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Categoria: La parola ai numeri Pagina 22 di 30

Se le esportazioni non bastano più

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Fonte: Istat
Il grafico mostra l’evoluzione nel tempo dei contributi alla crescita proveniente dalle varie componenti del Pil dal 2010 ad oggi. Il contributo alla crescita del Pil della variabile X si calcola come il prodotto della crescita in punti percentuali della variabile X per la quota della variabile X sul Pil. Il grafico mostra chiaramente come la ripresa tra la seconda metà del 2009 sia stata trainata dal contributo della domanda estera netta, che però diminuisce nel corso del tempo, fino a diventare negativo nel primo trimestre 2013.

287 miliardi di euro

Il primo trimestre 2013 e’ il settimo trimestre consecutivo nel quale il Pil del Paese risulta in calo. Una contrazione della ricchezza nazionale cosi’ prolungata nel tempo non si era mai verificata prima. Non solo, ma l’attuale fase di contrazione e’ la seconda fase recessiva di una crisi iniziata sei anni fa.

L’andamento del Pil

Aggiorniamo il grafico dell’andamento del Prodotto interno lordo includendo gli ultimi dati Istat. Il grafico mostra i dati relativi al livello del Pil trimestrale a valori concatenati (ossia depurati dall’inflazione) e destagionalizzati (depurati per l’effetto di calendario).

Quanto è la spesa militare italiana?

Molto si è discusso a proposito della spesa militare in Italia. In particolare rispetto all’annosa vicenda del acquisto di 90 caccia bombardieri F-35. In un periodo segnato da vincoli di bilancio estremamente stringenti e la necessità di trovare risorse per finanziare programmi mirati al sostegno della crescita, pare opportuno tornare su questo punto per fornire qualche numero riguardo la spesa militare italiana.

Viceministri e sottosegretari

Analisi sintetica dei viceministri e sottosegretari del Governo Letta.

6 milioni senza lavoro

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Rigore ai bilanci del calcio

Peggiora la situazione finanziaria delle squadre di serie A italiane. Se fossero normali imprese private molte di loro avrebbero già portato i libri in tribunale. Le misure di contenimento dei costi sono insufficienti e soprattutto non accompagnate da un aumento e da una diversificazione dei ricavi. Nel frattempo i vertici del calcio, sotto i quali si è prodotto il dissesto, vengono riconfermati. Da solo il sistema non è in grado di autoriformarsi.

Rinnovabili e crescita

La crescita di energia prodotta con fonti rinnovabili, tanto rapida quanto non prevista, sta generando tanto clamore, specie tra gli addetti ai lavori. Le rinnovabili infatti sono accusate di guadagnare spazio a discapito delle altre fonti.
sileo cusumano
Il grafico mostra la produzione mensile espressa in GWh di energia da idroelettrico, da fotovoltaico più eolico e la quota di produzione delle fonti rinnovabili (idroelettrica, geotermoelettrica, fotovoltaica ed eolica) sul totale della produzione mensile (linea arancione).
Almeno tre sono le considerazioni che si possono fare:
–          La quota mensile di produzione da rinnovabili sul totale segue strettamente l’andamento della produzione di energia idroelettrica, cosa che si verificata anche in passato. Questa relazione sembra rafforzarsi a partire dal gennaio 2012.
–          La produzione mensile di idroelettrico appare più variabile nella sua dinamica, rispetto alla somma della produzione di eolico e fotovoltaico. Ai fini di gestione della rete è più importante la variabilità “quotidiana”, e la programmabilità della produzione. La produzione di di idroelettrico appare più variabile rispetto alla somma di eolico e fotovoltaico in quanto ad energia totale prodotta. Ai fini della gestione in tempo reale della rete è però più importante la variabilità oraria nonchè la programmabilità della produzione.
–          Nei primi due mesi del 2013 si assiste all’emergere di un andamento divergente tra quota di produzione rinnovabile sul totale (in crescita) e della produzione complessiva di rinnovabili (stabile/in diminuzione). La diminuzione della domanda e la conseguente contrazione della produzione termoelettrica sono state più marcate della diminuzione della produzione rinnovabile (che beneficia dell’obbligo di ritiro).
Le polemiche sulle rinnovabili da parte dei produttori di energia da fonti tradizionali non potranno quindi che rafforzarsi, tuttavia il problema vero è l’assenza di domanda di energia elettrica che, come sappiamo, dipende anche dalla crescita economica.

L’università senza donne

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Il 30 gennaio scorso, il Consiglio universitario nazionale ha pubblicato un documento sulle “Emergenze del sistema”, che ha riscosso un inatteso interesse mediatico. I numeri sono impietosi: il nostro è un sistema universitario in fase di pericoloso ridimensionamento.
Il capitolo “Reclutamento del personale universitario-personale docente” glissa tuttavia sulla questione dell’equilibrio di genere. Gli ultimi dati Istat disponibili sono del 2008, ma restano sostanzialmente immutati nel 2013 per i limiti stringenti al reclutamento, e fotografano una situazione a dir poco drammatica.
L’equilibrio di genere è soddisfacente nella classe dei ricercatori, ma nei ruoli più alti le donne sono la metà dei colleghi professori associati e meno di un quarto dei professori ordinari.
I rapporti di ruolo sono ragionevoli in assoluto per le donne, dove si nota l’aspetto piramidale della distribuzione, ma si rivelano del tutto sbilanciati per gli uomini, dove i professori ordinari sono più numerosi persino dei ricercatori.
Sanare questa situazione pone dilemmi politici atroci: dovremmo bloccare le progressioni di carriera dei colleghi, per lasciare spazio al riequilibrio di genere? Iniettare finanziamenti più che cospicui per reclutare nuove forze femminili (“piano straordinario delle professoresse”)? Lasciare tutto come sta e, de-finanziando l’università, disincentivare l’impegno dei giovani uomini nella docenza universitaria, consegnando un lavoro poco o sotto-pagato alle donne?
Si vedranno nei prossimi anni gli effetti delle recenti riforme in materia di ordinamento universitario e reclutamento nei ruoli della docenza. Tuttavia, solo una coraggiosa politica del prossimo ministro potrà correggere queste distorsioni, indegne di un paese civile.

Mai così tanto ricambio

Il grafico mostra la percentuale di nuovi senatori rispetto ai seggi previsti nel Senato della Repubblica (315). Si nota come questa legislatura si prefigura essere la più innovativa dal punto di vista di nuove presenze a Palazzo Madama. Speriamo che al rinnovamento corrisponda anche la competenza.

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Fonte: Ministero dell’Interno e Senato della Repubblica. A cura di Pietro Scarpa e Filippo Teoldi

Nota metodologica: Nel caso di eletti in più circoscrizione (visto che ad oggi non è ancora chiara la loro scelta). Abbiamo assegnato loro il seggio in cui avevano ricevuto più voti, considerando invece per gli altri seggi il primo non eletto.

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