Aumenta o diminuisce la corruzione in Italia? Un’indagine evidenzia alcune forti contraddizioni tra le percezioni e le esperienze dirette dei cittadini. Le conseguenze del fenomeno sono comunque sempre sottovalutate.
DATI SULLA CORRUZIONE
Il 3 febbraio scorso, è stata pubblicata la prima “Relazione dell’Unione sulla lotta alla corruzione“. L’allegato specifico sull’Italia segnala in modo esaustivo e dettagliato gli errori e le carenze delle azioni di contrasto alla corruzione nel nostro paese. (1) Ma la relazione è anche accompagnata da una nuova edizione speciale dell’indagine Eurobarometer sulle percezioni, le attitudini e le esperienze dirette dei cittadini europei nei confronti della corruzione: i suoi dati rivelano, per il nostro paese, una serie di forti contraddizioni.
Gli italiani vedono un paese oggi più corrotto che mai: se nel 2007 la corruzione era ritenuta un problema nazionale da 84 italiani su 100, oggi quest’opinione è pressoché unanime (97 per cento). (2)
La percezione della corruzione nel nostro paese va aggravandosi dal 2009 e il 74 per cento degli italiani ritiene che sia aumentata negli ultimi tre anni.
C’è tuttavia una forte contraddizione tra questi dati e quelli sulle esperienze dirette: solo il 2 per cento degli italiani, un dato inferiore alla media europea del 4 per cento, dichiara di aver ricevuto una richiesta di pagamento di tangenti negli ultimi dodici mesi. Viviamo dunque in un paese meno corrotto di quanto crediamo?
Probabilmente in Italia, come nel resto dell’Unione a eccezione di alcuni Stati dell’Est, l’estensione e la gravità della petty corruption, la tipologia in cui i cittadini sono parte attiva, sono secondarie rispetto alla grand corruption. È peraltro verosimile che la crisi economica abbia ridotto le opportunità per lo scambio di bustarelle: i dati Istat mostrano un leggero trend negativo nella frequenza dei rapporti tra i cittadini italiani e gli sportelli della Pa dal 2010 a oggi, che potrebbe in parte spiegare il calo delle esperienze dirette dal 12 per cento registrato nel 2011 e dal 17 per cento del 2009 (tabella 1).
Tuttavia, il dato del 2013 è rilevato solo su coloro che hanno avuto rapporti con le istituzioni, e appare davvero singolare che il 28 per cento degli italiani dichiari di non averne avuto alcuno negli ultimi dodici mesi. Considerati l’ampio spettro di relazioni preso in esame da Eurobarometer (che comprende oltre ai funzionari pubblici anche compagnie private e banche) e l’elevato red tape con il quale sono costretti a fronteggiarsi cittadini e agenti economici italiani, viene il sospetto che qualcuno non la racconti giusta.
L’analisi dei dati sulle risposte negative e sulle non risposte, in questo senso, evidenzia una rilevante relazione (correlazione pari a -0.58) con l’indice di corruzione percepita di Transparency International: più un paese è percepito come corrotto, più le persone tendono a negare o a “dimenticare” i propri rapporti con le istituzioni, o a rifiutarsi di parlarne (figura 1).
Un comportamento “omertoso” poco coerente con gli orientamenti personali dichiarati: dare denaro a un membro della pubblica amministrazione per ottenere qualcosa è ritenuto accettabile solo dall’11 per cento degli italiani (media Ue 16 per cento). Analogamente, il 20 per cento ritiene accettabile fare un regalo (media Ue 23 per cento) e il 25 per cento (media Ue 26 per cento) ritiene accettabile fare un favore. In una scala da 0 a 100, dove a valori più elevati corrisponde una maggiore intolleranza, l’Italia ottiene un punteggio pari a 69 (contro una media europea di 64), risultando più intransigente persino di paesi a bassa corruzione come Danimarca, Inghilterra e Olanda (figura 2).
Ciononostante, la corruzione in Italia colpisce ogni ambito economico e sociale: con una pervasività quasi totale, essa limita il godimento dei diritti fondamentali (il 44 per cento degli intervistati pensa che la sanità italiana sia affetta da corruzione) ed è entrata a far parte della business culture (secondo l’89 per cento degli intervistati).
La contraddizione è imputabile al carattere sistemico assunto dalla corruzione nel nostro paese. La sua pervasività incide profondamente sull’accettazione e sulla diffusione delle pratiche corruttive, perché offusca la distinzione tra i comportamenti che costituiscono atti di corruzione e quelli che non lo sono; e quand’anche siano riconosciuti e contestati sul piano etico individuale, l’assenza di incentivi al comportamento onesto la rende inevitabile.
CONSEGUENZE SOTTOVALUTATE
È una trappola della corruzione, un circolo vizioso da cui sembra impossibile uscire. Anche perché, purtroppo, le conseguenze di questa situazione non sono adeguatamente avvertite: solo meno della metà degli italiani (42 per cento), infatti, pensa di essere personalmente colpito dalla corruzione nella vita quotidiana (figura 3).
È questa l’altra grande contraddizione che emerge dai dati di Eurobarometer: la corruzione è presente nel paese ma è percepita come distante dai singoli cittadini; è un male che investe tutte le sue istituzioni, ma si situa al di fuori della portata del singolo e della sua quotidianità.
In questo senso, allora, i dati evidenziano che la consapevolezza e la comprensione del fenomeno corruttivo da parte dei cittadini sono parziali se non addirittura fuorvianti, e ci segnalano l’esigenza di procedere al più presto a una sorta di “alfabetizzazione alla corruzione”. Un forte dibattito è giustamente scaturito intorno alla cifra, eclatante, della portata della corruzione. (3) Parallelamente alla necessità di rilevazioni più precise – che comincino per esempio dal potenziamento delle statistiche giudiziarie e delle indagini di vittimizzazione, da indagini campionarie sugli appalti pubblici e dall’attribuzione alla Corte dei conti di poteri ispettivi sui soggetti che spendono denaro pubblico – vi è però anche il bisogno di accrescere la conoscenza sul fenomeno corruttivo: capire cos’è, come si manifesta nella vita di tutti i giorni e quali gravose conseguenze comporti per tutti i cittadini.
Tabella 1 – Rapporti con la Pa
Fonte: Indagine Istat “Aspetti della vita quotidiana” 2013
Figura 1 – Relazione tra livelli di corruzione percepita e rifiuti/non so/nessuno sui rapporti con le istituzioni
Fonti: elaborazioni su dati Special Eurobarometer 397 e Transparency International
Figura 2 – Opinioni riguardanti l’affermazione “Se lei è volesse qualcosa da un membro della Pa, quanto riterrebbe accettabile ricorrere a questi comportamenti?”
Fonte: elaborazione su dati Special Eurobarometer 397
Figura 3 – Opinioni riguardanti l’affermazione “Lei è personalmente colpito dalla corruzione nella vita quotidiana”. Italia, cerchio interno dati 2011, cerchio esterno dati 2013
Fonte: elaborazione su dati Special Eurobarometer 397
(1) Tuttavia, anche in questo campo, l’Italia presenta enormi differenze a livello regionale, non adeguatamente sottolineate nella relazione. Secondo i dati del Quality of Government Institute di Göteborg, che stima l’Indicatore di qualità istituzionale regionale, le Regioni italiane sono largamente distribuite lungo la gamma di valori che l’indice può assumere. Con Trento che presenta un valore superiore alla media UE e la Campania a chiudere la graduatoria con il valore più basso, l’Italia mostra la variabilità più alta tra i paesi europei.
(2) Altrettanto unanime è la percezione che le istituzioni politiche siano corrotte, sia a livello nazionale (93 per cento, contro una media europea dell’80 per cento) sia regionale e locale (92 per cento, contro il 77 per cento valore medio europeo), mentre sono meno negative quelle sulle istituzioni europee (dove vi è corruzione secondo il 75 per cento degli intervistati).
(3) Anche su questo sito si è già largamente e diffusamente discusso della stima di 60 miliardi di euro imputabili alla corruzione nel nostro paese. In questa sede ci limitiamo a una sola considerazione a riguardo: l’Unione Europea, certamente consapevole degli effetti depressivi della corruzione per gli investimenti stranieri, citando stime approssimative e arbitrarie, dichiara ufficialmente che in Italia si produce la metà della corruzione di tutto il continente. Per il nostro paese, è un chiaro indice di scarsa reputazione e un brutto segnale alla vigilia del semestre europeo a presidenza italiana.
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