Privo di una maggioranza parlamentare omogenea, sull’immigrazione il governo Monti si limita a prospettare una generica revisione del Testo unico in materia. Invece servirebbe un ben più profondo ripensamento di tutte le norme che regolano non solo l’arrivo in Italia dei lavoratori stranieri, ma anche la permanenza dei migranti nel nostro territorio, a cominciare dalla legge sulla cittadinanza. In ogni caso, nella nozione di integrazione dovrebbero ricadere tutti i processi che facilitano l’alleanza tra l’immigrato e il paese che lo ospita. Un elenco di misure auspicabili.

L’agenda del governo Monti contiene un breve paragrafo dedicato all’immigrazione.

UN TESTO UNICO DA RIVEDERE

Nella prima parte vi sono elencate le (poche) cose fatte. Per lo più si tratta dell’attuazione di pendenze lasciate in eredità dal precedente governo, come l’accordo di integrazione e il recepimento di alcune direttive europee. C’è anche la mini-riforma relativa al rinnovo del permesso di soggiorno per il lavoratore che abbia perso il lavoro, con un anno di disoccupazione garantita, ulteriori prolungamenti del soggiorno in presenza di misure a sostegno del reddito o di disponibilità di altri mezzi di sostentamento di fonte lecita. C’è infine, nascosta nel decreto legislativo in materia di sanzioni contro i datori di lavoro che impiegano illegalmente lavoratori stranieri, la regolarizzazione transitoria di rapporti di lavoro irregolari.
La seconda parte del paragrafo elenca le cose in programma. Privo di una maggioranza parlamentare compatta, il governo Monti si limita a prospettare una “revisione del Testo unico delle norme riguardanti la disciplina dell’immigrazione e la condizione dello straniero nella parte concernente l’integrazione”.
Quel Testo unico avrebbe bisogno di una revisione ben più estesa: dovrebbe essere rivista drasticamente la parte relativa ai meccanismi di ingresso per lavoro, col superamento della finzione della chiamata, da parte di datori di lavoro residenti in Italia, di lavoratori residenti all’estero e, per ciò stesso, sconosciuti ai datori di lavoro. Come spiegato più in dettaglio nella scheda che accompagna questo articolo, poi, meriterebbe di essere profondamente riformata anche la legge sulla cittadinanza, con la previsione di forme di acquisizione automatica per il minore straniero che abbia le proprie radici sociali in Italia.
Anche una revisione ristretta al capitolo dell’integrazione, però, potrebbe rendere un buon servizio all’Italia e agli stranieri che ci vivono, a condizione di far ricadere nella nozione di integrazione tutti i processi che facilitano l’alleanza tra l’immigrato e il paese che lo ospita. Rimando alla scheda per un elenco delle misure che potrebbero essere adottate; per ciascuna viene specificato se si tratti di provvedimenti legislativi o se bastino semplici atti amministrativi.

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