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A PICCOLI PASSI VERSO NUOVE REGOLE

La riunione del G20 punta a riscrivere le regole sulla finanza internazionale. Innumerevoli le proposte contenute nella mole di rapporti che l’accompagna. Ma sarebbe meglio partire dalle misure già da tutti condivise, dal loro stato di avanzamento per indicare i necessari, ulteriori, passi da fare. Il capitolo sul quale il vertice di Londra può incidere di più è quello del rischio. L’importante è ricordarsi che non esistono né i miracoli né le regole perfette, soprattutto quando la loro elaborazione coinvolge sistemi e culture giuridiche molto diversi.

OLTRE LA SOLUZIONE SVEDESE

La crisi attuale ha la stessa origine di quella che ha colpito la Svezia negli anni Novanta. In quel caso, il governo seppe reagire in modo veloce e appropriato, senza costi per il contribuente. Una ricetta valida anche oggi? Il modello svedese può offrire alcune linee guida, ma la politica dovrebbe avere il coraggio di esplorare nuove soluzioni. Servirebbe una risposta coordinata e cooperativa, che però impone necessariamente agli Stati di mettere a disposizione spazi di sovranità nella gestione della politica economica. E per questo appare, purtroppo, lontana.

L’ABBRACCIO INSCINDIBILE TRA CINA E DOLLARO *

La Cina denuncia i pericoli di un sistema basato sul dollaro quale moneta di riserva internazionale. Più che altro, a preoccupare il gigante asiatico è una svalutazione del dollaro che comporterebbe la perdita di valore delle notevoli riserve accumulate negli anni. Ma il suo problema di oggi è l’ovvia conseguenza della strategia mercantilistica deliberatamente perseguita dai governanti cinesi. E che ha garantito una costante crescita del paese. Oggi non può sottrarsi al pagamento di un costo relativamente basso per gli enormi benefici che ne ha ricavato.

MA GEITHNER NON SCIOGLIE IL NODO DEI PREZZI

Il Tesoro americano vara il piano teso alla stabilizzazione del sistema bancario: si fonda sull’utilizzo di capitale pubblico e privato per comprare i titoli tossici. Sembra un progetto credibile, per cui elimina incertezza sul comportamento futuro del Tesoro. Ma il meccanismo sembra anche una riproposizione dell’approccio Paulson. E il nodo della questione, ora come allora, è il prezzo a cui gli attivi tossici vanno comprati. Il grosso rischio è che la pulizia dei bilanci bancari e la riattivazione del credito avvengano a un costo enorme per i contribuenti.

IN RICORDO DI MARIA WEBER

Maria Weber, appassionata studiosa dell’economia cinese e nostra collaboratrice, è scomparsa pochi giorni fa. La sua grande vittoria professionale e umana è stata forse proprio quella di andarsene quando la Cina, nella crisi economica di oggi, afferma il suo ruolo di grande creditore del mondo. Nel giorno in cui Wen Jiabao può permettersi di manifestare qualche dubbio sulla solvibilità degli Usa. Nata nel 1951, Maria Weber si era laureata in Scienze politiche e sociali a Firenze, era professore associato di Scienza della politica all’Università Bocconi, research leader dell’ISESAO (Istituto di studi economico-sociali per l’Asia Orientale), responsabile delle ricerche sull’Asia all’ISPI. Ha diretto l’Istituto Italiano di Cultura a Pechino.

PERCHE’ EUROPA E AMERICA AFFRONTANO LA CRISI DIVISE

Al di là delle affermazioni di facciata su una risposta congiunta o almeno coordinata alla crisi, Europa e America si presenteranno divise al G20. Per due solide ragioni: perché non ci sono gli Stati Uniti d’Europa e perché l’Europa è entrata nella crisi con molto più stato sociale rispetto agli Usa. E la generosità del welfare attenua automaticamente l’impatto della crisi nel Vecchio Continente perché riduce l’impatto sociale della riduzione del Pil.

IL TIMONE AL G20*

Il G20 sostituisce il G7 nella guida dell’economia mondiale. Certo non si poteva costruire una riforma del sistema economico globale, della Banca mondiale o del Fondo monetario nella ristretta cerchia dei sette grandi. Ma anche il G20 ha i suoi problemi. Prima di tutto pratici per il numero di paesi che lo compongono. Poi di legittimità: chi li ha delegati a rappresentare le altre 190 nazioni del mondo? Ma anche di metodo di lavoro, con quattro gruppi che andrebbero riunificati per arrivare a un accordo generale. Sono tutte questioni risolvibili. A patto che vengano affrontate.

QUANDO IL PROTEZIONISMO E’ LEGITTIMO

A parole, i leader mondiali sono contro il protezionismo, memori dei danni che ha causato all’epoca della grande depressione. Tanto che dal secondo dopoguerra una serie di accordi internazionali pone precisi vincoli alla libertà dell’esercizio della politica commerciale degli Stati. Esistono però numerosi strumenti legittimi di protezione. Delle contraddizioni tra interessi nazionali e internazionalizzazione si parlerà a Trento nell’ambito del quarto Festival dell’Economia in programma dal 29 maggio al 1° giugno dedicato al tema “Identità e crisi globale”.

CASA BIANCA, CASA DI VETRO

Appena insediato, Obama ha annunciato il suo impegno per un governo trasparente e partecipativo. E certo la trasparenza è indispensabile per migliorare i servizi pubblici e ridurre i rischi. A patto però che i cittadini possano utilizzare davvero l’informazione ricevuta. Che dunque va proposta in maniera chiara e semplificata e in modalità che coincidano con i tempi e i luoghi in cui vengono prese le decisioni. Deve essere standardizzata e comparabile, perché gli utenti abbiano la possibilità di scegliere e premiare coloro che offrono prodotti e servizi migliori.

PROVACI ANCORA, ZIO SAM

Il Financial Stability Plan della nuova amministrazione americana avrà un effetto leva da duemila miliardi di dollari. Cinque le linee di intervento: capitale bancario, creazione di un fondo di investimento con capitali pubblici e privati, sostegno per nuovi prestiti a consumatori e imprese, misure per evitare il pignoramento della casa ai mutuatari insolventi. Ma è soprattutto su trasparenza e responsabilità delle istituzioni creditizie che si distacca dal piano Paulson, imponendo regole dettagliate per l’utilizzo del denaro pubblico.

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