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L’IMMIGRATO VA, I CONTRIBUTI RESTANO

Vuoi per la crisi, vuoi per una legge sull’immigrazione restrittiva, non sono pochi i lavoratori stranieri che abbandonano l’Italia per tornare nel loro paese natale. Ma che succede ai contributi versati all’Inps? Se esistono accordi bilaterali tra il nostro e lo Stato di origine, il lavoratore non li perde e a sessantacinque anni ha diritto a richiedere il trattamento dovuto. Un diritto di cui non è sempre a conoscenza. Se poi le intese non ci sono, lo straniero perde tutti i contributi versati, che rimangono nelle casse Inps. Per essere redistribuiti tra i lavoratori italiani.

Negli ultimi tempi è iniziato un nuovo fenomeno che riguarda gli stranieri che da anni vivono in Italia: per motivi legati alla crisi economica e a una legge sull’immigrazione restrittiva, molti di loro cominciano a tornare nei loro paesi d’origine. Si tratta di migliaia di persone che lavoravano in Italia e erano iscritte regolarmente all’Inps. Viene quindi spontaneo chiedersi: ora che queste persone fanno ritorno nel proprio Paese, che fine faranno i contributi da loro versati nelle casse dell’ente statale?

PENSIONI ITALIANE CON IL CONTRIBUTO DEGLI IMMIGRATI

Forse conviene fare pochi passi alla volta, partendo innanzitutto dalla situazione pensionistica italiana con dati relativi al 2009.
Nonostante la spesa pensionistica sia aumentata, la gestione finanziaria di competenza ha comunque evidenziato un saldo attivo di 7.961 milioni di euro, quale differenza tra 276.643 milioni di entrate e 268.682 milioni di euro di uscite. (1) Questo è dovuto soprattutto a determinati elementi che hanno influito sulle entrate, portando a un loro consistente aumento: sicuramente una più dura lotta all’evasione ha dato i suoi frutti, ma la maggior parte dei nuovi introiti è riconducibile ai flussi di lavoratori immigrati, che versano contributi nelle casse dell’Inps e diventano così una nuova risorsa per il nostro paese.
Nonostante la crisi economica del 2008, l’immigrazione non è rallentata: alla fine dello stesso anno i residenti di origine straniera erano 3.891.295 e, contando anche le presenze regolari non ancora registrate, si arriva a circa 4.330.000 persone, cioè il 7,2 per cento dell’intera popolazione italiana.
All’inizio del 2009 i lavoratori extracomunitari assicurati all’Inps, con almeno un versamento contributivo entro l’anno, erano 1.569.396, che complessivamente hanno versato contributi per un importo totale di 6.260,8 milioni di euro, pari a circa il 4,2 per cento delle entrate contributive totali versate nelle casse dell’Istituto, a cui andranno poi aggiunti i contributi versati dai prestatori di lavoro domestico come badanti e colf, regolarizzati nell’estate del 2009.
Sul lato delle spese troviamo invece il pagamento di 294.025 trattamenti pensionistici erogati a persone nate all’estero, per un totale di circa 2.500 milioni di cui 212 pagati all’estero. Già da queste cifre notiamo il notevole apporto portato dall’immigrazione rispetto all’equilibrio finanziario del sistema previdenziale.
Il punto centrale della discussione, però, è capire cosa succede quando una persona straniera, dopo anni di lavoro e di relativi contributi pagati in Italia, decide o si trova costretto a tornare nel proprio paese.
Nel caso in cui il paese natale in cui l’immigrato fa ritorno abbia stipulato accordi bilaterali con l’Italia, la persona non perde i contributi versati, ma, all’età di sessantacinque anni, ha diritto a richiedere il trattamento dovuto; questa è la norma generale, ma spesso l’immigrato non è a conoscenza dei propri diritti riguardo alla pensione e di conseguenza non ne fa richiesta. Invece, nel caso in cui non siano presenti accordi tra i due Stati, lo straniero perderebbe tutti i contributi versati che rimarrebbero nelle casse Inps e che verranno poi redistribuiti sotto forma di trattamenti pensionistici ai cittadini italiani.
Questo favorisce la sostenibilità di lungo periodo, generando però un’inedita redistribuzione delle risorse che occorre mettere in luce.

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(1) Tutti i dati sono ripresi dal Rapporto annuale Inps – 2009

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  1. M.D.

    Sarebbe più utile restituire i soldi versati all’Inps dagli immigrati quando lasciano il territorio italiano “definitivamente”. Questo potrebbe fungere come incoraggio al rientro nei casi di fallimento del progetto migratorio o di crisi economica, rendendo questa scelta meno traumatica e più sopportabile. In alternativa con i soldi accumulati dai contribuenti stranieri che non sono riscossi sotto forma di pensione, si potrebbero finanziare programmi di aiuto al rientro o di micro credito per progetti da realizzare nel paese d’origine, invece di ridistribuirli tra i pensionati italiani. In altre parole questi soldi appartengono ai migranti ed è giusto che siano loro a goderne i benefici.

    • EB

      Esattamente ben si distingue la giustizia dall’ingiustizia esattamente ma dio esiste e vede tutte le cose anche una foglia che si stacca in un posto remoto non sufugge alla sua percezione . su un libro di 1400 anni ce scritto che i popoli corrotti verrano governati dai corruttori questo e un esempio di quei pasi corrotti e ingiusti

  2. Giorgio

    Mi sembra che occorra ricordare che il meccanismo che descrivete è stato deliberatamente introdotto qualche anno fa con lo scopo neanche tanto nascosto di sostenere i conti dell’Inps a spese dei lavoratori stranieri. Precedentemente infatti il lavoratore straniero che avesse deciso di lasciare l’Italia definitivamente aveva il diritto alla restituzione dei contributi versati. Per quanto riguarda i lavoratori di paesi che non hanno accordi con l’Italia tempo fa, se non ricordo male quello che ho letto, l’Inps ha comunicato con una lettera personalizzata che comunque il lavoratore avrebbe avuto diritto ad una pensione calcolata con il metodo contributivo sulla base dei contributi versati. La lettera conteneva anche il calcolo della pensione per il singolo lavoratore al momento della sua spedizione. Siete sicuri che il diritto a questa pensione non sia riconosciuto al lavoratore straniero in assenza di un accordo bilaterale? Cordiali saluti.

  3. Lc

    Infatti è per questo che molti preferiscono lavorare in nero Se non possono avere indietro i contributi, perchè versarli?

  4. Massimo

    Per anni i sindacati e i partiti , soprattutto di sinistra , ci hanno detto che gli immigrati pagheranno le nostre pensioni. Oggi questo progetto si sta realizzando. Loro vanno e i contributi vengono rubati dallo Stato italiano che li usa per pagare le nostre pensioni. I sindacati , coerentemente dormono.

  5. Francesco Santodirocco

    Tra le mie vecchie foto in Africa,mi è capitata recentemente tra le mani, una fatta in Tanzania :erano le colonnine in cemento per legare gli schiavi prima dell’imbarco e mi sono detto : a quel tempo li andavamo a prendere a forza,ora vengono loro da noi e noi che facciamo?o li rigettiamo a mare o li trattiamo quasi da animali,come sono cambiati i tempi !!Lo status di immigrato con tutte le problematiche che ne derivano se non basato su leggi civili,su strutture civili, e con coortdinamento unico sarà una nostra vergogna continua. Un Ministero ad hoc, dovrebbe sovraintendere i diritti ed i doveri degli immigrati,compresi i diritti pensionistici…..ma forse è pura utopia!

  6. AM

    Anche molti lavoratori italiani hanno perso e perdono i contributi. Mi figlio ha lavorato alcuni anni in Spagna e non riesce a recuperare i contributi versati., malgrado gli accordi fra i 2 paesi. Serviranno a migliorare forse le pensioni spagnole. Anche i pensionati italiani che continuano a lavorare come autonomi non in nero per arrotondare le magre pensioni pagano i contributi INPS, ma probabilmente non rivedranno più i contributi versati.

  7. jean

    La sfortuna di tanti potrebbe trasformarsi nella fortuna di qualcuno !?

  8. EB

    Esattamente M.D e propio cosi ma e una cosa di principio (Religioso) oserei dire parte dal profondo dellanima la giustizia ben si distingue la giustizia dall’ingiustizia

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