Undici tra ministri e sottosegretari, una squadra di calcio al completo, si sono presentati al dialogo con Angela Merkel, brandendo la maglia di Gomez, il centravanti tedesco della Fiorentina. Ci vorrà del tempo per sapere se hanno ottenuto dalla cancelliera un atteggiamento meno rigido di fronte alla richiesta di ampliare il nostro disavanzo nel 2014.
Ma il vincolo più rilevante può venire dal nuovo articolo 81 della Costituzione che sancisce l’obbligo del bilancio in pareggio.
Non che questo articolo sia mai stato preso sul serio. A 24 ore soltanto dall’approvazione al Senato in seconda lettura e con la maggioranza dei due terzi dei parlamentari (dunque senza la necessità di un referendum confermativo) della legge che introduce nella nostra Costituzione l’obbligo del bilancio in pareggio, il governo Letta aveva varato un Documento di economia e finanza (Def) che sanciva che l’obiettivo non sarebbe stato raggiunto nel 2013, coerentemente con l’impegno preso dal nostro paese a livello europeo ma, nella migliore delle ipotesi, nel 2015. Oggi ci si allontana ancora di più da questo obiettivo e nessuno sembra preoccuparsene, nonostante il 2014 si annunci come un anno non più di recessione e in tal caso l’art 81 ci chieda di ridurre il disavanzo anziché ampliarlo. Ma allora perché abbiamo introdotto nella Costituzione un nuovo articolo fatto apposta per non essere rispettato?
Dato che il governo Renzi è intenzionato a cambiare la Costituzione per superare il bicameralismo perfetto, abolire il Cnel e ridurre l’autonomia delle regioni nelle allocazioni di spesa, non varrebbe anche la pena di riscrivere l’articolo 81-sulle linee di quanto fatto in Spagna- limitandosi a rimarcare l’impegno a rispettare i vincoli europei? Non c’è alcun bisogno di legarci le mani più di quanto già ci richiede l’Europa.
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