpi riesce a rispondere alle istanze dell’utenza in quattro mesi (figura 4).

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In estrema sintesi, il sistema dei Spi è sottodimensionato, ha utenze ben definite, fortemente selezionate ed esprime risultati e soddisfazioni coerenti con le popolazioni di riferimento. Il flusso di utenti è molto sostenuto: la capacità di erogare i servizi è pari a circa la metà delle richieste. Forte è l’eterogeneità, sia in termini territoriali che di specifiche utenze e provider. Visto il ruolo che le politiche attive vanno assumendo e il rischio di congestione, sono auspicabili una regia forte, la cooperazione pubblico/privato (accreditamento) e consistenti investimenti in infrastrutture e personale, per avvicinarsi al livello dei principali paesi europei.

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  1. Utilissimo post che aiuta concretamente dal punto di vista della conoscenza. C’è molto bisogno di questi contributi per contenere e depotenziare approcci “ideologici” che aprioristicamente definiscono se è meglio il pubblico o il privato. Questo post fornisce un ampio quadro informativo che dimostra la complessità del tema.

  2. Alessandra Gallo

    Post utile, è vero. Bisogna andare oltre però. In quanto Orientatrice di un CPI so di AxL (info ricevuta da utenti) che rifiutano persone che devono sottoscrivere il PIP (dlgs 150)….è una forma di selezione, questa. Motivazione: non ce la facciamo. A Febbraio alcune AxL dichiaravano di non saper nulla della riforma. La collaborazione pubblico – privato francamente la vedo lontana, molto lontana. E il peso del lavoro sul pubblico è molto consistente, in termini quantitativi e qualitativi. E il personale è scarso. Alessandra Gallo

  3. Alessandra Gallo

    Ps ho parlato di selezione perché è una risposta che varia in base al profilo della persona che si presenta in AxL. Al Centro Impiego queste risposte “non esistono”.

  4. ALBERTO LANZA

    Una fotografia finalmente oggettiva dello stato dell’arte che rende, in qualche modo, giustizia anche al tanto vituperato attore pubblico.
    Il dlgs 150/2015 va nella giusta direzione ma senza che quell’investimento in “infrastrutture e personale”, richiamato dagli autori, rischia di rimanere un ottimo proclama.

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