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Chi è (ancora) esposto al rischio greco

La Grecia è di nuovo sotto pressione sui mercati dopo i primi passi del Governo Tsipras. Ma oggi chi è esposto al rischio greco? Scontato l’aumento del peso dei creditori pubblici nella struttura del debito, la lenta ripresa degli investimenti privati è forse un segnale di ritorno alla fiducia.
PIÙ CREDITORI PUBBLICI
Le elezioni si sono appena concluse finite e la Grecia è già di nuovo sotto pressione. I mercati sembrano avere sempre più paura della direzione che prenderà la politica economica (e non solo) del Governo Tsipras e i dati recentemente pubblicati dalla Banca centrale greca mostrano un calo dei depositi privati di 4 miliardi tra novembre e dicembre 2014 (-2,4 per cento), calo che probabilmente si è intensificato in gennaio. In questa situazione, chi è (ancora) esposto al rischio greco?
Una prima cosa da notare è che, dall’inizio della crisi, la struttura del debito greco è molto cambiata (circa l’80 per cento delle passività finanziarie del governo greco sono costituite oggi da prestiti, contro il 20 per cento nel 2008). Il peso dei creditori pubblici comparato a quello dei creditori privati è aumentato esponenzialmente. Alla fine del 2013, il debito dovuto a creditori pubblici ammontava a 216 miliardi in forma di prestiti UE/Fmi (94 per cento del totale prestiti dovuti a creditori non-greci) e 38 miliardi di titoli detenuti da Bce e banche nazionali (89 per cento del totale titoli detenuti da creditori non-greci).

Figura 1 – Struttura del debito pubblico greco

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 L’ESPOSIZIONE DELLE BANCHE
Tutto ciò è noto. Ma il governo non è il solo settore greco su cui gli investitori stranieri sono esposti e i creditori pubblici non sono i soli a investire in Grecia.
Dopo l’inizio dei guai greci nel 2010, le banche straniere hanno iniziato a ridurre molto rapidamente la loro esposizione sul paese (figura 2). In aggregato, l’esposizione delle banche degli altri Stati membri dell’euro area si è ridotta dai 128 miliardi del 2008 a un minimo di 12 miliardi nel settembre 2013. Quella delle banche inglesi aveva raggiunto un massimo di 13 miliardi nel marzo 2008 per poi scendere a 4,3 miliardi nel dicembre 2012. Mentre le banche americane, esposte per 14 miliardi nel settembre 2009, erano arrivate a 2,5 miliardi entro la fine del 2012.

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 Figura 2 – Esposizione delle banche straniere sul debito pubblico greco (2005-2014)

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Sia le banche inglesi che quelle americane hanno però aumentato di nuovo la loro esposizione sulla Grecia dal primo trimestre 2012, raggiungendo rispettivamente 8 e 10 miliardi, ovvero livelli non troppo distanti da quelli di fine 2009-inizio 2010. Le banche dell’area euro si sono comportate in maniera molto diversa, continuando a ridurre la loro esposizione. È particolarmente interessante notare che l’unico paese dell’area euro le cui banche abbiano nuovamente e continuativamente aumentato la propria esposizione in attività elleniche dal 2013, è la Germania. L’esposizione delle banche tedesche, dopo aver raggiunto un picco di 32 miliardi nel marzo 2010 e un minimo di 3,9 miliardi a fine 2012, sono infatti salite a 10 miliardi nel settembre 2014.

 Figura 2.1– Esposizione delle banche straniere sul debito pubblico greco (2009-2014)

 
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Stando agli ultimi dati disponibili (settembre 2014), le banche austriache sono esposte sulla Grecia per circa 96,6 milioni, quelle belghe per 29,4 milioni, quelle francesi per 1,4 miliardi, le tedesche per circa 10 miliardi, le irlandesi per 55,9 milioni. Le banche italiane sono esposte per 800 milioni, le olandesi per 923 milioni, le portoghesi per 263 milioni e le spagnole per 301 milioni.
La composizione delle attività greche in portafoglio varia da paese a paese ed è cambiata notevolmente nel corso del tempo. La figura 3 mostra l’esposizione delle banche di alcuni paesi dell’area euro rispetto a diversi settori greci, comparando la situazione a settembre 2014 e dicembre 2012.
Nel 2012, la parte più rilevante delle esposizioni bancarie sulla Grecia era costituita da attività del settore privato non finanziario. Nel 2014, invece, in tutti i paesi tranne Belgio e Spagna, in percentuale del totale è aumentata in modo significativo l’esposizione nei confronti delle banche greche. In termini di numeri assoluti, solo Belgio e Germania hanno aumentato la loro esposizione sul settore privato non finanziario, mentre quella sul settore pubblico è cresciuta in tutti i paesi (eccetto il Belgio), ma l’Italia è l’unico in cui l’esposizione delle banche nei confronti del settore pubblico greco è aumentata anche in percentuale del totale.

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 Figura 3 – Esposizione delle banche di vari paesi nelle diverse attività greche (milioni di euro)

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Per chi abbia seguito gli sviluppi della crisi dell’euro, l’importante aumento del peso dei creditori pubblici nel debito greco è cosa nota. Quello che questi dati mostrano è che dal 2012 in poi (dopo l’introduzione dell’Omt da parte della Bce) anche alcuni investitori privati hanno cominciato, timidamente e lentamente, a tornare in Grecia. L’esposizione delle banche di altri paesi euro è ancora a livelli molto bassi in confronto a quelli pre-crisi, ma c’è la tentazione di interpretare questo come un primo segno di normalizzazione e fiducia, che la confusione politica attuale rischia di far svanire nuovamente.
Una versione inglese dell’articolo è presente su www.bruegel.org

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  1. Piero

    L’articolo esponendo i dati delle banche che detenevano i titoli ante ristrutturazione del debito greco confermano la tesi che i tedeschi hanno ieri aiutato la Grecia con l’intervento del fondo Esm per salvare le loro banche, hanno di fatto ripartito i rischi con tutti gli altri paesi europei, così gli italiani si sono trovati a condividere la “scellerata” politica delle banche tedesche. Per la Germania la solidarietà ha un solo verso, quando hanno dei vantaggi deve essere applicata, quando devono pagare no, vedi la politica dei compiti a casa propria.
    Ben venga la vittoria di Tsipras, deve riportare la democrazia in Europa, di seguito riporto un passo dell’articolo di Guarino del 2014:
    14. Il regolamento 1466/97 e quelli successivi hanno posto fine al regime democratico, di cui gli Stati europei rappresentavano la principale espressione al mondo, allo stesso vincolati da norme costituzionali interne, condizione necessaria nello stesso tempo per essere ammessi all’Unione e alla zona euro. Questo risultato è da considerarsi tanto più sorprendente in quanto è stato ottenuto senza violenza, in modo silenzioso e senza che nessuno se ne accorgesse. L’abilità con la quale si è operato è stata tale che ancora oggi le collettività che sono state private della democraticità adottano condotte che in un regime democratico avrebbero in qualche modo influito sui governanti, ma producono solo danni spesso ingenti prima che ci si accorga che tutto è inutile perché ci si rivolge contro un governo che, a voler intendere l’espressione nel senso pieno e reale, da tempo non esiste. Il regime democratico poggia su due presupposti: che esista un vertice che disponga di “poteri” dei quali si avvalga per perseguire una propria politica economica che nelle determinate condizioni storiche abbracci tutti i settori rilevanti della comune convivenza e che i cittadini dispongano di una ampia tutela della libertà personale e di un adeguato livello di diritti sociali e del potere di influire con il voto personale, periodico ed eguale, a mezzo dei partiti politici ed avvalendosi del diritto di libertà e della pressione sociale, sugli indirizzi politici che il governo adotterà ed ai quali i cittadini dovranno assoggettarsi. Se il governo è privato dei poteri essenziali per decidere una propria politica economica, il regime democratico è automaticamente cancellato per il venir meno del suo presupposto.
    La soppressione del regime democratico si qualifica tecnicamente come “instaurazione di fatto di un nuovo regime”, fattispecie ben più grave di quella che si qualifica “colpo di Stato”. Privare una collettività complessa del regime democratico, è operazione pericolosa e difficile. Il regolamento 1466/97 vi è pervenuto in modo semplice ed imprevedibile.

    • Maurizio Cocucci

      Mah, io quando leggo certi commenti rimango alquanto basito. Premesso che tutti i fondi salvastati sono stati creati per aiutare qualsiasi Paese in difficoltà e ad oggi non è stato solamente per la Grecia ma anche per l’Irlanda, il Portogallo, la Spagna e Cipro (per noi c’è mancato poco). La Grecia, come tutti, è stata aiutata perché lo ha richiesto altrimenti sarebbe andata incontro ad un disastro finanziario ed economico con conseguente decisamente imprevedibili e drammatiche sull’intero Paese, sempre che si abbia una qualche idea di cosa significhi far crollare l’intero sistema bancario di una nazione. Ci sarebbero state ripercussioni su altri Paesi tra cui la Germania, vero, e questo per lei sarebbe stata una consolazione? Se la popolazione in Grecia sta patendo sofferenze nonostante gli aiuti, i salvataggi, il ridimensionamento del debito, immaginiamo cosa sarebbe accaduto se la si fosse abbandonata al suo destino. Tornando ai fondi salvastati credo che non abbia seguito attentamente il loro iter se crede che sia una richiesta tedesca. Basti solo pensare ai ricorsi presentati alla Corte Costituzionale di Karlsruhe. Se poi avesse seguito l’iter di ratifica del nostro Parlamento saprebbe che per il fondo ESM la Camera l’ha approvato con 380 voti favorevoli e 59 contrari, al Senato 191 favorevoli e 21 contrari. Ma probabilmente per lei erano tutti soggiogati dalla cancelliera Merkel. Dai su, se le stanno antipatici i tedeschi ci sta, ma se discutiamo di economia siamo seri.

  2. Giovanni Teofilatto

    Il trattamento del debito pubblico e, quello privato, è materia di conseguenze di spesa pubblica in causa di riduzione della pressione fiscale. Pertanto una efficienza allocativa delle risorse anche attraverso l’emissione di titoli unici nel linguaggio finanziario dei Paesi di ultima istanza come i creditori, richiede un software aziendale a livello dei conti pubblici tale è la rivoluzione digitale di open resource management..

  3. marcello

    Quindi socilaizzazione delle perdite e privatizzazione (Germania e Francia) dei profitti. Qual è la novità?
    Sottoscrivere delle obligazioni implica un rischio altrimenti non si capisce perchè si debba pagare un interesse superiore al tasso intertemporale di preferenza. Se il rischio non c’è come nel caso delle banche tedesche e francesi che avevano sottoscritto il debito greco, allora il premio al rischio non esiste e si chiama in un altro modo, con buona pace dell’azzardo morale. Del resto che in seno al FMI molti paesi (Cina, Brasile, Russia, ecc.) fossero contrari al prestito greco è noto, cosi come e nota la posizione della prof Ardagna, che in un recente paper definisce inutile anzi non efficiente (paretianamente) il sentiero definito per la Grecia. Che dire poi delle dichiarazioni del governatore della BoE sull’austerità? Purtroppo l’UE subisce le conseguenze di un allargamento senza criterio voluto dalla Germania in cui paesi, quelli alleati con la Germania perchè parte della sua area produttiva, contano 1 come gli altri fondatori. Purtroppo la Francia non ha più Mitterand e purtroppo per l’UE la Germania non ha più Kohl. Ma vi sembra normale che paesi come la Lettonia o la Finlandia contino come l’Italia o la Francia, ma per favore.

    • Maurizio Cocucci

      Scusi a quali perdite si riferisce? Per quanto riguarda il debito pubblico della Grecia parte è stato ridotto, il resto è in mano a chi possiede i titoli che includono le stesse cedole all’atto dell’emissione. I prestiti al governo ellenico provengono, come citato nell’articolo, prevalentemente da creditori pubblici non-greci e sono giunti su richiesta di aiuto del governo greco onde evitare l’impossibilità di pagare la differenza (notevole) tra spese ed entrate, quindi non c’è stata alcuna socializzazione di perdite. Per quanto riguarda il settore privato vale lo stesso discorso e sempre nell’articolo è spiegato chiaramente con tanto di dati inclusi che a seguito di una prima fuga dal Paese si è assistito ad un ritorno, in particolare da parte di banche tedesche che assieme a quelle belghe hanno aumentato la loro esposizione. Credo che documentarsi appropriatamente sulla vicenda lasciando perdere le bandiere possa aiutare a comprendere la realtà dei fatti.

  4. marcello

    Anche se anche si guarda la figura 2.1 è chiaro a chi siano serviti i due bailout, su cui anche il giudizio della prof Ardagna è definitivo : Our analysis in this section leads to the conclusion that the May 2010 deal was indeed socially
    inefficient. In the next section, we reach a similar conclusion for the July 2011 bailout.
    La ristrutturazione dell debito è una strada perseguita molte volte, ma in questo caso i costi, come in tutte le opearzioni rischiose sarebbero ricaduti sui sottoscrittori di bond, che invece …

  5. marcello

    rilevo che anche la composizione del debito greco è cambiata dopo i due bailout con le conseguenze in termini di esposizione al rischio o sbaglio?
    Una prima cosa da notare è che, dall’inizio della crisi, la struttura del debito greco è molto cambiata (circa l’80 per cento delle passività finanziarie del governo greco sono costituite oggi da prestiti, contro il 20 per cento nel 2008). Il peso dei creditori pubblici comparato a quello dei creditori privati è aumentato esponenzialmente. Alla fine del 2013, il debito dovuto a creditori pubblici ammontava a 216 miliardi in forma di prestiti UE/Fmi (94 per cento del totale prestiti dovuti a creditori non-greci) e 38 miliardi di titoli detenuti da Bce e banche nazionali (89 per cento del totale titoli detenuti da creditori non-greci).

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