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DONNE E GIOVANI IN PARLAMENTO?*

I due partiti principali si presentano come paladini dell’esigenza di un rinnovamento della rappresentanza politica. Cerchiamo allora di misurare il ricambio probabile nel prossimo Parlamento sulla base di due indicatori, l’età e il sesso. Notizie moderatamente buone per le donne, ma sarebbero ancora migliori se il Pd vincesse le elezioni. Per i giovani più facciata che sostanza. Scendono gli “over sixty” e raddoppiano gli “under forty”. Tuttavia l’età media degli eletti di Pd e Pdl resta ancora nettamente superiore a quella dell’elettore mediano.

Il tema del rinnovamento della rappresentanza politica è stato finora uno dei pochi elementi di novità di una campagna elettorale altrimenti priva di grandi spunti di rilievo. La questione è stata proposta con forza da Walter Veltroni, che ha pagato anche un prezzo in termini di personalità rilevanti non ripresentate nelle liste elettorali del Partito democratico. Ma anche il Partito della libertà ha sottolineato l’esigenza di un ricambio.

STIMARE IL RINNOVAMENTO

Ma è tutt’oro quello che luccica? Candidare qualcuno non significa garantire che sarà eletto. Il posizionamento nella lista e il successo elettorale del partito determina chi effettivamente entrerà in Parlamento. E se gli esponenti “nuovi” sono tutti posti in fondo alla liste e quelli “vecchi” in cima, rischiamo di trovarci nella medesima situazione di partenza.
Qui cerchiamo di stimare il rinnovamento effettivo della prossima legislatura misurandolo sulla base di due indicatori, l’età e il sesso. Non si tratta naturalmente delle uniche due dimensioni rilevanti, ma non abbiamo informazioni per misurare altri aspetti possibili, per esempio, la professione d’origine dei candidati o la precedente militanza politica. Inoltre, ci limitiamo alla Camera; l’assegnazione su base regionale dei premi di maggioranza rende troppo difficile stimare l’esito delle elezioni al Senato, senza contare che i vincoli d’età limitano comunque il ringiovanimento possibile in questa camera.

LA METODOLOGIA

Anche limitandosi alla Camera, il calcolo è tutt’altro che agevole. Usare i sondaggi non è possibile, perché questi hanno comunque il limite di non riportare le intenzioni di voto per circoscrizione. E senza queste informazioni non si possono fare stime, perché il nuovo Parlamento sarà formato proprio sulla base delle liste circoscrizionali.
L’unica strada possibile è dunque quella di utilizzare i voti ufficiali del 2006 ottenuti dai vari partiti, supporre che i risultati non cambino nel 2008 e attribuirli alle nuove formazioni sulla base delle alleanze previste e delle soglie per la rappresentanza. Naturalmente, questo prefigura il risultato delle elezioni – il Pdl vince e conquista il premio di maggioranza – e sottostima i possibili flussi elettorali tra schieramenti, ma si dovrebbe osservare che nell’esperienza del passato questa mobilità è stata ridotta. Inoltre, come vedremo, le percentuali di voto che risultano dalla nostre aggregazioni non sono molto lontane da quelle attualmente indicate dai sondaggi, a conferma della bontà dell’esercizio.
Nelle nostre stime, dunque, nel 2008, circoscrizione per circoscrizione, il Partito democratico (Pd) prende i voti de l’Ulivo e della Rosa nel Pugno nel 2006; Italia dei valori (Idv) i voti dell’Idv; l’Unione di centro i voti dell’Udc; Sinistra arcobaleno (Sa) i voti di Rifondazione, Comunisti italiani e Verdi; Lega nord i voti della Lega al nord e del movimento Mpa di Lombardo al sud; il Partito della libertà (Pdl) i voti di Forza Italia, Alleanza nazionale, Dc e socialisti (del centrodestra). Alcuni partiti, come  i socialisti di Boselli e La Destra di Storace, non sembrano (al momento) in grado di raggiungere la soglia di sbarramento del 4 per cento. Li abbiamo dunque esclusi dalle nostre considerazioni. Infine, nel caso di candidature multiple, tipiche dei capi partito, assegniamo il candidato allo stesso collegio da lui scelto nel 2006.
In conclusione dell’esercizio, nel 2008 il Pd prenderebbe su scala nazionale il 35,2 per cento dei voti e il Pdl il 38,3 per cento. Come si vede, valori non molto lontani da quelli ora previsti dai sondaggi. Si osservi che anche se queste percentuali risultassero sottostimate, in particolare per il Pd, non cambierebbe in realtà molto in termini di attribuzione di seggi, perché comunque la coalizione Pdl e Lega guadagnerebbe il premo di maggioranza. Modifiche importanti ci sarebbero solo se la coalizione Pd-Idv riuscisse a ribaltare i pronostici e vincere le elezioni.

 I RISULTATI

Le figure e tabelle che seguono illustrano i nostri risultati. Per semplicità, ci concentriamo qui solo su i due partiti maggiori, benché i calcoli siano stati fatti per tutti. (1) Si tratta comunque di circa i due terzi dei seggi.

Le figure dimostrano che per quanto riguarda il genere, il Pd effettivamente modifica la propria composizione. Se la percentuale di donne sui deputati dell’Ulivo e Rosa nel pugno era del 18 per cento nel 2006, diverrà del 28 per cento nel 2008, con un incremento del 10 per cento. Quasi invariata invece la percentuale per il Pdl: 17 per cento erano le donne elette nei quattro partiti della coalizione nel 2006, e 19 per cento sarà la percentuale nel 2008.

RINGIOVANIMENTO DI FACCIATA

Per l’età, l’evidenza è più mista e più equilibrata tra i due partiti. Intanto, si conferma che in parte il ringiovanimento previsto è solo di facciata: l’età media dei candidati nel 2008 è più bassa che nel 2006. Ma l’età media tra gli eletti è molto più alta rispetto agli esclusi. In particolare, l’età media degli eletti nel Pd nel 2008 è di 50 anni, mentre quella degli esclusi è di 43 anni. Quasi identici i dati per il Pdl: 51 anni per gli eletti, 44 anni per gli esclusi. Gli “over fifty” sono dunque piazzati in media in posizioni migliori rispetto ai giovani.
Scomponendo però il dato per le varie fasce d’età qualche progresso lo si vede (vedi tabella). In particolare, in entrambi i partiti compare qualche “under thirty” e aumenta la percentuale degli “under forty”, il tutto a scapito della fascia più anziana degli “over sixty” che si contrae di sei punti percentuali nel Pdl e di ben undici nel Pd. Nel 2008 un quinto dei deputati del Pdl avrà più di sessant’anni; solo il 10 per cento nel Pd. 

  25-29 30-39 40-49 50-59 60 e oltre Totale
Elezioni 2006            
Partito Democratico 0 9 58 102 46 215
% 0,0 4,2 27,0 47,4 21,4 100,0
PDL 0 17 61 68 58 204
% 0,0 8,3 29,9 33,3 28,4 100,0
             
Elezioni 2008            
Partito Democratico 3 17 52 86 19 177
% 1,7 9,6 29,4 48,6 10,7 100,0
PDL 2 38 94 100 68 302
% 0,7 12,6 31,1 33,1 22,5 100,0

In conclusione: notizie moderatamente buone per le donne, ma sarebbero ancora migliori se il Pd vincesse le elezioni. Per i giovani più facciata che sostanza, ma un po’ di ringiovanimento in effetti c’è. Crollano gli “over sixty”, specialmente nel Pd, e raddoppiano gli “under forty”. E tuttavia l’età media degli eletti dei due principali partiti (50 o 51 anni) resta ancora nettamente superiore a quella dell’elettore mediano (48 anni).

 

* Hanno collaborato Davide Baldi e Ludovico Poggi

(1) I dati sono a disposizione di chi ne faccia richiesta

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21 commenti

  1. Umberto Vanoni

    Complimenti agli autori per l’interessantissimo spaccato su quella che sarà la natura dei futuri Onorevoli e Senatori. Purtroppo questo articolo lascia in tutti noi l’amara constatazione che il reparto geriatrico è sempre preponderante ed inaffondabile (a parte qualche piccolo cambiamento nel PD) in Parlamento.

  2. GMP

    Mi domando come mai nell’analisi, pur citando le forze che dovrebbero superare lo sbarramento del 4% (e non è così imposibile lo faccia anche “la destra”) poi si trascurino le altre forze dall’analisi.

    Credo possa essere interessante integrare l’articolo.

    • La redazione

      È necessario considerare tutti i partiti per calcolare esattamente il numero dei seggi spettanti a ciascuno. Nell’analisi ci siamo poi soffermati solo sui partiti maggiori, anche per motivi di spazio, ma abbiamo dati che ci permettono una ricerca analoga anche sugli altri. Potremo tornare sull’argomento.

  3. Ezio Pacchiardo

    L’analisi per età e per sesso non è un indice significativo del rinnovamento. Sarebbe utile accompagnarlo da una analisi meritocratica che indichi la preparazione dei nuovi personaggi (titolo di studio e quale, legami tra i genitori dei nuovi candidati e i “premier” dei partiti, ecc.).I tanti figli e figlie di papà che ci ritroviamo altro non sono che un modo per distribuire ricchezza (19.000 euro mensili netti) tra i ricchi a spese dei cittadini. Questo perchè non lo evidenziate ?

    • La redazione

      Non abbiamo ancora tutte le informazioni necessarie a tracciare un profilo completo dei candidati (lavoro, titolo di studio, etc). Restiamo dell’idea che certe notizie dovrebbero essere fornite dai candidati stessi o dai loro partiti.

  4. as

    Non ho capito perché, al di là di una prima valutazione estetica, donna e/o giovane sia meglio di uomo e/o vecchio, ma è sicuramente un mio limite…

    • La redazione

      Nessuno lo sostiene, perlomeno non noi nell’articolo. Abbiamo solo misurato il grado di rinnovamento per età e sesso del nuovo Parlamento. Non diciamo che è meglio o peggio, solo che è più desiderabile avere rappresentati tutte le età e i due sessi. Se le politiche di questo Paese hanno spesso trascurato i giovani e le donne, forse un motivo è anche che ci fossero pochi dei loro rappresentanti in Parlamento.

  5. Gianni Sanna

    Vorrei riassumere in due parole la notizia che secondo me è la più importante riguardo la componente femminile nel partito.
    Il Pd ha inserito tante donne, ma in modo che la maggior parte di loro venga eletta solo se esso conquista il premio di maggioranza.
    Ora, dato che, come è sentore generale, le probabilità che le elezioni le vinca il pd sono molto basse, il partito di Veltroni ha fatto chiaramente una operazione di maquillage. Può in questo modo vantarsi di portare molte donne in parlamento, mentre in realtà è consapevole del fatto che non sarà così.
    Io non lo faccio ma Bertinotti a questo punto direbbe che Veltroni ha fatto un’altra Berlusconata!

    • La redazione

      Non è del tutto corretta l’interpretazione del nostro lettore. Pur perdendo, il PD porterebbe in Parlamento il 28% di donne tra gli eletti, il 10% in più rispetto al passato. Quindi decisamente meno uomini di prima. È vero che la quota sarebbe ancora maggiore se il PD vincesse. Il 28% è una quota lontana da quella di altre democrazie europee (come la Spagna) ma ciò non toglie che, rispetto al PDL, il PD abbia messo più donne e in posizioni migliori.

  6. lorenzo marzano

    Grazie di questo ottimo lavoro che perlomeno in costanza dello schifo del porcellum fornisce un contributo di chiarezza ai comportamenti delle segreterie dei partiti circa i problemi di genere e di rinnovamento (correlati ) .La vostra frase “ma non abbiamo informazioni per misurare altri aspetti possibili, per esempio, la professione d’origine dei candidati o la precedente militanza politica”.pone il dito su una piaga dell’attuale sistema emi rende particolarmente incavolato . Sono un elettore indeciso di centro sinistra (non voto ,voto centro-sinistra )con l’aggravante di esser pensionato dirigente (cfr la de facto anticostituzionale- checchè ne dica Treu -sterilizzazione ad vitam della contingenza del 2008 sopra i 3500 E. lordi nel protocollo di welfare ). Mi aspetto che su richiesta PD e IDV e gli altri per “gli avversari “forniscano sul loro sito erga omnes e in particolare a voi i CV e esperienza politica dei candidati . In caso contrario saremmo alla conferma della gattopardesca autoreferenzialità della casta .

    • La redazione

      Più informazioni si hanno sui candidati e meglio i cittadini possono scegliere. Se i partiti mettessero a disposizione i CV dei candidati, effettivamente, sarebbe un gran passo in avanti (e forse il minimo per ovviare ai limiti della legge elettorale). Va detto che molti candidati hanno un loro sito o blog in cui parlano di sé. Per inferenza, potremmo anche giudicare chi non parla o non fa parlare di sé

  7. rossi franco

    Molto interessante, come al solito, il contributo da voi proposto sul rinnovamento delle liste, ma mi pare che scompaia dal dibattito in questa campagna elettorale il vero problema: LA CREDIBILITA’ DELL’INTERA CLASSE POLITICA!. Tutto ciò che dicono i due contendenti principali sembra annegarsi in un mare di indifferenza e di incredulità. Possibile che dopo anni di scontri al limite della fisicità i due contendenti parlino la stessa lingua? Non è che mi dispiaccia, so che i problemi dell’italia esigono una risposta unica, anche se con modalità diverse. Ma come si fa a credergli? Come possono parlare di sacrifici , di diminuizione delle tasse agli italiani, senza proporsi come primo compito super-partes il problema dei sacrifici che la politica da subito deve obbligatoriamente fare per recuperare un minimo di (decenza) credibilità. Altro che rinnovamento(insindacabile) delle liste elettorali, ci vorrebbe una radicale riduzione dei parlamentari, una riforma dei poteri decentrati che possa determinare la eliminazione di alcuni di essi (Province).

    • La redazione

      Alcuni programmi elettorali propongono riforme analoghe a quelle da lei suggerite.

  8. Carlo

    Parliamo anche della rispettabilità, e non solo dell’eta’, dei candidati, e guardiamo quanti impresentabili affollano le liste. Veltroni ha ricandidato in Campania Anna Maria Carloni, la moglie di Bassolino. In un qualsiasi altro paese civile si sarebbero dimessi entrambi; in Italia lui conserva la poltrona e la moglie si ricandida in Parlamento! In Sicilia il PD ha candidato Lumia come capolista; ottima scelta, persona di levatura impegnata in primo piano contro la mafia. Peccato che al V posto nella lista ci sia Crisafulli, un personaggio che non sarà stato condannato ma e’ stato filmato in compagnia del boss Bevilacqua! E i cittadini che cosa possono fare? Come ci si può liberare della casta se è la casta a decidere chi possiamo votare e chi no?

  9. leonardo zecchel

    Penso che un dato altrettanto interessante sia il rapporto tra “candidati blindati” e parlamentari eletti nel 2001 e nel 2006.
    In altre parole, quanti posti sicuri sono stati assegnati a volti nuovi e quanti a quelli che ci hanno già governato in precedenza.

  10. libero angelillis

    Oltre l’indicatore sulla professione, che mi sembra non praticabile, sarebbe interessante sviluppare quello sui precedenti penali, che darebbe anche questo la misura della volontà di rinnovamento delle formazioni politiche. Sarebbe utile, se possibile, fornire una indicazione della distribuzione territoriale per età del ricambio.

  11. gianfranco vecchio

    Sono un consigliere comunale del PD a Sciacca (AG) e quindi, mio malgrado e solo perchè considero il progetto importante, lo voterò. In Sicilia il mio voto eleggerà la moglie di Fassino al Senato. Alla camera contribuirò all’elezione di Enzo Carra, del portavoce di Franceschini, di Rita Bernardini, segretaria dei radicali, di un certo Marco Causi, assessore al comune di Roma, nessuno dei quali è siciliano e quindi espressione del territorio. Per il resto i soliti noti, tra i quali vi sono comunque persone meritevoli. Unica novità la figlia 27enne dell’On. Salvatore Cardinale, inserita in un posto blindato poichè, dato che al padre non è stata concessa la deroga, si è pensato bene di non disperderne la genia. Intere province lasciate senza rappresentanza parlamentare (Ragusa e Siracura), indebolendo così la canidatura di Anna Finocchiaro alla Presidenza della Regione, in un momento in cui sarebbe stato indispensabile valorizzare il più possibile energie e personalità della nostra terra. Cuffaro e Lombardo ringraziano. Come ben potete vedere, gli studi e le elaborazioni statistiche, per quanto corrette scientificamente, non sempre fotografano la realtà. Numeri sono!

    • La redazione

      C’è poco da rispondere al suo commento. Il nostro articolo non dice nulla della rappresentanza territoriale delle liste o sulla qualità dei candidati perché non abbiamo informazioni per farlo. Stiamo raccogliendo altre informazioni che forse ci consentiranno qualche approfondimento futuro. Ma non è soprendente che con un sistema prorzionale e senza voto di preferenza le liste presentate su un territorio possano avere ben poco a che fare con quel territorio.

  12. go

    Buongiorno, sarei interessato ad avere i dati relativi a SA e Lega nord (a meno che non sia stata inglobata nel PDL), che spesso ha avuto la caratteristica di formare gruppi parlamentari molto giovani, come posso fare per farmeli mandare?
    Se posso permettermi un commento sull’articolo, credo che almeno citare i dati altre formazioni in grado di superare lo sbarramento sarebbe stato più corretto, anche perché questi dati possono aiutare alla formazione di una scelta elettorale ed è scorretto ridurla implicitamente a sole due formazioni.

    • La redazione

      I calcoli sono stati fatti per tutte le forze politiche che sulla base di dei risultati 2006 dovrebbero superare il 4% alla Camera. Per limiti di spazio nell’articolo discutiamo solo dei due partiti maggiori (circa l’80% dei nuovi deputati). Per completezza, comunque, ecco le nostre stime per i partiti che otterranno seggi: Sinistra Arcobaleno 53 seggi, UDC 35, Lega Nord 38, IDV 12.

  13. Andrea

    Quale sarebbe la percentuale di donne e di giovani se il PD vincesse le elezioni?

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