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GLI ASPETTI POSITIVI

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Povera Italia

“Infine, con un’ulteriore operazione metodologicamente scorretta, si aumenta l’ammontare dei pagamenti 2013 (secondo la stima di Perotti) aggiungendovi i maggiori interessi attivi conseguiti (da 2 a 4 milioni). Com’è ovvio, si tratta ancora una volta di un’entrata, che nulla ha a che vedere con  le spese.” (Replica del collegio dei questori a Roberto Perotti)

La Camera dei deputati replica a Roberto Perotti

Il Collegio dei Questori di Montecitorio ci ha inviato questa replica all’articolo e all’e-book di Roberto Perotti “La pubblicità ingannevole sui costi della Camera”. Pubblichiamo volentieri il testo e la risposta dell’autore.

1. CONSIDERAZIONI GENERALI

Pochi giorni dopo l’approvazione da parte della Camera dei deputati del conto consuntivo per il 2013 e del bilancio di previsione per il 2014, puntualmente il professor Perotti ne commenta a modo suo le risultanze in un articolo pubblicato sul sito lavoce.info, intitolato “La pubblicità ingannevole sui costi della Camera” (cinque cartelle A4 definite “e-book”). Si tratta di un déjà vu. Nel novembre 2013, in concomitanza con l’esame del consuntivo 2012 e del bilancio di previsione 2013, Perotti aveva pubblicato – sempre su lavoce.info una serie di articoli assai critici nei riguardi dei documenti di bilancio dell’Istituzione e delle modalità con cui ne erano state diffuse le risultanze.
In un comunicato ufficiale, pubblicato a corredo di un’articolata nota tecnica pubblicata sul sito web della Camera, questa Istituzione aveva allora definito le considerazioni contenute in quegli articoli “del tutto destituite di qualsiasi fondamento e credibilità”. Nel comunicato si rilevava, tra l’altro, che quel che più colpiva era “la distanza che separa la supponenza del tono e delle affermazioni, alcune delle quali lesive  della dignità dell’Istituzione parlamentare  (lì dove si parla di “trucchi” e di “comunicazione ingannevole”), dall’inconsistenza  scientifica  e tecnica delle argomentazioni svolte”. Lo stesso identico giudizio vale oggi per le considerazioni contenute nell’articolo pubblicato a commento dei documenti di bilancio approvati dalla Camera la scorsa settimana (che per brevità sarà di seguito indicato come “e-book 2014”), nel quale Perotti perpetua, oltre che il tono, tutti i limiti di metodo e di merito già ampiamente evidenziati nello scorso autunno.
Lo stesso confronto fra gli articoli a sua firma (la sequenza del novembre 2013 e l’e-book 2014) basterebbe a chiudere ogni discussione. Nell’ultimo scritto Perotti parte con un mea culpa: riguardo alle “Spese per il cerimoniale” riconosce di aver commesso un errore. Per altro, si tratta di una posta talmente trascurabile, per cui l’errore si può senz’altro scusare. Stupisce tuttavia (ma non troppo) il silenzio sulla tesi di fondo sostenuta nell’articolo dello scorso novembre, in cui Perotti affermava testualmente: “ Il sito della Camera ha appena pubblicato, finalmente, il bilancio consuntivo del 2012 e il preventivo del 2013. Con grande fanfara, la Camera annuncia una riduzione della spesa totale del 2013 sul 2012 di 33 milioni, circa il 3 per cento. Non un granché, ma il fatto è che anche questo numero è frutto di un incredibile trucco contabile.  La realtà è che la spesa è aumentata tra i 120 e i 140 milioni, a seconda della definizione: in ogni caso, ben oltre il 10 per cento in un solo anno … La spesa sembra scendere, ma c’e’ il trucco (…) La spesa totale di cassa è ben superiore a quella di competenza, ed ancora una volta sarà molto superiore nel 2013 che nel 2012: sempre secondo il bilancio delle Camera, 1.160 milioni contro 1.023, un aumento di 137 milioni, oltre il 12 per cento! E’ difficile immaginare una comunicazione più ingannevole di quella prodotta dalla Camera”. Oggi Perotti, con riferimento allo stesso periodo di tempo (2013 su 2012), afferma nell’e-book 2014 che “Contrariamente a quanto pubblicizzato (dalla Camera), il costo effettivamente sopportato dal  contribuente per far funzionare la Camera nel 2013 è diminuito in modo permanente di un’inezia, 4 milioni”.
Insomma, l’aumento di spesa di 137 milioni denunciato a novembre 2013 è diventato, a distanza di pochi mesi, un “irrilevante” risparmio di soli 4 milioni. Le ricostruzioni scientifiche di Perotti conducono dunque a conclusioni opposte, lontane tra loro di “soli” 141 milioni di euro (da più 137 a meno 4). La verità – di cui fanno fede gli atti parlamentari, pubblicati su internet a disposizione di chiunque abbia interesse a consultarli – è che quello che la Camera aveva chiarito nel comunicato di novembre 2013, tuttora pubblicato sul proprio sito web, si è puntualmente verificato. I dati omogenei sono tutti in riduzione. Previsioni, impegni e pagamenti del 2013 sono inferiori a quelli del 2012. Dal 2012 al 2013, le previsioni di spesa si sono ridotte per un importo pari a 32 milioni di euro, passando da 1.087 milioni a 1.054 milioni di euro, registrando dunque una diminuzione del 3 per cento. Gli impegni sono passati da 1.045 milioni a 1.032 milioni (- 1,24 per cento) e i pagamenti da 1.023 milioni a 997 milioni (- 2,49 per cento).
Gli esiti di questo confronto – che si commenta da sé – basterebbero da soli a risparmiare ogni discussione sul merito del nuovo articolo di Perotti. Tuttavia, come è sempre accaduto, la Camera non si sottrae nemmeno in questa occasione dal fornire i chiarimenti e le precisazioni necessarie in ordine all’articolo in questione.

2. L’ARTICOLO DEL LUGLIO 2014

E’ necessario richiamare preliminarmente quanto sottolineato nel proprio comunicato dello scorso novembre, nella parte in cui vi si affermava che “il primo indice della serietà scientifica di un confronto sta nella omogeneità dei dati raffrontati”.
In quella sede, ci si riferiva al confronto effettuato da Perotti tra dati del conto consuntivo (2012) e dati del bilancio di previsione (2013). L’eterogeneità delle grandezze confrontate sembra tuttavia essere una costante ineliminabile dell’argomentare di Perotti. Se infatti è vero che nell’e-book 2014 si prendono in considerazione i dati di consuntivo per entrambi gli esercizi (e questo è un progresso), i ragionamenti svolti per giungere alle conclusioni evidenziano una confusione sistematica tra poste di entrata e poste di spesa, che vengono disinvoltamente sommate tra loro come se si trattasse della stessa realtà. I dati generati e utilizzati sono di conseguenza privi di ogni significato, così come le conclusioni che vi si basano.

2.1 LA RIDUZIONE DELLA DOTAZIONE

L’e-book 2014 afferma che “L’anno scorso, in sede di bilancio di previsione per il 2013, la Camera dei deputati annunciò con una grande operazione di marketing che aveva ridotto la richiesta per la dotazione che riceve ogni anno dallo Stato di 50 milioni di euro. L’interpretazione ovvia e naturale di questa affermazione è che dal 2013 la Camera avrebbe pesato sul contribuente 50 milioni meno che nel 2012. Il consuntivo del 2013 è stato pubblicato da poco, e possiamo calcolare se questa interpretazione è risultata corretta nei fatti. La risposta è no”.
La risposta, invece, non può che essere affermativa. Perotti sbaglia bilancio. Il peso della Camera sui contribuenti non viene determinato dalla spesa di funzionamento della Camera medesima, bensì dalla spesa iscritta nel bilancio dello Stato per il trasferimento finanziario in favore degli organi costituzionali, tra i quali – appunto – la Camera dei deputati. E’ una spesa finanziata dalla fiscalità generale, cui viene destinata una quota parte dell’entrata del bilancio dello Stato.
L’operazione di marketing cui si richiama Perotti – che in questo sarebbe auspicabile si attenesse a un profilo comunicativo maggiormente rigoroso – sta scritta annualmente nelle leggi di bilancio dello Stato e negli atti parlamentari. In particolare, lo stato di previsione del Ministero dell’economia e delle finanze, regolarmente pubblicato sulla Gazzetta ufficiale e rinvenibile anche su Internet, alla missione “Organi costituzionali e a rilevanza costituzionale”, riporta – tra le altre – le spese sopportate annualmente dai contribuenti per il funzionamento della Camera. Ciò evidenzia come l’andamento della spesa pubblica per il funzionamento della Camera sia – rispetto al 2012 – minore di 50 milioni in ciascuno degli anni 2013, 2014, 2015 e 2016.
Il risparmio per il contribuente è rappresentato dalla minor dotazione: è un dato oggettivo e incontrovertibile. La sola riduzione della spesa di funzionamento della Camera non è invece rilevante, perché non ne discende automaticamente la possibilità per lo Stato di destinare le somme risparmiate ad altre finalità di pubblico interesse. Tutto ciò è testimoniato da ultimo, con evidenza incontrovertibile, dall’articolo 17 del decreto-legge n. 66 del 2014, nel testo derivante dall’esame parlamentare del disegno di legge di conversione. La disposizione prevede infatti la restituzione al bilancio dello Stato di quota parte dei risparmi conseguiti dagli organi costituzionali per finalità di copertura del provvedimento medesimo: è la riacquisizione al bilancio dello Stato di quelle risorse che costituisce un alleggerimento per le casse pubbliche e non la sola riduzione di spesa deliberata dalla Camera nell’esercizio della sua autonomia.

2.2 LA MINORE SPESA

Come già ampiamente chiarito nel comunicato del novembre 2013, per far fronte alle minori risorse disponibili, derivanti dalla minore dotazione, la Camera deve ridurre le proprie spese. Sempre nel comunicato in questione, sono stati svolti tutti gli argomenti necessari per precisare oltre ogni dubbio che, in un bilancio finanziario di previsione a normativa vigente come quello della Camera, la riduzione della spesa si misura sulla base delle previsioni di spesa di competenza, che riportano gli effetti finanziari dei vincoli normativi e contrattuali cui l’Istituzione è tenuta a far fronte per l’anno di riferimento.
In questo contesto, metodologicamente corretto e non controvertibile, la spesa di funzionamento della Camera è stata ridotta di 32,7 milioni nel passaggio dal 2012 al 2013 e di ulteriori 17,7 milioni nel passaggio dal 2013 al 2014. A fronte della riduzione della dotazione di 50 milioni, in due anni la Camera ha ridotto la propria spesa di funzionamento in pari misura, per conseguire l’equilibrio del bilancio (ricorrendo nel 2013 ad una quota dei risparmi conseguiti negli esercizi precedenti, si vedano al riguardo le infografiche pubblicate sul sito della Camera). E’ questo l’unico dato corretto, tecnicamente fondato e registrato con chiarezza nei documenti di bilancio approvati dall’Assemblea.

2.3 LA MINORE SPESA SECONDO PEROTTI

Ricorrendo ad una metodologia personale – la cui fondatezza la Camera dei deputati non può certo condividere – nell’e-book 2014 Perotti afferma che, rispetto al 2012, il conto consuntivo 2013 evidenzierebbe una diminuzione dei pagamenti nel 2013 di 67 milioni, risultato che – si afferma testualmente – sarebbe “eccezionale”. Di tale risultato l’autore afferma però il carattere apparente, adducendo in proposito una serie di considerazioni volte a sostenere come tale riduzione sia, in realtà, assai inferiore. Ne discende che, nel caso in cui tali considerazioni fossero infondate, la riduzione della spesa sopra indicata resterebbe “eccezionale”. E’ questa la conclusione cui si giunge anche provando a seguire per assurdo, punto per punto, l’argomentare di Perotti.
Si sostiene in primo luogo che sarebbero stati “prelevati” 40 milioni di euro dal Fondo di solidarietà fra i deputati. Questi 40 milioni non potrebbero perciò essere considerati una riduzione delle spese e vengono per questo sommati ai pagamenti del 2013. Ne deriva una riduzione dei pagamenti rispetto al 2012 di 27 milioni di euro, anziché di 67.
L’argomento è del tutto infondato. Innanzitutto, non si tratta di un “prelievo” a valere sul Fondo di solidarietà tra i deputati, ma di un trasferimento che quest’ultimo – organismo autonomo, dotato di proprio statuto, patrimonio e organi di gestione (dunque tutt’altro che un fondo di riserva iscritto nel bilancio della Camera) – ha deliberato in favore della medesima, nell’ambito di un piano a lungo termine volto a garantire autonomia e stabilità alla gestione del Fondo medesimo: stabilità ampiamente conseguita, posto che da quindici anni la Camera non versa nulla al Fondo di solidarietà e il relativo capitolo di spesa è stato soppresso dal bilancio. Niente “raiding the fund”, dunque. Si tratta dunque di un’entrata, il cui venir meno determinerebbe semmai un aumento del disavanzo, ma che certamente non può essere sommata alla spesa.
Perotti aggiunge che nel 2016 il Fondo in questione sarà esaurito e “a quel punto il contribuente sarà chiamato a pagare di nuovo”. Anche questa duplice affermazione non ha fondamento. Nella relazione al consuntivo c’è scritto tutt’altro, e cioè che nel 2016 cesserà il trasferimento da parte del Fondo in favore del bilancio della Camera. Cosa ben diversa dall’affermare che nel 2016 il Fondo si esaurirà (e non si esaurirà affatto). Quanto alla spesa per il contribuente, si è costretti a tornare sugli argomenti già spesi nel novembre 2013. Il trasferimento da parte del Fondo di solidarietà tra deputati rappresenta una partita del tutto irrilevante per i contribuenti, visto che il Fondo stesso (come detto) è alimentato esclusivamente dai contributi versati dai deputati e che da lungo tempo la Camera non versa nulla al Fondo. Del resto, se la Camera dovesse intervenire a favore del Fondo, il bilancio della Camera dovrebbe evidenziare nel bilancio triennale un’apposita voce di spesa. Che ovviamente non c’è. Merita da ultimo precisare che, contrariamente a quanto affermato da Perotti, il Fondo di solidarietà tra i deputati non eroga affatto le pensioni ai medesimi, bensì gli assegni di fine mandato e le prestazioni di assistenza sanitaria integrativa.
Il secondo argomento riguarda l’aumento dei residui passivi. Poiché questi ultimi sposterebbero in avanti il pagamento di somme comunque dovute – con il risultato di “nascondere” spese attuali rinviando ad altri esercizi il relativo pagamento – essi dovrebbero essere comunque sommati ai pagamenti del 2013. Anche in questo caso si tratta di un giudizio tecnicamente male impostato come già precisato nel precedente comunicato (pag. 6-7): i residui costituiscono spesa impegnata e non pagata. Per ciò stesso non possono essere sommati alle somme pagate. Il fatto che il pagamento avvenga in un esercizio o in un altro non determina dunque alcuna conseguenza per il contribuente. Ciò che cambia è semplicemente il risultato di cassa dei due esercizi interessati.
Si sottolinea in proposito che la Relazione al conto consuntivo 2013 chiarisce che l’importo complessivo dei residui passivi (128,8 milioni di euro)“registra un incremento rispetto all’anno precedente (107,9 milioni di euro). Si tratta di una crescita da riferire a due fattori cui si è già fatto cenno: per un verso, il pagamento di somme per vitalizi diretti e per il rimborso al Senato della quota di pertinenza della Camera per il pagamento dei vitalizi in carico al Senato, ammontante a 16,3 milioni di euro; per altro verso, alla proposta restituzione di 20 milioni di euro al bilancio dello Stato. Al netto di questi due fattori, l’ammontare complessivo dei residui passivi risulta notevolmente inferiore a quello dell’anno precedente (92,5 milioni di euro, rispetto ai 107,9 già ricordati)”.
Dall’importo dei sempre più ridotti risparmi di spesa (10 milioni di euro per l’e-book 2014, mentre in realtà saremmo ancora fermi a 67), Perotti sottrae altri 4 milioni di euro, legati ad una “casuale” riduzione della spesa per i collaboratori dei deputati titolari di incarico, dovuta alla costituzione degli organi parlamentari in una fase avanzata dell’esercizio 2013. Rispetto a quanto sostenuto poco prima sui residui (“quello che è rilevante per il contribuente sono gli impegni”), qui si cambia metodo e si passa a ragionare dei pagamenti a consuntivo.
Si è già ricordato ripetutamente che un confronto seriamente fondato delle misure che determinano l’andamento della spesa va effettuato sul bilancio di previsione, redatto a legislazione vigente. Se non cambiano le norme, non cambia la spesa. In questa logica corretta, il mancato funzionamento di alcuni organi per alcuni mesi determina effettivamente un risparmio non strutturale, che infatti nessuno ha definito tale. Nel capitolo di bilancio interessato c’è però anche una quota di risparmio strutturale, che dipende dalla riduzione del 25 per cento della spesa per il personale delle segreterie dei deputati titolari di incarico istituzionale, deciso in avvio della legislatura, di cui però non si fa cenno nell’articolo. E’ il risparmio strutturale che contribuisce a ridurre del 5,28 per cento la spesa prevista nel 2014, evidenziata nel bilancio di previsione.
Infine, con un’ulteriore operazione metodologicamente scorretta, si aumenta l’ammontare dei pagamenti 2013 (secondo la stima di Perotti) aggiungendovi i maggiori interessi attivi conseguiti (da 2 a 4 milioni). Com’è ovvio, si tratta ancora una volta di un’entrata, che nulla ha a che vedere con le spese. In fondo, è intuitivo: se spendo 10, il fatto che guadagni 5 o 25 è irrilevante: la spesa resta sempre di 10.

2.4 LA SPESA PER DEPUTATI

Sempre nell’e-book 2014 Perottiafferma in conclusione che la spesa per deputati (indennità e pensioni) sarebbe aumentata di 10 milioni. Lo stesso Perotti rileva che questo dato deriva da un aspetto tecnico, evidenziato nella relazione al conto consuntivo (per ragioni temporali non sono stati versati al Senato entro la fine del 2013 gli stanziamenti destinati al trattamento previdenziale dei deputati che hanno concluso la loro carriera parlamentare al Senato). Secondo l’e-book 2014, “gli impegni di spesa su questa voce sono aumentati complessivamente di 10 milioni (3 per le indennità e 7 per le pensioni)”. Da qui la retorica domanda finale: “Come si può parlare di riduzione strutturale della spesa della Camera quando la voce più importante è aumentata di ben 10 milioni?”. I dati di Perotti però sono ancora una volta incomprensibili. Ammesso che si debbano confrontare gli impegni e non le previsioni di spesa, i dati sono i seguenti e non altro:

Spesa per i deputati (somme impegnate a consuntivo)
  2012 2013 Differenza 2013/2012
Categoria I – Deputati    153.497.025,01    144.530.004,22 – 8.967.020,79
Categoria II – Deputati cessati dal mandato    130.680.575,96    137.177.932,33    6.497.356,37

 

Una riduzione di spesa di 2,5 milioni circa diventa, nelle tabelle di Perotti, un aumento di spesa di 10 milioni.

La risposta di Roberto Perotti

La risposta ai commenti dei lettori

Intanto grazie ai lettori che hanno voluto esprimere le loro osservazioni al mio articolo. Provo ad articolare qualche replica.
E’ vero, leggere le nostre leggi è un’impresa titanica, da latinorum manzoniano. Ecco perché molto spesso gli stessi dirigenti e funzionari si trovano in forti difficoltà nell’applicarle. Sta al Parlamento riappropriarsi una funzione legislativa oggi lasciata agli Uffici Legislativi dei ministeri e, quindi, al Governo: meno leggi, scritte meglio. Sul lato economico-finanziario, invece, non sono d’accordo: proprio perché i soldi sono “degli altri” un funzionario pubblico deve esercitare grande cautela. E dirò di più: anche se non cerchiamo il profitto, questo non vuol dire che l’azione pubblica non debba essere efficace e, per quanto possibile in relazione agli scopi, economica. È come sempre una questione di regole. Ed una delle regole importanti credo sia formare i dirigenti in modo coerente e attuale con i bisogni di una società che evolve.
Un dirigente dovrebbe scegliersi la propria squadra? Magari! Il sistema, come lo descrive Valerio, è certamente opprimente: tuttavia, dobbiamo essere noi, aldilà di tutte le piccole grandi astruserie quotidiane, a imporre – imporre! – il cambiamento. È dura, lo so.
Sui “dirigenti istituzionali selezionati dall’oligarchia” non ho capito. Il senso della mia proposta è quello di rendere più forte la classe dirigenziale pubblica, autonoma e formata sui medesimi valori repubblicani: l’esatto contrario di quello che molti denunciano stia per accadere con alcune parti della riforma del Governo, ovvero rendere più influenzabile il dirigente dal vertice politico, di qualsiasi colore esso sia.
Infine, il rimprovero sulla trasparenza: vero, sono Presidente dell’Associazione degli ex allievi della Sna, un’associazione culturale che si rivolge a coloro che provengono dall’esperienza del corso-concorso. Non siamo un sindacato. E nulla ci verrebbe in tasca dal mantenere, rafforzare o cancellare l’istituto del reclutamento tramite Sna: parlo per il futuro, convinto che migliorarlo ed estenderlo sia un vantaggio per un’amministrazione che voglia dirsi moderna. Tuttavia, premesso che spero questo non tolga valore argomentativo alla mia proposta, si trattava solo di un mancato aggiornamento della bio, ora invece on line. Quindi parziale, ma spero intellettualmente onesto. Sul sistema romanocentrico, non colgo il problema: se la Sna (ex Sspa) ha avuto un merito, è stato quello di mettere assieme, giorno dopo giorno, caso unico nella storia amministrativa di questo Paese, neolaureati e funzionari da tutto il Paese, formandoli su valori e indirizzi comuni e creando legami che durano nel tempo. E questo, di per sé, in una Italia dominata dalla sindrome di Guelfi e Ghibellini, è già un risultato enorme

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