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La razionalizzazione non è di casa all’Aci

Secondo l’Agcm, l’Automobile Club ha una struttura in conflitto con il Testo unico sulle società a partecipazione pubblica. Anche una legge imporrebbe di eliminare il Pubblico registro automobilistico, un doppione di quello del ministero dei Trasporti. Ma la delega al governo scade il 28 febbraio.

L’anomala struttura dell’Automobile Club

L’Aci, Automobile Club d’Italia, è un ente pubblico non economico; per statuto, “rappresenta e tutela gli interessi generali dell’automobilismo italiano, del quale promuove e favorisce lo sviluppo”. “Troppa grazia, sant’Antonio” diremmo, quegli interessi soffocano le nostre città, ma andiamo al sodo: Aci è una repubblica nella Repubblica, le cui leggi tende a piegare a proprio favore, difendendo arcaici privilegi.
L’ente non redige bilanci consolidati, pur capeggiando un gruppo economico con crediti e partecipazioni in imprese controllate per 150 milioni; si va dai servizi informatici alle agenzie di viaggio, alle corse auto, alle assicurazioni.
L’Aci ha incassato 354 milioni nel 2015, di cui 248 per il Pubblico registro automobilistico (Pra), un doppione dell’Archivio nazionale dei veicoli (Anv) del ministero delle Infrastrutture e trasporti. Il Pra dell’Aci accerta la proprietà del veicolo, mentre l’Anv lo autorizza a circolare. Di tali sofismi fa giustizia una “Segnalazione” uscita sul Bollettino dell’Autorità garante per la concorrenza e il mercato (Agcm): “la presenza di due registri è una peculiarità italiana che, a quanto è dato sapere, non trova riscontro in nessun altro paese”.
Da decenni l’Aci, maestro di pubbliche relazioni, difende il vetusto privilegio; vorrebbe smontarlo la legge 124/2015, che delega il governo a realizzare “significativi risparmi”, anche trasferendo “le funzioni svolte dagli uffici del Pra al ministero delle Infrastrutture”, passando a “un’unica modalità di archiviazione” per “un documento unico contenente i dati di proprietà e di circolazione (…) anche attraverso (…) un’agenzia o altra struttura” vigilata dal ministero.
Attenzione, la delega scade il 28 febbraio; se in queste tre settimane non viene esercitata, la rendita Aci è salva. La “Segnalazione” dell’Agcm spinge invece ad attuare la delega, eliminando il Pra. Non sta però fermo l’Aci, in attesa che il 9 febbraio una delibera del Consiglio di Stato in una disputa sul certificato digitale di proprietà ribalti il verdetto Tar, per esso negativo.
La struttura del gruppo a maggio 2016 era questa:

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Figura 1

aci

 

Le partecipazioni maggiori sono Sara, compagnia assicuratrice in carico per 30 milioni (la quota di patrimonio netto di competenza Aci sfiora i 300 milioni), l’Aci Progettazione gestione impianti immobili, (82 milioni), Aci Vallelunga (13 milioni, che gestisce l’omonima pista), Ventura (agenzia di viaggi), Aci Consult e Aci Informatica.

Razionalizzazioni sempre respinte

Per l’Agcm tale assetto si confà a un grande gruppo economico, non a un ente pubblico non economico come l’Aci; l’Autorità ricorda che per il decreto legislativo 175/2016 (Testo unico sulle società a partecipazione pubblica) “le amministrazioni pubbliche non possono (…) costituire società aventi ad oggetto beni e servizi, non strettamente necessarie per il perseguimento delle proprie finalità istituzionali, né acquisire o mantenere partecipazioni, anche di minoranza, in tali società”.
In chiaro: la struttura è contraria alla legge. Ciò perché l’Aci e gli Automobile Club provinciali, rileva l’Agcm, sono “qualificabili come amministrazioni pubbliche ai sensi dell’art. 2 del decreto, tra cui figurano (…) gli enti pubblici non economici.”
L’Aci regola “le modalità di accesso ai dati archiviati nel sistema informativo del Pra, ossia la fruizione all’ingrosso dei dati contenuti nel Pra anche da parte di propri concorrenti”; tali tariffe sono infatti definite dall’Aci. Ne deriva, per l’Agcm, “una distorsione della concorrenza nell’attività di riscossione dell’imposta (provinciale di trascrizione, ndr), a vantaggio di Aci”. Di qui “una pervasiva commistione tra l’attività istituzionale di gestione del Pra, le attività svolte nella veste di federazione dell’automobilismo, nonché una serie di attività commerciali soggette a concorrenza, con i vantaggi competitivi e gli effetti di distorsione della concorrenza che ne derivano”, anche per l’uso “dei segni distintivi e del marchio Aci nella offerta dei servizi in concorrenza”.
In sintesi: l’Agcm invita a eliminare il doppione Pra e gli incentivi anticoncorrenziali vigenti a favore dell’Aci, e a ricondurre nell’alveo del Testo unico sulle società pubbliche una struttura ipertrofica e illegittima.
Con ottimismo che l’esperienza fa ritenere smodato, l’Agcm conclude che tali “criticità determinate o facilitate dal contesto normativo possono trovare idonei strumenti di risoluzione” nelle due leggi citate.
Chi ha visto respinti gli sforzi (di ministri e commissari alla spending review) per riportare a razionalità organizzativa e convenienza pubblica tali “criticità”, teme che il fortino Aci, corazzato contro leggi e segnalazioni, se ne befferà, sempre forte delle sue protezioni dietro inespugnabili mura. Esso finanzia anche, per 67 milioni dal 2017 al 2019, il Gp di Formula 1 a Monza; tali eventi sono una manna per le pubbliche relazioni dell’Aci, tanto pagano gli automobilisti, i cui interessi dovrebbe sostenere. Pronti a ricrederci se il governo eliminerà prima del 28 febbraio il doppione Pra. Il ministro Delrio ne sarà capace?

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  1. antonio petrina

    il difetto è nel manico perchè in attuazione della delega il decreto leg vo n.175/2016 ha escluso la razionalizzazione delle partecipazioni statali riducendo la razionalizzazione alle sole partecipate locali

  2. Il regalo che la regione Lombardia ha fornito al circuito di Formula 1, regalando 67 milioni dei contribuenti, ha ancora una volta bloccato la razionalizzazione. L’Italia corporativa ha vinto ancora una volta, togliendo speranza a chi non crede all’economia parassitaria.

  3. Claudio

    Ho avuto a che fare con ACI x un passaggio di proprietà poi ho notato che lo stesso passaggio fatto al PRA ci si risparmia in media il 12-14% e per avere un appuntamento al PRA si deve fARE IL TRIPLO SALTO MORTALE…. CERCANDO DI DOCUMENTARMI del perchè sia così complicato mi sono imbattuto in questo articolo, ora comprendo certe dinamiche, purtroppo a volte dimentico che siamo in Italia e che siamo italiani

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