Dopo aver vinto le primarie del centro-destra francese, Fillon sarà molto probabilmente il prossimo inquilino dell’Eliseo. La sua filosofia economica è di impronta fortemente liberale, tanto da rivendicare un debito verso Margaret Thatcher. Ma altri temi potrebbero essere il suo tallone d’Achille.

Il programma economico

Se dei sondaggi vale sempre meno la pena di fidarsi, a maggior ragione a sette mesi dalle elezioni, oggi come oggi è però ragionevole prevedere che il candidato del centro-destra arriverà al secondo turno delle presidenziali francesi di aprile-maggio 2017 insieme a Marine Le Pen e che prevarrà sulla leader del Front Nationale. In altre parole, François Fillon, dopo essersi imposto su Alain Juppé nelle primarie dei Républicains, sarà l’ottavo presidente della quinta Repubblica.
Conoscere le proposte economiche dell’ex primo ministro di Nicolas Sarkozy (2007-12) è importante, non solo per gli elettori transalpini.
Anche se non è mai stato ministro dell’Economia, Fillon, parlamentare dal 1981, ha esperienza in dicasteri affini: le Infrastrutture (per pochi mesi nel 2012), il Lavoro (2002-04) e le Comunicazioni (1995-97), oltre che l’Istruzione (2004-05 e 1993-95). La filosofia economica del deputato di Parigi è di impronta fortemente liberale, quantomeno per gli standard francesi, tanto da rivendicare apertamente il suo debito verso Margaret Thatcher. Probabilmente il riferimento più appropriato è l’esperienza di Edouard Balladur durante la coabitazione 1986-88.
Fillon sostiene la necessità di sopprimere mezzo milione di posti nella funzione pubblica (stato, amministrazione locale e sanità) durante il cinquennio, senza però toccare polizia e forze armate. Vuole superare la legge Aubry sulle 35 ore a settimana, portando la durata a 39 ore nella funzione pubblica e restituendo alle imprese il potere di fissarla nel settore privato, mantenendo l’unico limite delle 48 ore. Un’altra priorità è la liberalizzazione del contratto di lavoro, rendendo legittimi i licenciements économiques (licenziamenti per motivi economici) nel quadro di riorganizzazioni che permettano a un’impresa di far fronte a situazioni di crisi.
In materia fiscale, Fillon sta già mettendo le mani avanti. Prevede che le politiche di François Hollande porteranno nel 2017 il deficit al 4,7 per cento del Pil e che, per rassicurare i tedeschi, l’equilibrio (non meglio definito) vada raggiunto nel 2022. Per ottenere il risultato, oltre a voler ridurre gli sprechi per decine di miliardi di euro (sostiene che si possa fare facilmente), propone di abbassare la pressione sui ceti medi (via riduzione dei contributi per 10 miliardi insieme a quella per 40 miliardi per la parte padronale), sopprimere la patrimoniale (l’Impôt de Solidarité sur la Fortune, Isf, che si applica a partire da 1,3 milioni) e aumentare l’Iva (dal 20 al 22 per cento, mentre Alain Juppé la voleva al 21 per cento e Nicolas Sarkozy non l’avrebbe toccata).
Sulle pensioni, Fillon vuole portare l’età legale da 62 anni (fissata nel 2010) a 65, allineare i regimi del privato e del pubblico (prendendo in considerazione per i dipendenti pubblici gli ultimi 25 anni di percorso lavorativo e non più gli ultimi sei mesi) e abolire i regimi speciali.
Per quanto riguarda la politica industriale, Fillon ha criticato la decisione di smantellare Alstom, vendendo a General Electric le attività energetiche, e sostiene la necessità di dismettere tutte la partecipazioni di minoranza dello Stato che non garantiscono il controllo. Propone anche di favorire gli autoentrepreneurs (autoimprenditori), rafforzandone lo statuto giuridico come fornitori indipendenti di servizi: potranno così lavorare fino a tre anni per una società senza la necessità di convertire il rapporto in un contratto di lavoro (fatto salvo il divieto per una impresa di firmare un contratto di prestazione con un dipendente nei due anni successivi al licenziamento).

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Conservatore sui diritti civili

Se sull’economia Fillon si situa un po’ più a destra di Juppé, ma con posizioni abbastanza simili, va invece detto che le differenze sono più nette su altri dossier. In politica internazionale, in particolare, Fillon si oppone alle sanzioni alla Russia e propone di allearsi con Putin, e quindi Assad, nella lotta contro l’Isis, mentre il sindaco di Bordeaux non è disposto a dimenticare l’annessione della Crimea. Fillon, cattolico praticante e padre di cinque figli, vorrebbe anche fare parziale marcia indietro sull’adozione da parte di coppie omosessuali, prevista dalla legge Taubira, e legiferare per vietare il burkini. Juppé lo ha definito “estremamente tradizionalista, per non dire retrogrado” e questo potrebbe spaventare i francesi: magari invece della Fillonomics dovremmo imparare la Macronomics, ovvero le proposte di Emmanuel Macron?

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