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Politiche attive del lavoro troppo lente per fare Gol

La legge di bilancio contiene misure positive per il sostegno all’incontro fra domanda e offerta di lavoro, riprendendo strumenti previsti dal Jobs act. Ma la macchina si mette in moto troppo tardi e troppo lentamente rispetto a un’emergenza drammatica.

Il Punto

Dopo la ripartenza non si escludono nuovi picchi di contagio. In tal caso, anziché richiudere regioni intere, si possono circoscrivere gruppi di comuni definiti in base alla mobilità dei lavoratori. Nasce un fondo presso la Cassa depositi e prestiti per aiutare le imprese da 50 milioni di fatturato in sù. Vediamo quali conseguenze potrà avere nel lungo periodo questo intervento dello stato.
Già all’inizio dell’emergenza coronavirus, un quarto degli italiani ha fatto una donazione a un ente non profit. Molte organizzazioni ne hanno beneficiato, a scapito però di altre.
C’è un indice che misura l’incertezza economica e politica. Si chiama Eurq e dallo scoppio della pandemia è schizzato alle stelle. E l’incertezza sul futuro, causata non dal Covid-19 ma dal calo di garanzie previsto nel Jobs act ha scoraggiato le giovani coppie dall’avere figli. Abbiamo 320 mila imprese con oltre 700 mila addetti che fanno capo a stranieri. Di dimensioni micro e piccole, ma con una forte vocazione all’export.
È l’ora della carbon tax? Secondo i suoi sostenitori, le condizioni sono perfette. A partire dal fatto che graverebbe su combustibili fossili con prezzi così bassi come non si era mai visto.

Anche il Jobs act influenza le scelte di maternità

Una maggiore incertezza sulle prospettive occupazionali si traduce in un minor numero di figli. Lo mostra uno studio sugli effetti del Jobs act sulle decisioni di fertilità delle lavoratrici. È un campanello d’allarme per un paese dalla bassa natalità.

Perché la cassa in deroga è finita in un pasticcio

Nell’emergenza economica la cassa integrazione in deroga è uno strumento utile per dare un sostegno ai lavoratori. Ma procedure complesse e farraginose producono gravi ritardi nell’erogazione. Per cambiare serve più coraggio degli amministratori pubblici.

Il dibattito tra i giuslavoristi sulla job property

La Cassazione e il Jobs act

La recente sentenza della Corte Suprema sui licenziamenti ingiustificati conferma un principio in sé ovvio. Ma l’applicazione di questo principio nel caso concreto sembra indicare il persistere di una “fronda giudiziale” contro la riforma dei licenziamenti del 2012-2015.

Lavoro: l’Italia ritorna in mezzo al guado

La sentenza della Corte costituzionale sulla nuova disciplina dei licenziamenti, pur non spostando i limiti minimo e massimo dell’indennizzo giudiziale, ne aumenta l’imprevedibilità. E contribuisce con il decreto dignità a ridare un carattere peculiare di volatilità alla normativa in materia.

Il Punto

Dopo il “decreto dignità” di quest’estate, ci mancava una sentenza della Consulta sul Jobs Act per far tornare una forte incertezza (con aumento del contenzioso) sui licenziamenti per motivi economici o disciplinari. Nei fatti, un disincentivo a investire in Italia.
Il governo partorisce l’attesa Nota di aggiornamento al Def 2018, con redditi gratis per tanti fortunati, un aumento di spesa pubblica e il deficit al 2,4 per cento del Pil per tre anni. Anche stavolta manca la spending review su cui in passato abbiamo sentito tante parole e pochi fatti. Intanto, per fare cassa – in linea con altri esecutivi del passato – anche il governo “del cambiamento” pensa ad una “pace fiscale”: presentata come una sanatoria riservata a chi non è ricco e ha commesso veniali peccati fiscali. Ma invece – chiamandola con il suo nome – sarà un condono. Mentre il reddito di cittadinanza solo agli italiani solleverà questioni legali in Europa. Perché chi viene da paesi Ue (oltre 1,6 milioni) ha tutti i diritti degli italiani. E chi viene da altre nazioni e ha un permesso di soggiorno di lungo periodo (2,3 milioni) beneficia del nostro welfare a pieno titolo.
Vale la pena studiare per trovare lavoro? Sì, anche se rispetto ad altri paesi Ocse la probabilità di essere assunti non aumenta significativamente con il titolo di studio. E la fuga di cervelli dal nostro paese c’è perché qui l’istruzione non rende abbastanza. D’altronde per il ministro Salvini (che per parte sua all’università non è arrivato in fondo) la ricetta per non far scappare i giovani all’estero è agevolare i pensionamenti: 400 mila fuori dal mondo del lavoro, 400 mila nuovi assunti, sostiene. Nel ragionamento manca qualche nesso logico, come spiega il fact-checking de lavoce.info.
Rupert Murdoch esce dalle televisioni, dove è stato a lungo protagonista, con la vendita di Fox alla Disney e Sky a Comcast. Si apre un nuovo capitolo dei vorticosi cambi di assetti proprietari, tecnologici e di mercato dei grandi operatori telco, tv e internet. E non finisce qui: altri cambiamenti prossimamente su questo sito.

Tre questioni intorno al decreto dignità*

Quanti lavoratori saranno interessati dalle novità previste per il tempo determinato nel decreto dignità? E con quali effetti possibili? E va anche compreso come la nuova normativa si inserisce nella storia lunga della regolazione del mercato del lavoro.

Nuovo governo: sul lavoro non si cambia (o quasi)

Nonostante un piccolo emendamento dell’ultima ora che inserisce una pennellata polemica nei confronti della riforma voluta dal Pd, sulla politica del lavoro il “contratto” M5s-Lega è in sostanziale continuità con le tendenze dell’ultimo ventennio.

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