I contributi di Solow sono stati fondamentali: hanno segnato la macroeconomia della crescita per settant’anni e gettato le basi per i successivi sviluppi. Premio Nobel nel 1987, ha saputo coniugare il rigore scientifico con l’impegno nelle istituzioni.
Quando tutti si preparavano a un ulteriore rinvio, su spinta dell’asse franco-tedesco è arrivato l’accordo sul nuovo Patto di stabilità e crescita. Rispetto alla proposta originaria della Commissione, prevede regole più complicate e non del tutto coerenti fra loro. Ma i paesi ad alto debito, come l’Italia, ottengono un periodo di tregua di tre anni, lasciando a governi futuri il peso degli aggiustamenti più gravosi. Il Parlamento ha votato contro la ratifica del Mes, unico paese dell’area euro. Le ragioni addotte appaiono pretestuose e la decisione sembra più dovuta a una ritorsione per i contenuti del nuovo Patto di stabilità. Ma oltre a isolarci in Europa, rinunciamo così a un’assicurazione preziosa per il nostro sistema bancario. Prevista dalla legge di bilancio, la modifica alle modalità di maturazione della quota retributiva della pensione dei medici e di altre tre categorie di lavoratori avrebbe eliminato un privilegio e permesso risparmi di spesa. Si è scontrata però con la storica difficoltà di incidere sui “diritti acquisiti”, convincendo il governo a una parziale marcia indietro. D’altra parte, il nostro sistema pensionistico continua a soffrire della mancanza di un meccanismo di perequazione coordinato coi coefficienti di trasformazione. Le risorse per una perequazione corretta possono arrivare solo da una più alta età media al pensionamento. Sul futuro di tutto il nostro welfare incombe l’inverno demografico. Una simulazione per i prossimi sessant’anni mostra come la diversa intensità territoriale del calo e dell’invecchiamento della popolazione cambierà la distribuzione regionale delle risorse per la sanità pubblica. Nel corso della pandemia è aumentato il risparmio delle famiglie italiane. Queste risorse hanno alimentato una ripresa dei consumi che potrebbe però esaurirsi presto, visto che a spendere sono soprattutto le famiglie ad alto reddito, che hanno una minore propensione al consumo.
Il Convegno annuale de lavoce.info del 14 dicembre è stato dedicato a “L’economia alla prova delle crisi geopolitiche”. Chi non avesse potuto partecipare all’evento, trova qui la registrazione dell’intero Convegno e qui le slides proposte dai relatori.
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“Ci mettiamo lavoce” è il nuovo podcast de lavoce.info. L’obiettivo dell’iniziativa è tracciare un bilancio del primo anno del governo Meloni alla luce delle promesse fatte in campagna elettorale. Nelle nove puntate del podcast, che si può ascoltare su tutte le principali app per i podcast e sul nostro sito, ci siamo occupati di attuazione del Pnrr, istruzione, lotta alla povertà, presidenzialismo e riforme istituzionali, flat tax, lavoro povero, occupazione femminile, riforma del Patto di stabilità e crescita, immigrazione. Tutti gli episodi sono disponibili qui.
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Rispetto alla proposta originaria della Commissione, l’accordo sul nuovo Patto di stabilità non semplifica le regole e prevede vincoli più rigidi e uniformi, con il rischio di generare una spinta deflattiva per l’intera area. Le conseguenze per l’Italia.
Con il no del Parlamento alla ratifica delle modifiche al Mes, l’Italia resta isolata in Europa e il nostro sistema bancario privo di un’assicurazione. La via d’uscita potrebbe essere una proposta sul vero punto critico del Meccanismo: la sua governance.
La riforma delle pensioni dei medici e di altre tre categorie produrrebbe risparmi non indifferenti per la finanza pubblica. Ma toccare i diritti acquisiti provoca reazioni. Così il governo ha scelto di continuare ad agire sui requisiti di uscita.
I mutamenti demografici previsti nei prossimi decenni avranno effetti dirompenti sul nostro sistema di welfare. Per la sanità le conseguenze sulla distribuzione delle risorse non saranno uguali per tutte le regioni: il Nord guadagna a scapito del Sud.
La pandemia ha ridotto i consumi delle famiglie, favorendo il risparmio, soprattutto nei nuclei più abbienti. Oggi è questa fascia che sostiene la spesa, spesso con consumi legati al tempo libero. Finito a giugno il contributo delle altre famiglie.
Pur di fare cassa, i governi continuano a calpestare i criteri che la perequazione delle pensioni deve rispettare. Le risorse devono arrivare da un’età media al pensionamento più consona al paese col maggior quoziente di dipendenza old age nell’Ocse.
È un tema di grande attualità il rapporto tra economia e geopolitica, che è stato al centro del Convegno annuale de lavoce.info. Se gli studi più recenti riconoscono che le tensioni internazionali hanno una forte influenza sull’economia e sulla finanza, più difficile è trasformare questa consapevolezza in puntuali previsioni economiche. Ottimisti e pessimisti si scontrano sui risultati di Cop28. L’accordo raggiunto, seppure incompleto, andrebbe letto alla luce della difficoltà di trovare un punto di convergenza tra i 197 stati che partecipano alla Conferenza. Per affrontare le problematiche legate al clima, le Cop restano un tavolo di discussione irrinunciabile. L’analisi costi-benefici per il Ponte sullo Stretto di Messina arriva dopo che la decisione politica di costruirlo è già stata presa. Un paradosso, che si rivela ancora più grave perché i numeri indicano che si tratta di un’opera di interesse locale e non nazionale o men che meno europeo, i cui costi graveranno sui contribuenti italiani. Quali effetti hanno avuto sull’occupazione la crisi energetica e il riaccendersi dell’inflazione? La dinamica dei posti di lavoro non sembra averne risentito, neanche nelle imprese energivore e gasivore. Anche il ricorso alla cassa integrazione è rimasto su livelli pre-pandemia.
Il Convegno annuale de lavoce.info del 14 dicembre è stato dedicato a “L’economia alla prova delle crisi geopolitiche”. Chi non avesse potuto partecipare all’evento, trova qui la registrazione dell’intero Convegno e qui le slides proposte dai relatori.
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È difficile fare previsioni economiche in tempi di forte incertezza geopolitica. L’ultimo esempio sono le stime di crescita negative dello scorso anno per i paesi coinvolti nella crisi ucraina. Ma anche l’ottimismo di oggi rischia di rivelarsi eccessivo.