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IL PROBLEMA NON È CHI STAMPA GLI EURO

Ha fatto discutere la proposta dell’ex presidente del Consiglio di far stampare euro dalla Zecca italiana. Ma la Banca d’Italia già stampa le banconote, secondo le richieste delle banche e senza vincoli imposti dalla Bce. Quello che le regole politiche della moneta unica escludono è che la Bce possa accreditare euro a uno stato membro. Il problema allora è come raggiungere un accordo politico per risolvere tre nodi, pur in assenza di un governo dell’Unione Europea: il sistema dei pagamenti, la solvibilità dei governi nazionali e il rilancio della domanda e quindi della crescita.

L’ultima proposta sull’euro dell’ex capo del Governo (battuta paradossale inclusa) e alcuni dei commenti che ne sono seguiti denotano come il funzionamento dell’unione monetaria europea non sia del tutto chiaro ad alcuni dei nostri rappresentanti e a qualche cronista.

GLI EURO ITALIANI

1. La Banca d’Italia stampa e immette in circolazione banconote senza alcun limite fissato dalla Bce. (1) Nelle parole del Consiglio direttivo della Banca centrale, “l’emissione delle banconote in euro non necessita di essere soggetta a limiti quantitativi o di altro tipo, visto che la immissione in circolazione di banconote è un processo indotto dalla domanda”.
In
altre parole, sono le banche a prendere l’iniziativa di richiedere (o restituire) banconote alla Banca d’Italia in relazione alle necessità dei propri clienti, i quali contano di trovarlo disponibile nei bancomat e agli sportelli. La Banca d’Italia stampa i biglietti nel proprio stabilimento e li recapita alle banche che ne fanno richiesta addebitandone il valore sul loro conto presso la stessa Banca d’Italia. (2)

GLI EURO IN FORMA ELETTRONICA

L’euro non è altro che una passività della Bce. Come ogni altra banca centrale, la Bce è sempre in grado di accreditare euro alle proprie banche quando le rifinanzia settimanalmente. Nel caso dell’operazione di rifinanziamento a lungo termine (Ltro) del dicembre e febbraio scorsi, la Bce e le banche centrali nazionali (Banca d’Italia inclusa) hanno accreditato complessivamente sui conti delle banche che ne hanno fatto richiesta circa mille miliardi di euro. Fissare (o meno) l’ammontare che il sistema delle banche centrali è disposto a offrire alle banche è prerogativa del Consiglio direttivo che se ne assume la responsabilità. Nessun limite esterno è imposto alla Bce.
Le regole politiche della moneta unica escludono invece che la Bce possa accreditare euro a uno Stato membro. Anche qui c’è una somiglianza con la Fed, che non è autorizzata a prendere iniziative per risolvere una crisi di solvibilità di uno stato o di una contea. Ma la differenza è che negli Stati Uniti esiste (e in Europa non c’è) uno stato federale che spende dollari direttamente nell’unione e trasferisce fondi al bilancio degli stati nell’ordine delle centinaia di miliardi di dollari l’anno. E, nell’emergenza di un collasso bancario di proporzioni che eccedono il fondo assicurativo, la Federal Reserve garantisce i depositi bancari per le banche dell’unione.

I TRE MOTIVI DEL DISORDINE MONETARIO

Alla luce di queste considerazioni, è utile riaffermare che la vera questione non è quanti euro stampare e dove. Il problema è come raggiungere un accordo politico per risolvere (prima che sia troppo tardi) tre nodi di tipo tecnico, pur in assenza di un governo politico dell’Unione Europea.

a) Il sistema dei pagamenti. È dall’estate scorsa che il mercato interbancario non esiste più. Una banca con liquidità insufficiente non è in grado di ottenere credito dalla banca beneficiaria e il sistema europeo delle banche centrali deve fornire la liquidità necessaria per consentire la regolarità dei pagamenti che imprese e cittadini europei si scambiano ogni giorno attraverso le banche. Con l’operazione di Ltro, la situazione si è temporaneamente normalizzata, fino al cosiddetto “default controllato” della Grecia (il Psi) e alla fuga di depositi da Grecia, Irlanda, Portogallo, Spagna (diretti in Germania e fuori dall’euro). Il motivo per cui i depositanti non si fidano della garanzia dei depositi del proprio paese è chiaro: di fronte a un collasso bancario, gli stati non sarebbero in grado di fornire un’assicurazione credibile dei depositi, né avrebbero l’autorità per chiedere alla Bce di sostituirsi a loro. La soluzione tecnicamente possibile è la creazione di un’unione bancaria, che preveda un sistema centralizzato di supervisione bancaria e di garanzia dei depositi, direttamente o indirettamente garantita dalla Bce.
b) La solvibilità dei governi nazionali. Ogni governo nazionale entrato nell’euro lo ha fatto ridenominando in euro il proprio debito pubblico e al contempo rinunciando a qualsiasi forma di rifinanziamento, diretta o indiretta, da parte della banca centrale. (3)

Ciò significa che ogni stato membro dell’euro è potenzialmente a rischio di insolvenza.
In assenza di una struttura politico-istituzionale del tipo di quella degli Stati Uniti, la soluzione tecnicamente possibile è che la Bce garantisca il debito pubblico di tutti gli stati membri. Non è questo che si fa negli Stati Uniti, dove la Federal Reserve non garantisce affatto il debito dei singoli stati. Ma la peculiarità europea è che i livelli di debito dei paesi al momento dell’ingresso nell’euro erano tutti più elevati di quanto il mercato può tollerare nei confronti di stati privati di sovranità monetaria. Abbiamo chiesto alla solvibilità degli stati l’impossibile. Fin dall’inizio.
Il problema di una garanzia della Bce è che una soluzione di questo tipo produce un gigantesco problema di moral hazard, in cui ciascuno stato si sente libero da vincoli potendo scaricare i costi sugli altri. E occorre quindi una qualche regola capestro: ad esempio, introducendo la sanzione per cui ogni nuovo debito da parte di chi viola il patto fiscale non è più garantito.

c) Il rilancio della domanda e quindi della crescita. L’austerità mantiene l’area dell’euro ben al di sotto della capacità produttiva resa possibile dal know-how tecnologico, dalle eccellenze, dalle risorse umane, e mette in ginocchio le imprese e il loro merito di credito, assestando ulteriori colpi ai bilanci bancari e alla crisi finanziaria. In Italia, lo ha ricordato il governatore Visco, la pressione fiscale ha raggiunto livelli non compatibili con la crescita. E la cronaca ci ricorda ogni giorno il dramma dei disoccupati e degli imprenditori sul lastrico. La soluzione tecnicamente possibile è quella di allentare per tutti i vincoli sui bilanci pubblici, ma ciò richiede che sia stato prima risolto il problema della solvibilità dei debiti pubblici.

Le soluzioni sono ormai sul tavolo. La proposta del governo spagnolo per una nuova autorità fiscale europea è un passo nella direzione giusta. La sfida, come ha affermato Mario Draghi, è quella di rendere l’unione monetaria sostenibile. Ed è la politica a dover decidere che futuro dare ai giovani europei. Abituati da sempre a muoversi nell’Unione senza passaporto e senza cambiare moneta, non immaginano il proprio futuro in un continente diviso. Alla politica di oggi il compito di non deluderli.

(1) Il Consiglio direttivo della Bce impone invece un tetto alla produzione annua di monete metalliche da parte dello stato italiano (e degli altri sedici paesi che fanno parte dell’euro).
(2) Capita anche che alcune banche centrali si riforniscano da aziende private, e tra i fornitori c’è anche un’azienda inglese.
(3) Si può descrivere questo processo come la trasformazione degli Stati da “creatori” a “utilizzatori” di moneta di Stato.

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11 commenti

  1. Giuseppe Palermo

    Nessuno, dico nessuno, ha veramente capito quale fosse l’intenzione di Silvio. L’idea gliel’aveva data l’amico Putin in uno degli ultimi incontri. Non so quanti sanno che l’Unione Sovietica, ai tempi di Stalin stampò dollari, ovviamente falsi. Ecco, l’idea era quella di stampare euro, per fregare come si meritano Sarkozy e la Merkel, ma – e qui sta l’astuzia – bisognava farlo di nascosto. Altro che accordi con la Bce e accreditamenti, come ci spiega Terzi! Certo sono cose che, se si fanno, non si vanno a raccontare prima. Ma Silvio è fatto così, non ha saputo resistere, e l’ha detto un po’ in giro. E così anche questa bella occasione, sempre per colpa dei giornalisti, è sfumata. Peccato.

  2. Salvatore

    Perchè dovremmo dare peso alle parole di un signore che ha dichiarato Ruby nipote di Mubarak?

  3. Giorgio A.

    Non mi pare che l’autore sia stato molto chiaro su un punto importante: la FED (così come la Banca d’Inghilterra), a differenza della BCE, può monetizzare il debito pubblico sottoscrivendolo sul mercato primario. Questo permette di impedire il default dello Stato, che invece, come scrive l’autore stesso, in Europa è ridotto a mero utilizzatore della moneta di… Stato! Siamo alla completa rinuncia della sovranità monetaria da parte dello Stato e quindi del popolo. La questione delle banconote è poi di lana caprina: a parte che è solo da un anno e mezzo che le banche centrali nazionali possono emetterne quanto necessario, c’è da dire che il circolante è un’inezia di fronte al totale della massa monetaria. “Stampare” moneta non significa solo far girare fisicamente le rotative, ma più in senso lato poter creare massa monetaria, cosa che in UE può fare, in numeri consistenti, la sola BCE.

  4. Marco1981ita

    Ma il problema è proprio questo: “addebitandone il valore sul loro conto presso la stessa Banca d’Italia”. Berlusconi intendeva stampare moneta senza contropartita. La sua analisi è fallata.

  5. andreag.

    C’è un fraintendimento: circolante sono le banconote stampate fisicamente da Bce e messe in circolazione dalle Bcn a seconda della domanda, altra cosa sono gli aggregati monetari che comprendono il circolante (o base monetaria o M0) ma comprendono – in 3 distinti aggregati, dal più liquido al meno liquido – anche depositi in conto corrente, time deposit e obbligazioni a breve termine, per esempio. Non tutto quello che è circolante, perchè la grandezza monetaria aumenta in base al c.d..
    Ovviamente solo la quantità di circolante dipende da scelte della BCE, mentre gli aggregati variano in funzione di parametri del sistema economico e finanziario, per questo sono attentamente monitorati da BCE per valutare l’andamento delle variabili economiche (per esempio M1 ha diretto riflesso sull’inflazione) .Quello che l’articolo non chiarisce ma io credo sia così è che questa possibilità lasciata alle BCN di stampare moneta NON riguarda la possibilità di aumentare a tempo indeterminato la quantità di base monetaria,bensì le esigenze di tesoreria a brevissima scadenza delle banche, perciò è circolante che poi rientra con la scadenza o/n di questi prestiti.

  6. elena

    Osservo che nessuno in italia ha il coraggio di criticare il divorzio tra banca d’Italia e tesoro. Se non ci fosse stato oggi il debito pubblico italiano sarebbe almeno la metà. L’altra follia è stata quella di mettere i titoli sul mercato internazionale. Tutto questo in nome della ideologia liberista. Il popolo deve sempre andare al macello in nome delle ideologie.

  7. Piero

    L’Italia in questo momento è un’auto in corsa senza il pilota, alla fine succede l’incidente. Non ho mai visto accadere una cosa del genere, i parlamentari se sono consi di tale situazione, sono dei pazzi, se non hanno capito il problema che ci stanno a fare. Dobbiamo avere una guida politica con le elezioni subito, il tempo di sciogliere le camere, in alternativa un governo politico con ministri politici subito PD insieme a Pdl, basta con i tecnici hanno fallito pienamente la missione, non vi può essere una lite tra tecnici, vedi Passera e Grilli, tutto ciò a scapito degli italiani, stanno chiudendo mille imprese al giorno per l’incapacità del governo sia in sede nazionale che europea, il tempo è finito.

  8. umberto

    Alcuni lo dicono da tempo : l’aspetto più crtitico è l’impossibiltà della BCE di garantire i debiti sovrani dei Paesi in difficoltà . Se tale scoglio normativo non viene presto superato, l’Unione monetaria non resisterà. Naturalmente la Germania ha ragione a chiedere delle condizioni vuncolanti per i sostegni, ma questi sono indispensabili ed urgenti.

  9. Piero

    D’accordo con Umberto, ma se la Bce acquista i titoli sul mercato l’operazione è possibile anche oggi, fino ad oggi la Bce ha proceduto all’acquisto dei titoli solo in casi eccezionali che nell’ultimo anno sono divenuti ordinari, vedi 2011 ( circa 500 mld tra Italia, Grecia e Spagna, ecc). Lo sbaglio della bce e’ quello di procedere solo con l’emergenza e non con una strategia, se nel 2011 avrebbe annunciato una politica di acquisto nel mercato di titoli statali dei paesi euro di 500 mld all’anno per circa dieci anni (di fatto avrebbe acquistato il 50% dei debiti paesi euro in dieci anni), la speculazione non avrebbe mai attaccato gli stati combinando il casino attuale sulle banche e sulle imprese, non sarebbe servita nemmeno l’operazione di 1000 miliardi per le banche. Ci dobbiamo chiedere perché la Bce non ha fatto la cosa giusta, ma ha fatto una cosa sbagliata che non è servita a niente? Non penso che sono ignoranti, ma che è una volontà della Germania di volere piegare le economie mediterranee verso i loro comportamenti che loro ritengono corretti.

  10. Marco Orani

    Una garanzia é possibile ma solleva un gigantesco problema di “moral hazard”. Ma la sola soluzione tecnica che puo’ funzionare é una garanzia altrimenti l’Italia , e la Spagna; diventeranno non solvibili. Non é questione di fondamentali , é questione di dinamiche di mercato che si autoalimentano. Si veda De Grauwe: “selffulfilling crises in the Eurozone: an empirical text”. Il problema é quindi come garantire il debito (acquisti sul mercato secondario o un veicolo speciale) limitando il “moral hazard” Si puo’ pensare a un unione fiscale , a garantire certe emissioni , in funzione di criteri predefiniti (ma una volta che un bond é garantito questa garanzia non deve essere revocabile). L’alternativa é semplicemente il disfacimento dell’area euro e una depressione epocale. .

  11. Paolo F

    Io non riesco a capire il perché banche private (perché la bce è controllata dalle banche private) si arrogano la proprieta della moneta e la prestano agli stati. Questo sistema poteva avere senso quando la moneta era pagabile a vista al portatore, in quanto esisteva dell’oro a garanzia della moneta. Ma oggi, che non esiste più una copertura aurea, la moneta dovrebbe essere un mezzo, ha un valore perche’ viene accettata dallo stato e dai suoi cittadini!!! Ma come può uno stato accettare di prendere in prestito un pezzo di carta senza valore, attribuirgli un valore e restituirlo con gli interessi? Come fanno gli stati a restituire gli interessi se non sono stati stampati? Forse svendendo patrimonio dello stato?! E infine come può uno stato restituire tutta la moneta presa in prestito? O meglio, se tutta la moneta è stata presa in prestito e va restituita azzerando il debito pubblico come può funzionare l’economia senza moneta? Il sistema ha funzionato perchè fino ad oggi gli stati hanno continuato a indebitarsi di carta senza pensare che un giorno avrebbero dovuto restituirla!

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