Nel decreto legge varato per correggere l’andamento dei conti pubblici nel 2004, la componente strutturale è di circa il 12 per cento, concentrata sulle entrate. I tagli alle spese sono invece tutti una tantum. E’ dunque marginale l’influenza sulle prospettive per il 2005, che vedono un disavanzo tendenziale intorno al 4,5-5 per cento del Pil, senza contare il punto percentuale necessario per finanziare la riduzione delle imposte.

La lettura del decreto legge approvato la scorsa settimana dal Consiglio dei ministri per correggere l’andamento dei conti pubblici nel 2004 riserva una sorpresa. Ci aspettavamo – questo almeno sembrava fosse stato l’impegno preso dall’Italia all’Ecofin – una manovra con effetti permanenti. Invece si tratta, di nuovo, in gran parte di misure una tantum.

Strutturale al 12 per cento

In effetti, i tagli alle spese sono tutti una tantum. Sono stati, infatti, ridotti gli stanziamenti del bilancio di competenza dello Stato per il solo 2004 (vedi tabella). Gli effetti sul 2005 e 2006 del conto della Pa sono semplicemente il riflesso dello scarto temporale con cui interventi sul bilancio dello Stato si ripercuotono sul conto della Pa.
L’aumento delle entrate (a carico di assicurazioni e banche) ha invece natura permanente. Il maggior gettito a regime è comunque inferiore alla cifra che compare nel 2004 (1,3 miliardi nel conto della Pa), poiché il decreto prevede l’anticipazione al 2004 di parte dei versamenti dovuti per il 2005.
In definitiva, la componente strutturale della manovra correttiva di metà anno è di circa il 12 per cento (948 milioni nel 2006 contro 7.487 milioni nel 2004, guardando al bilancio dello Stato).
Purtroppo, anche questa valutazione è probabile sia ottimistica: l’esperienza del passato insegna che i tagli alle spese dei ministeri (che rappresentano quasi tre quarti del totale delle riduzioni di spesa) tendono a essere compensati da aumenti di spesa negli anni successivi.
Insomma, la manovra corregge solo marginalmente le prospettive per il 2005, con un disavanzo tendenziale che viaggia verso il 4,5-5 per cento del Pil, al quale dovrebbe aggiungersi un punto per finanziare il taglio delle imposte.
Il rischio che la prossima Finanziaria sia chiamata a reperire risorse anche superiori ai 30 miliardi di cui si parla in questi giorni è serio.
Come? Non si sa. Purtroppo non ci resta che aspettare il Dpef e incrociare le dita.


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Fonte: Relazione tecnica al Decreto-legge





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