Lavoce.info

Assegno di ricollocazione: istruzioni per l’uso

Parte la sperimentazione dell’assegno di ricollocazione. La misura avrà le stesse caratteristiche su tutto il territorio nazionale e coinvolgerà 30mila persone. Prevista anche una valutazione dei suoi effetti sul mercato del lavoro. Il problema resta la capacità di attuarla in modo efficace.

Chi partecipa alla sperimentazione

Nelle prossime settimane l’Agenzia nazionale politiche attive del lavoro (Anpal) darà avvio alla sperimentazione dell’assegno di ricollocazione (Adr). La sperimentazione rappresenta il più importante tentativo mai realizzato in Italia di erogare la stessa politica attiva del lavoro su tutto il territorio e di valutarne successivamente gli effetti sul mercato del lavoro.
Si tratta di una misura riservata a un campione di circa 30mila disoccupati percettori di Naspi da almeno quattro mesi che non ricevono altri strumenti di politica attiva del lavoro. Le persone saranno selezionate mediante un’estrazione casuale dallo stock dei potenziali destinatari individuati dall’Inps.
Alle persone che rientrano nel campione selezionato verrà inviata una comunicazione (posta ed e-mail o sms) e nel rispetto della condizionalità tra politiche attive e passive del lavoro, il servizio va attivato entro due mesi dalla data di rilascio dell’assegno accedendo al sito di www.anpal.gov.it, pena la decadenza della prestazione a sostegno del reddito.
L’assegno – che ha una durata di sei mesi, prorogabile per altri sei – è uno strumento a disposizione dell’individuo e può essere speso presso un centro per l’impiego o presso un soggetto accreditato (la scelta verrà fatta all’interno del sistema informativo unitario di Anpal dove tutti gli attori saranno caricati e selezionati anche attraverso un sistema di georeferenzazione).
Nelle regioni considerate “meno sviluppate” o “in transizione”, sulla scorta di quanto avviene nel modello di welfare to work anglosassone, è consentita la creazione di “Sportelli temporanei territoriali”, una sorta di uffici mobili in modo da garantire l’erogazione dei servizi su tutto il territorio nazionale.

Premio a risultato e Fee4services

I servizi compresi nell’Adr si compongono in due prestazioni principali:

  • assistenza alla persona e tutoraggio al fine di definire un programma personalizzato per la ricerca attiva del lavoro;
  • ricerca intensiva di opportunità occupazionali finalizzata alla promozione del profilo professionale del titolare dell’Adr verso i potenziali datori di lavoro, alla selezione dei posti vacanti, all’assistenza alla preselezione.
Leggi anche:  Non c'è accordo sulla direttiva per i lavoratori delle piattaforme

 

Per gli enti erogatori, lo strumento prevede la possibilità di ottenere un premio di natura economica, variabile rispetto al conseguimento o meno del risultato:

  • in caso di conseguimento del risultato occupazionale, l’importo dell’Adr varia da un valore minimo di 250 euro a un valore massimo di 5mila euro a seconda dell’esito del profiling e della tipologia di contratto (se a termine o no);
  • in caso di mancato raggiungimento dell’obiettivo occupazionale e nel rispetto di determinate condizioni, l’importo dell’Adr è limitato a una quota fissa, denominata Fee4Service ed è correlata alle azioni minime realizzate nell’attivare il soggetto nel percorso di ricollocazione (il valore massimo è di 106 euro).

 

In passato il destinatario veniva spesso “parcheggiato” in attività che non portavano a reali opportunità di lavoro. Proprio nel tentativo di evitare comportamenti opportunistici da parte degli enti erogatori, il Fee4service è riconosciuto solo quando la singola sede operativa supera una percentuale (soglia) minima (pari al 110 per cento) di successi occupazionali raggiunti – e verificati attraverso il controllo delle comunicazioni obbligatorie e altre fonti amministrative – per ciascun territorio nei sei mesi precedenti. Ad esempio, supponiamo che l’agenzia Rossi di Roma prenda in carico cento destinatari e la soglia minima sia fissata al 30 per cento. Per ottenere il premio economico del Fee4service deve collocare almeno 33 persone, ovvero 110 per cento del valore della soglia minima.
Le tipologie contrattuali per le quali si riconosce l’esito occupazionale sono quelle a tempo indeterminato (compreso l’apprendistato) e a tempo determinato maggiore o uguale ai sei mesi (nelle regioni “meno sviluppate” si riconosce l’assegno anche per assunzioni uguali o superiori a tre mesi).
L’elemento di “sperimentazione” dell’assegno è stato oggetto di forti critiche, eppure l’avvio di una fase di test, seguita da una valutazione d’impatto e la conseguente messa a regime dello strumento dopo una serie di correttivi dovrebbe rappresentare la procedura corretta per realizzare qualsiasi politica del lavoro in Italia. L’alternativa sarebbe quello di generalizzare subito l’assegno, come si è fatto in passato con altri strumenti, con il rischio di produrre risultati non efficienti e senza la concreta possibilità di comprendere correttamente i suoi effetti sul mercato del lavoro.
Resta invece partita aperta la capacità dell’attore pubblico di realizzare concretamente l’assegno di ricollocazione. Certamente alcuni centri per l’impiego saranno in grado di collocare nel mercato del lavoro una percentuale di destinatari dell’assegno ben superiore alla soglia minima. Ma perché questo in futuro avvenga in tutti i Cpi, è necessario sviluppare una logica di marketing territoriale, migliorandone la progettazione, utilizzando tecniche di social media marketing e di comunicazione con le imprese, strumenti ormai irrinunciabili per qualsiasi attore che si occupi di servizi per l’impiego.

Leggi anche:  I contratti pirata? Ecco dove si trovano

Lavoce è di tutti: sostienila!

Lavoce.info non ospita pubblicità e, a differenza di molti altri siti di informazione, l’accesso ai nostri articoli è completamente gratuito. L’impegno dei redattori è volontario, ma le donazioni sono fondamentali per sostenere i costi del nostro sito. Il tuo contributo rafforzerebbe la nostra indipendenza e ci aiuterebbe a migliorare la nostra offerta di informazione libera, professionale e gratuita. Grazie del tuo aiuto!

Leggi anche:  Dopo-pandemia: le donne tornano al lavoro, ma è di basso livello*

Precedente

Perché è utile esplicitare il “debito implicito” *

Successivo

La razionalizzazione non è di casa all’Aci

  1. Michele

    In mancanza di concrete e vere politiche di contrasto alla disoccupazione (= crescita del GDP, tutto il resto sono palliativi), si cerca di creare\sviluppare un settore conomico relativamente nuovo, consentendo a privati di fare profitti sulla disoccupazione altrui grazie a contributi statali. Un tipico settore che piace tantissimo: non esposto alla concorrenza delle low-cost country, regolamentato e dipendente dalle scelte della politica e con un numero di “clienti” sempre crescente. Perfetto. Da investirci subito.

Lascia un commento

Non vengono pubblicati i commenti che contengono volgarità, termini offensivi, espressioni diffamatorie, espressioni razziste, sessiste, omofobiche o violente. Non vengono pubblicati gli indirizzi web inseriti a scopo promozionale. Invitiamo inoltre i lettori a firmare i propri commenti con nome e cognome.

Powered by WordPress & Theme by Anders Norén