L’atteggiamento dell’amministrazione Trump sui dazi ha provocato molta incertezza nel commercio internazionale. E preoccupazione nelle opinioni pubbliche. Il tema suscita lo stesso interesse negli Usa? Dipende dal candidato votato alle presidenziali.
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L’accordo raggiunto tra Ue e Usa riporta il negoziato sul terreno politicamente più gestibile di dazi, esenzioni mirate, quote e catene del valore industriali. Si evita così di aprire un confronto su valori e competenze regolatorie del mercato interno.

Trump invoca il taglio dei tassi di interesse Usa. Ma tra inflazione, pressioni sui rendimenti a lunga scadenza e disavanzo pubblico crescente, una politica monetaria espansiva rischia di ottenere l’effetto opposto. In gioco anche la credibilità della Fed.

L’amministrazione Trump presenta i dazi come una vittoria per l’economia americana, un modo per “riequilibrare” la bilancia commerciale. Ma i primi a pagare sono le aziende e i consumatori americani. In più c’è una partita di giro fiscale nascosta.

Le valute digitali non sono semplicemente la versione smaterializzata del contante, ma introducono un nuovo tipo di moneta, che potrebbe far concorrenza a quella bancaria. Le tre grandi aree economiche – Usa, Cina e Eurozona – perseguono strategie diverse.

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Dopo più di tre anni di guerra, l’economia ucraina riesce a mantenere un buon andamento in termini di crescita, controllo dell’inflazione e stabilità del tasso di cambio. Sostenere Kiev sarebbe nell’interesse dell’Europa, ma l’impegno concreto resta timido.

Le catene globali del valore plasmano ormai l’economia mondiale. Per questo, la guerra commerciale non ha effetti solo sulle scelte delle imprese. Un rallentamento della globalizzazione ha conseguenze di medio periodo ancora più preoccupanti.

È opinione comune che gli investimenti fioriscono quando i diritti di proprietà su un bene sono garantiti. Il Movimento dei contadini senza terra brasiliani sembra smentirlo: è sui terreni incolti, per i quali quel diritto è meno certo, che si investe di più.
Il confucianesimo non ha ostacolato lo sviluppo economico cinese, come aveva ipotizzato Max Weber. Oggi rimane una lente importante per capire i punti di forza e debolezza di Pechino. E perché è un punto di forza del programma “Made in China 2025”.