Il ritardo economico del Sud è un freno alla crescita generale e un’importante fonte di disuguaglianza del nostro paese. Il Pnrr offre però l’occasione per un deciso miglioramento delle prospettive di sviluppo. Lo spiega un rapporto della Banca d’Italia.
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La prima ondata della pandemia ha avuto conseguenze più gravi sul reddito dei paesi del Sud Europa e per i lavoratori più fragili. Si rafforza così il doppio divario che caratterizza l’Europa di oggi e che la allontana dal suo modello sociale.
Gli atenei del Sud patiscono un calo di iscritti legato a ragioni demografiche e una carenza di risorse dovuta alla minore capacità contributiva degli studenti. Con più fondi si potrebbero attenuare i divari con il Nord, incentivando i miglioramenti.
I nuovi dati pubblicati da Istat mostrano una sostanziale stabilità dell’incidenza della povertà assoluta, che maschera però forti disuguaglianze: la povertà è infatti cresciuta al Sud, tra i minori e tra le famiglie numerose e di stranieri, mentre è calata al Nord.
Gli italiani del Sud non sono meno propensi a pagare le imposte di quelli del Nord, a parità di condizioni. L’aumento della spesa pubblica, però, li preoccupa meno. È dunque il rapporto tra stato e cittadini che va migliorato, soprattutto nel Meridione.
La pandemia ha colpito le economie locali in modo diseguale. E con una geografia inaspettata. Non è nelle zone storicamente considerate vulnerabili che l’occupazione scende di più e neanche nei territori dove l’emergenza sanitaria è stata più grave.
Nella prima ondata, il coronavirus è stato meno letale nei comuni dove il livello di istruzione è più alto. Forse in quelle zone le persone si sono protette meglio perché in grado di valutare l’attendibilità delle informazioni in circolazione.
Si dice spesso che ci sono due Italie: il Centro-Nord, più industrializzato e ricco, e il Sud, più povero e caratterizzato da bassa crescita. Ma la geografia della disuguaglianza di reddito è molto più complessa, come mostrano i risultati di uno studio.
La riforma del catasto mira ad assegnare agli immobili un valore patrimoniale in linea con i valori di mercato, con l’introduzione di meccanismi di adeguamento periodico. Non tutti sono d’accordo. Ecco chi ha interesse a mantenere le cose come stanno.