La procedura di abilitazione scientifica nazionale per professore universitario di prima e seconda fascia si è praticamente conclusa. Il nuovo sistema di reclutamento riesce a superare la preferenza per i candidati interni rispetto agli esterni? Un primo bilancio.
IL DEBUTTO DELL’ABILITAZIONE NAZIONALE
La procedura di abilitazione scientifica nazionale 2012 per professore universitario di prima e di seconda fascia è quasi terminata (al 7 marzo sono stati pubblicati i giudizi di 167 commissioni su 184) e i dati disponibili sul sito dell’Asn consentono già una prima esplorazione quantitativa degli esiti.
L’abilitazione nazionale è stata introdotta dalla legge Gelmini e, così come le commissioni che devono gestirla, ha ricevuto diverse critiche, spesso di segno opposto. Se molti vedono nell’Asn lo strumento per superare vecchie logiche di reclutamento che poco o nulla hanno a che fare col merito, c’è anche chi teme che la procedura abbia l’unico esito di appiattire la valutazione della ricerca su logiche quantitative o bibliometriche, scoraggiando così le ricerche innovative o potenzialmente controverse a favore delle impostazioni dominanti nelle rispettive discipline.
Sulla base dei risultati pubblicati finora, in questa tornata, la produttività scientifica ha svolto un ruolo fondamentale nel determinare le probabilità di ottenere l’abilitazione, come hanno mostrato Maria De Paola, Michela Ponzo e Vincenzo Scoppa su lavoce.info.
E tuttavia, per i candidati con un profilo scientifico più debole, conoscere un membro della commissione sembra aver migliorato significativamente le chance di successo.
Ma quali altri fattori possono aver abbiano influenzato le probabilità di successo dei candidati? È quanto ci proponiamo di evidenziare in questo articolo e in altri successivi. L’obiettivo è fornire evidenza empirica e indicazioni costruttive utili a migliorare, in futuro, l’efficienza e l’equità della procedura di abilitazione. Riteniamo, infatti, che l’Asn possa dare un contributo positivo al rinnovamento di un sistema di assunzione nell’università che si è rivelato storicamente inefficiente.
PROBABILITÀ DI ABILITAZIONE PER OUTSIDER E INSIDER
Fine dichiarato dell’istituzione dell’abilitazione nazionale è il superamento del vecchio meccanismo di reclutamento locale, nel quale il candidato preferito dagli organizzatori del concorso troppo spesso riusciva a prevalere su candidati “esterni”, anche quando questi ultimi avevano curriculum notevolmente superiori.
Anche se l’Asn non sostituisce il concorso locale, dovrebbe almeno funzionare da filtro, impedendo che candidati con forti legami nell’ateneo, ma con una produzione scientifica molto debole, possano partecipare al concorso. Sotto questo punto di vista, si potrà dire che la procedura di abilitazione ha funzionato perfettamente solo nel caso in cui gli outsider non siano stati svantaggiati.
Abbiamo testato quest’ipotesi sui dati dell’Area 13 (Scienze economiche e statistiche), per la quale mancano ancora i risultati del settore B4 (Economia degli intermediari finanziari e finanza).
Abbiamo definito insider i candidati strutturati stabilmente in qualsiasi posizione (da ricercatore a professore associato) nell’area. Sono quindi outsider tutti coloro che non appartengono all’anagrafe del Cineca e coloro che, pur essendo inquadrati nell’Area 13, sono titolari di contratti a tempo determinato (assegni di ricerca e Rtd-a). (1)
Il grafico mostra le percentuali di abilitati insider e outsider per ogni settore dell’area. È evidente una forte differenza nella probabilità di abilitazione, che potrebbe essere spiegata dalla diversa “qualità” delle due tipologie di candidati.
Per confrontare l’esito della procedura nei diversi settori, abbiamo stimato un Linear Probability Model sui dati dell’intera Area 13. (2) L’analisi econometrica ci consente di stabilire se, a parità di altre condizioni, lo status di outsider (variabile binaria che assume valore 1 se il candidato è outsider, 0 se insider) abbia inciso sulla probabilità di ottenere l´abilitazione.
Nel modello controlliamo per l’età del candidato, il sesso, il numero di libri pubblicati, il numero complessivo di saggi pubblicati (comprendente sia gli articoli su rivista sia i capitoli su libro), il numero di pubblicazioni in riviste di classe A, la fascia di abilitazione (prima o seconda) per la quale è stata presentata la domanda. I tre indicatori bibliometrici sono pesati con la lunghezza della carriera accademica.
Abbiamo inoltre inserito delle dummy corrispondenti ai diversi settori (anche gli standard errors sono clusterizzati a livello di settore), e delle “variabili interazione” per valutare qual è stato, in ciascun settore, l’effetto della condizione di outsider e l’effetto delle pubblicazioni in riviste di classe A.
Per comodità, abbiamo usato come categoria di riferimento il settore A1, Economia politica.
In Economia politica un insider (a parità delle caratteristiche sopra citate) ha una probabilità di abilitazione del 51 per cento, mentre per gli outsider la probabilità scende di 6 punti percentuali (45 per cento).
Nel settore A2 (Politica economica), la probabilità di abilitazione di un insider aumenta di 32 punti percentuali rispetto a quella di un insider nel settore A1. La probabilità di abilitazione di un outsider diminuisce di 14 punti percentuali rispetto a un insider nel settore A2. Nel settore A3 (Scienza delle finanze), la probabilità di successo di un insider è più elevata di 17 punti percentuali rispetto a quella di un insider nel settore A1, ma gli outsider patiscono una probabilità inferiore di 23 punti percentuali rispetto a quella di un insider nel settore A3. E così via.
Lo score riguardante le pubblicazioni in riviste di classe A aumenta in modo statisticamente significativo la probabilità di abilitazione nel settore A1 (+5,9 punti percentuali per ogni articolo in più). Nella maggior parte degli altri settori, il ruolo delle pubblicazioni in classe A è significativamente inferiore. A scopo esemplificativo, e approssimando, per i candidati nel settore B2 (Economia e gestione delle imprese), pubblicare un articolo in più su una rivista di fascia A si accompagna a una probabilità di abilitazione di circa 5,1 punti percentuali più bassa rispetto alla probabilità di abilitazione che si riscontra nel settore A1.
Significatività statistica: *** 1 per cento (alta) , ** 5 per cento (moderata), * 10 per cento (bassa), “ no ” assente
Considerando la dimensione degli effetti e non soltanto la loro significatività statistica (con un dataset di queste dimensioni anche effetti contenuti possono facilmente rivelarsi statisticamente significativi), possiamo affermare che all’interno del settore A1, e a parità di altri fattori, la probabilità di abilitazione per un outsider non è particolarmente differente da quella di un insider data la limitata magnitudine dell’effetto, soprattutto se considerata in termini relativi rispetto al grado di discriminazione – doppio nei casi più favorevoli – osservato negli altri settori disciplinari. Il risultato è confermato anche dal fatto che, utilizzando specificazioni alternative, gli effetti mantengono la stessa magnitudine, ma la discriminazione degli outsider in A1 perde la sua significatività statistica.
LUCI E OMBRE DELLA PROCEDURA
Dal punto di vista dell’apertura rispetto agli outsider, i risultati ottenuti finora mostrano che, nell’Area 13, l’abilitazione nazionale ha funzionato con luci e ombre. In Economia politica, lo status di insider è associato a una probabilità di ottenere l’abilitazione “di poco” superiore a quella legata alla condizione di outsider. Negli altri settori la preferenza per gli insider è stata più marcata.
Il fatto che la probabilità di abilitazione sia sistematicamente più alta per il personale strutturato in ruolo può essere spiegato in diversi modi. Gli insider potrebbero essere superiori nelle dimensioni del profilo scientifico che gli indicatori dell’Anvur non misurano (per esempio la partecipazione a progetti di ricerca), e che invece potrebbero essere stati presi in considerazione, correttamente, dalle commissioni. Ancora, lo status di insider potrebbe indurre nel tempo l’abilitando a costruire un pacchetto di pubblicazioni più coerenti con le declaratorie del settore disciplinare e quindi lo porrebbe in condizione di ottenere un giudizio più favorevole della commissione anche a parità di indicatori. Infine, le commissioni potrebbero semplicemente favorire gli insider al di là dei loro meriti.
Sarà opportuno accertare se la differenza tra insider e outsider sia stata motivata da aspetti del lavoro di ricerca che gli indicatori dell’Anvur non sono in grado di misurare e che le commissioni potrebbero invece aver tenuto nella debita considerazione. Diversamente, il risultato suggerisce di prestare attenzione, nella formulazione dei criteri di selezione da parte delle future commissioni, al bisogno di garantire pari opportunità agli outsider. L’università, infatti, non può fare a meno a priori del patrimonio di talento e di competenze di coloro che finora non sono riusciti a ottenere un ruolo nell’accademia nazionale (e che, in molti casi, sono stati costretti a emigrare all’estero).
(1) Abbiamo incluso i pochi Rtdb tra gli insider perché le loro prospettive di carriera sono del tutto simili a quelle dei ricercatori a tempo indeterminato. Inoltre i nostri risultati sono robusti rispetto a una diversa definizione della categoria outsider che includa gli strutturati a tempo determinato tra gli insider.
(2) Le quasi 4500 osservazioni ci consentono questa opzione. Un modello Probit fornisce risultati simili e totalmente compatibili, al costo di maggiori assunzioni e una maggiore complessità nella computazione degli effetti marginali.
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