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Alla ricerca della riforma che non c’è

Doveva essere la prima vera riforma del governo Renzi, dopo i tanti annunci. Ma nonostante fosse stata annunciata in aprile, poi rinviata a dopo le elezioni con l’intenzione di raccogliere suggerimenti dal pubblico e, infine, varata -a parole- nel comunicato di Palazzo Chigi del 14 giugno scorso (“Via libera al disegno di legge delega per la riforma della Pubblica amministrazione“), della riforma non c’è traccia. Nessuno ha visto il testo licenziato dal Consiglio dei ministri. Pare che delle lobby si siano messe di traverso. Ma a traverso di che non si sa, visto che appunto non c’è il testo.
Che democrazia è un sistema in cui gli atti di un governo non vengono comunicati al pubblico, ma alle lobby prima ancora di approdare in Parlamento? Come si fa a discutere di qualcosa che non c’è? Se l’obiettivo del ritardo è quello di raccogliere pareri autorevoli (piuttosto che autoritari o consociativi) non sarebbe dovuto servire il mese di consultazione per farlo?
L’unica cosa positiva è che i bookmaker ormai accettano scommesse sul numero di articoli della riforma. Da 120 iniziali si sarebbero dimezzati. Ma c’è chi offre 14 a 3 un disegno di legge da 100 articoli.

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  1. Guest

    Vorrei ringraziare sinceramente i proff. Boeri e Bordignon per il lavoro svolto.
    Mi pare che il benchmarking, e l’indicazione di approcci corretti da ”best practice” sia forse l’unico canale per aprire le menti, ed il Paese. Non siamo un’economia/societa’ aperta; lo si sapeva (cfr. Fara, Eurispes, 2007). Ma qui ”ipse dixit” fa sempre piu’ rima con lobby dixit. Riforme o …purchase deeds?

  2. Enrico

    Comunque, da quel poco che si è potuto capire dai media, l’impostazione della riforma non sembrava così epocale. Da cambiare c’è e molto.

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