Lavoce.info

Autore: Desk Pagina 120 di 185

Il desk de lavoce.info è composto da ragazzi e ragazze che si occupano della gestione operativa del sito internet e dei social network e delle attività redazionali e di assistenza alla ricerca. Inoltre, sono curati dal desk il podcast e le rubriche del fact checking, de "La parola ai grafici" e de "La parola ai numeri".

AZIONI PER IL LUNGO PERIODO

Si discute molto in questo periodo della crisi che sta attraversando i mercati finanziari. Proponiamo un grafico che mostra il valore attuale di un dollaro investito nel 1800 in diversi strumenti finanziari e nell’indice dei prezzi al consumo (CPI). Come si può notare un dollaro investito nel 1800 in azioni (Stocks) varrebbe oggi ben 8 milioni di dollari, mentre un dollaro investito nell’indice dei prezzi al consumo dopo 200 anni varrebbe solo 15 dollari.

Fonte: Siegel: Stocks for the Long Run, 3rd edition (New York: McGrew Hill, 2002)

LA RIBELLIONE

Cosa sta accadendo? Due giorni fa vi è stata a Bari una grande manifestazione con oltre centomila persone che, ricordando le centinaia di vittime della criminalità organizzata, hano elevato il loro grido perché la società coralmente si ribelli alla schiavitù delle mafie. Oggi si apprende che i commercianti di Palermo, stanchi dei ricatti dei mafiosi, hanno collaborato con le forze di polizia e consentito l’arresto di 21 persone che imponevano loro il pagamento del pizzo. Sembra che si stia sgretolando il muro dell’omertà e che, grazie ai moti della società civile, il mangime di cui la mafia si nutre – paura e soggezione – stia venendo a mancare. Tutto questo avviene, come notava ieri Michele Serra in un trafiletto su Repubblica, sotto la sostanziale disattenzione dei mezzi di comunicazione. Eppure sono eventi cruciali per il nostro paese, molto più importanti di quelli che riempono le prime pagine dei giornali in questi giorni. Questo risveglio delle coscienze va promosso e supportato, in modo che si traduca in cultura stabile, solidificandosi in norma sociale.Una modesta inziativa che il governo potrebbe prendere: una campagna televisiva che incoraggi alla ribellione alla mafia. Un impegno di peso: niente ponte sullo Stretto di Messina, che sarebbe il più grosso regalo a mafia e ‘ndrangheta del dopoguerra. E realizzare meccanismi per schermare dalle organizzazioni criminali l’enorme fiume di finanziamenti che riguarda molte opere pubbliche in corso e il potenziamento della Salerno-Reggio Calabria.

ACCANIMENTO TERAPEUTICO

Immaginate un capo d’azienda che in passato ha riscosso vari ed importanti successi internazionali, grazie ad un gruppo eccezionale di dirigenti, giunti peraltro alle soglie della pensione, senza che ne sia assicurato un adeguato ricambio. Immaginate che, per beghe familiari egli non voglia mettere ulteriori risorse nell’azienda e che quindi proponga per il futuro di affidarsi a vari dirigenti, quali in un ospizio per convalescenti, quali passati per varie e poco esaltanti esperienze in piccole imprese di provincia. Immaginate ancora che queste scelte miopi e sparagnine siano presentate come la chiave per una lunga, ulteriore stagione di successi futuri.
Affidereste ad una persona siffatta un qualsiasi incarico di responsabilità? Ovviamente no: i successi del passato non compensano né gli errori nella gestione delle risorse umane, né il rifiuto di aprire i cordoni della borsa né, soprattutto, la palese contraddizione fra mezzi e obiettivi.
Il tragico è che quell’uomo esiste e si chiama Silvio Berlusconi. Le sciagurate imprese che abbiamo descritto sono quelle che caratterizzano l’ultimo anno della gestione del Milan.

Come ben sa il popolo milanista, la stagione 2007-08 è stata affrontata con un manipolo di atleti, onusti di gloria, ma anche tanto logori da risultare spesso più fragili di un cristallo di Swarowski. Eppure, dopo tante poco esaltanti partite di campionato e dopo l’eliminazione crudele e meritata da parte del giovane Arsenal, Berlusconi ha proclamato davanti alle truppe demoralizzate che la riscossa futura si baserà sul ritorno di Shevchenko, il recupero di Ronaldo e l’innesto di Borriello.
Milanisti, fratelli, popol mio, come avrebbe detto il grande Gianni Brera, se dovete prepararvi ad altri anni amari, almeno aprite gli occhi come elettori. Il Nostro è completamente fuori di testa e non è più in grado di dirigere alcunché, meno che mai di assumere la guida del Governo.
Che credibilità, anche internazionale, ha un Berlusconi che dà retta ad una figlia che invoca il principio del sano bilancio? Non si era mai visto un politico rinnegare così spudoratamente le sue tradizioni e i suoi principi. Come se Eltsin avesse partecipato in campagna elettorale ad una riunione di alcolisti anonimi o se Bush (uno a scelta) si fosse iscritto ad un corso di filosofia teoretica.

Oppure il male è ancora più sottile. Forse le solerti cure del chirurgo plastico cui Berlusconi si è rivolto più volte nel passato hanno determinato gravi ed irreversibili effetti collaterali. L’abilità del chirurgo, unita agli effetti di plurime anestesie, fanno sì  che il Cavaliere, ogni mattina davanti allo specchio creda di vedere un uomo con meno rughe, meno zampe di gallina, più capelli. Un uomo che si vede ringiovanire giorno dopo giorno, che vede il tempo scorrere all’indietro, non può che avere una visione distorta della realtà. Sa benissimo che un Ronaldo di 31 anni, con davanti un lungo anno di convalescenza non può certo tornare ai suoi livelli. Ma basterà aspettare tre anni, quando Ronaldo avrà soli 28 anni, e tutto sarà di nuovo possibile. E quando sarà al governo,  le cose si aggiusteranno da sole, tornerà tutto come ai bei vecchi tempi: già egli pregusta il prossimo G8, in cui – seduto tra Reagan e Andropov – farà battute da caserma sulla Thatcher. L’uomo non è afflitto da delirio di onnipotenza, come qualche anima semplice ritiene. E’ vittima dell’accanimento terapeutico del passato. Assicurategli una serena pensione in cui possa sognare un Milan vittorioso grazie a Ronaldo e (perché no?) Rivera e Nordahl.
Nel 2003 l’Economist dedicò la copertina a Silvio Berlusconi e un lungo editoriale per sostenere come e qualmente egli fosse “unfit to lead Europe”.  Questa volta non è necessario che si scomodi l’autorevole settimanale. Basta il popolo di San Siro.

I MacOnads

NIENTE CONDONI, GRAZIE

L’impegno che la Redazione de lavoce.info chiede al futuro Ministro dell’Economia.

PREMIO COLLEGIO CARLO ALBERTO

"Un’idea per l’Economia"

Il Collegio Carlo Alberto ha istituito il premio "Un’idea per l’Economia" per proposte di policy (riferite all’economia italiana o internazionale) presentate da cittadini europei al di sotto dei 40 anni di età. La miglior proposta riceverà un premio di 5,000 Euro. Il premio ha cadenza semestrale. Le proposte devono essere inviate via email a policy@carloalberto.org entro il 30 maggio 2008 per il premio relativo al primo semestre ed entro il 30 novembre 2008 per il premio relativo al secondo semestre.

Lavoce.info sostiene l’iniziativa del Collegio Carlo Alberto che coincide con lo spirito che anima questo sito: confronto di idee, approfondimento dei problemi, innovazione, spazio ai più giovani.

MILLEPROROGHE, MILLEDEROGHE

Il decreto legge 248/2007, meglio noto come “decreto milleproroghe” è stato approvato nei giorni scorsi dalla Camera con l’accordo di maggioranza e opposizione. Dovrebbe essere ribattezzato “ millederoghe” perché contiene una serie di misure ad personam o a favore di specifiche lobby che, annegate in pagine di articoli e commi scritti in linguaggio ostico, non possono essere individuati che da pochi addetti ai lavori. Qui cerchiamo di segnalare alcune di queste disposizioni, ma chiediamo anche ai lettori delavoce.info di aiutarci a scavare nelle pieghe del decreto che sta per essere convertito in legge.

VERO O FALSO NELLA CAMPAGNA ELETTORALE 2008*

Ritorna la campagna elettorale e ritornano a imperversare i politici in ogni trasmissione televisiva sciorinando dati che sovente, come abbiamo visto due anni fa , non sempre corrispondono a realtà. Ritorniamo dunque con la nostra rubrica “Vero o falso” in cui verifichiamo la veridicità delle affermazioni dei maggiori leader politici. Ai lettori chiediamo di aiutarci a fare i cani da guardia, segnalandoci i passaggi “sospetti” delle trasmissioni tv. Scrivete una email al seguente indirizzo: verofalso@lavoce.info (oggetto:
Segnalazione), indicando la trasmissione, la data, il personaggio politico.

SANITA’

Il provvedimento cardine del governo Prodi è il Patto per la salute. Inserito nella finanziaria 2007, il Patto ha il merito di aver dato finanziariamente corpo ad un meccanismo di controllo della spesa sanitaria basato sulla certezza di risorse su un piano triennale, per responsabilizzare le Regioni in cambio di un sistema di controlli più serrati. In particolare, per le Regioni coinvolte dai piani di rientro, il Patto vede un penetrante controllo del governo su tutti gli atti di indirizzo e spesa.
Il Patto per la salute è divenuto, in tal modo, la piattaforma che ha permesso di realizzare un dialogo costante tra Governo e Regioni, anche attraverso positive prassi da Titolo V: gli incontri tra Ministro della salute e assessori regionali (e rispettivi tecnici) hanno tracciato un nuovo profilo di governo del settore, che ha portato al completamento dell’istruttoria il nuovo decreto sui LEA, cui manca la sola formalizzazione per acquisire efficacia.
Sul piano dei dossier normativi vanno segnalati la norma sull’intramoenia dell’agosto 2007, che pone sotto il controllo delle aziende sanitarie la libera attività intramuraria dei medici, consentendo maggiore certezza sui tempi per realizzare i luoghi dove effettuarla, sulla sua rendicontazione e quindi sull’equilibrio tra questa attività e quella istituzionale dei medici.

QUANDO SI VEDRANNO GLI EFFETTI

In forza del Patto per la salute l’andamento della spesa sanitaria pubblica nel 2007 è stata tenuta sotto controllo e nei prossimi anni si stabilizzerà intorno al 6,8% del Pil. Si è quindi mantenuto e rafforzato il processo già iniziato al termine della XIV legislatura. In più, il Patto ha messo al riparo le Regioni in grave deficit (il Lazio su tutte) dal rischio di un vero collasso finanziario, mentre il 2008 sarà ancora un anno cruciale per assistere queste Regioni, verificando il perseguimento effettivo dei target definiti nei Piani di rientro, in assenza del quale dovrebbe scattare l’ipotesi del Commissariamento.

OCCASIONI MANCATE

La principale occasione mancata è legata all’individuazione di un assetto di governance del sistema che risponda a una domanda in questo momento incandescente: con quale modello di azienda gestire la sanità pubblica e, in base ad essa, come equilibrare i rapporti tra questo piano gestionale e la sfera politica?
Il Ministro Turco ha presentato un Ddl collegato alla finanziaria 2008 in cui affronta molti di questi punti – dal sistema di nomine di direttori generali e primari, al riordino della sanità territoriale e dei medici di base, al lancio di un sistema di valutazione nazionale – con proposte aperte ad una discussione in Parlamento e al confronto con le Regioni (fortemente ostili alle modifiche sui sistemi di nomina). Questo stesso Ddl, inoltre, delinea interventi in materia di sicurezza delle cure, tema che a seguito dei gravi casi di “malasanità” verificatisi nel 2007 si è posto come urgenza nell’agenda delle politiche sanitarie. La chiusura anticipata della legislatura pone un’ipoteca quasi definitiva sul cammino di questo testo.
Altro fronte sul quale il Governo è stato impegnato, senza aver tradotto la propria azione in provvedimenti compiuti, è il riordino dei sistemi di compartecipazione dei cittadini alle spese sanitarie. Un argomento importante quello dei ticket che è stato affrontato con atteggiamenti contraddittori: introdotti con la finanziaria 2007, attenuati in corso d’anno, eliminati con la finanziaria 2008, per ora in assenza di una strategia chiara sul ricorso a questo strumento.
Ancora solo avviata, invece, l’opera di rilancio del comparto della sanità integrativa, con una norma approvata nella finanziaria 2008. Questa iniziativa, che potrebbe costituire una innovazione di grande portata per creare valore dalla grande spesa sanitaria privata (circa 25 miliardi di euro l’anno) richiederà provvedimenti attuativi da emanare entro la fine di febbraio.

QUATTRO SCELTE CORAGGIOSE PER UNA SVOLTA

Poniamo a disposizione dei lettori il testo del progetto predisposto dal Dipartimento di Studi del Lavoro e del Welfare dell’Università di Milano per incarico della Presidenza della Regione Lazio, “Quattro scelte coraggiose per una svolta”, che è stato presentato ufficialmente in una conferenza stampa a Roma lunedì 4 febbraio, presso la Sede della Regione.

OSSERVAZIONI DI STEFANO SARACCHI ALL’INTERVENTO DI PIETRO ICHINO

Gentile Prof. Ichino,

nell’articolo "Cosa sta accadendo nel sistema di contrattazione degli Statali" pubblicato oggi 15.01.2008 su LaVoce.info, lei fa riferimento ad una fenomeno essenziale per lo svolgimento dell’attività lavorativa in qualunque sua forma; ovvero la negoziazione di un contratto. Lei stesso in passato ha scritto di una necessità, sempre più marcata, di una contrattazione a livello locale che incentivi un meccanismo di decentramento dei poteri decisionali del sindacato, derogando caso per caso ai CCNL che troppo spesso hanno allontanato investimenti nel nostro Paese. Nell’articolo qui pubblicato, in termini tecnici, fa prima capire che storicamente il sindacato ha considerato, sedendosi al tavolo delle trattative, i fondi stanziati dalla Finanziaria approvata, solamente come una prima proposta, contrapponendone una sicuramente più onerosa. Ora, come lei stesso dice, con questa decisione si attribuisce una duplice responsabilità e una maggiore autonomia al sindacato. Se questo è vero, a suo avviso è utile ad un livello istituzionale non accorgersi che oramai, anno dopo anno, si è sempre derogato a quella soglia massima stanziata nella prima finanziaria per poi aggiustarla nella seconda? Nella prima delle domande che le pongo sono convinto che quando un fenomeno abbia una incidenza statistica rilevante il problema deve essere analizzato da un punto di vista meramente oggettivo togliendo falsi vincoli che proprio per la loro peculiarità di inosservanza non risolvono il problema ma lo complicano inutilmente aggiungendo ridondanze inadeguate. Lei stesso nel suo Libro "A cosa serve il sindacato?" pone dei forti dubbi sulla necessità di una contrattazione con un limite salariale inferiore (parte assicurativa), ponendo quindi delle evidenti libertà decisionali da parte del datore di lavoro. Tuttavia in questo articolo sembra chiara una sua posizione in senso opposto giustificando limiti massimi inderogabili.
Ed inoltre, è secondo lei prova provata che i fondi stanziati nella prima finanziaria sono quei fondi che riescono a far rimanere inalterato, da qui alla prossima scadenza di contratto, il potere di acquisto dei lavoratori dipendenti? Per quanto riguarda questo punto sono altrettanto convinto che tale disponibilità riesce a soddisfare solamente in via previsionale, e quasi mai in via reale, un dato che poi deve essere verificato a consuntivo dando quindi vita a meccanismi di forte squilibrio tra liberi professionisti che possono adeguare le loro parcelle giorno per giorno e lavoratori dipendenti che potranno adeguare il loro contratto secondo spazi temporali di medio periodo; È ovvio quindi che con tale meccanismo il libero professionista sarà sempre più abbiente e il dipendente sarà sempre più povero.
Essendo una contrattazione, come è giusto che sia, o si danno entrambi i limiti, superiore ed inferiore, o si liberalizza il mercato in tutte le direzioni.

Tengo a precisare che leggo sempre con attenzione e ammirazione i suoi contributi. Con Stima,

Stefano Saracchi

LA RISPOSTA DI PIETRO ICHINO

La sua obiezione iniziale è molto intelligente e penetrante; tuttavia:
– il discorso sulla struttura della contrattazione collettiva nel settore delle aziende private, e in particolare sul rapporto tra contrattazione nazionale e contrattazione aziendale (discorso che costituisce un tema centrale del mio libro da lei citato) non può applicarsi nel settore pubblico, almeno fino a quando non saremo riusciti a responsabilizzare per davvero il management pubblico periferico riguardo ai risultati;
– nel settore statale, in particolare, a mio avviso è giusto che il monte salari complessivo sia determinato dal Parlamento e che la contrattazione collettiva si limiti a disciplinarne la distribuzione;
– finora lo stanziamento iniziale in finanziaria ha svolto almeno una funzione di punto di riferimento di massima per il sindacato confederale nel dimensionamento delle sue piattaforme rivendicative; il timore (alimentato dal comunicato del segretario della Cgil) è che, senza quel punto di riferimento, sia più facile la corsa tra sindacati a chi chiede di più fin dall’inizio; a quel punto un rinnovo rapido sarebbe possibile soltanto al costo di uno "sbracamento", mentre se l’Aran resiste il rinnovo diventa assai più difficile di quanto già non sia oggi.

Nel mio articolo , comunque, ho espresso le critiche a questa mini-riforma in termini dubitativi, in forma interrogativa: non sono domande del tutto retoriche. Chissà che il dibattito pubblico su questo tema, se ci sarà, non serva a chiarire gli aspetti oscuri della questione?
Mi sembra invece non pertinente il riferimento che Lei fa al "minimo" inderogabile fissato dal contratto nazionale (come misura del contenuto assicurativo del rapporto individuale di lavoro). Quanto meno, non ne comprendo il nesso con il tema che qui stiamo discutendo, avente per oggetto il "massimo" delle risorse disponibili per il rinnovo del contratto nazionale (qui mi pare che la tematica del contenuto assicurativo del rapporto individuale non c’entri per nulla).

p.i.

LA REPLICA DI STEFANO SARACCHI

Gentilissimo Prof. Ichino,
innanzitutto la ringrazio per la celere e cortese risposta, raramente mi è capito di ricevere un riscontro così solerte da personaggi illustri come
lei. Per quanto riguarda i contenuti tecnici e le sue osservazioni, che ho apprezzato per dovizia, sono colpito da due punti in particolare. Il primo è
che il nesso, sicuramente difficile da vedere, io lo percepisco perché studio il problema da un altro punto di vista; ovvero non vedo il vincolo
del massimo delle risorse disponibili per il rinnovo del contratto nazionale ma colgo l’opportunità per inquadrare la risoluzione secondo un accezione
che è quella del corretto salario che garantisca un equilibrato potere d’acquisto dei dipendenti della pubblica amministrazione. Cosi facendo si
inverte la questione cercando una risposta che soddisfi, non il vincolo di bilancio, ma bensì il vincolo di ottimo salariale (quell’ottimo che ad un
dato livello salariale fa corrispondere un determinato potere d’acquisto e una possibilità concreta e seria di produttività in ambito lavorativo). Come
possiamo immaginare che ci sia una produttività certa quando siamo consapevoli che la grande maggioranza dei dipendenti pubblici, politicamente
non appoggiati, dopo 20 anni di servizio percepisce 1400 euro al mese? Sono quindi convinto che in merito a questo sia essenziale capovolgere il
problema domandandosi non più quanto, questo o quel governo, è disponibile a dare (vincolo di bilancio) ma quanto è giusto che dia (vincolo di ottimo).
Le risorse credo che debbano essere ricalibrate e riallocate secondo un concetto di incremento delle fasce salariali più basse e secondo una
gerarchia oggettiva di contribuzione fiscale (e credo che con questa osservazione si possano collocare i pubblici dipendenti in prima fila). Il
secondo dei punti che colgo nella sua risposta è quello dell’ipotesi di porre uno stanziamento iniziale in finanziaria per svolgere almeno una
funzione di punto di riferimento di massima per il sindacato confederale; a questo punto io non parlerei di timore di una più facile corsa tra i
sindacati a chiedere di più, ma parlerei di un’ennesima opportunità di responsabilizzazione da parte del Governo verso i sindacati per capire come
collocarsi in una contrattazione senza punti di riferimento. Ora il problema è che in Italia tutto si fa in deroga e con urgenza e si vogliono
raggiungere rinnovi rapidi perchè magari vicini ad un periodo elettorale.
Credo che bisognerebbe svincolare la contrattazione proprio da questi aspetti di urgenza e speculazione informativa rendendo il discorso più
onesto, imponendo, qualora l’accordo tra le parti non venga raggiunto, una revisione automatica dei livelli salariali per mantenere costante il potere
d’acquisto degli stessi lavoratori (che è cosa ben diversa dall’adeguamento inflazionale). Qualora si voglia ottenere un risultato certo, che può non
essere il migliore sotto tutti i punti di vista, sono d’accordo con lei per una contrattazione con un punto di riferimento massimo, anche se
parzialmente rispettato. Tuttavia per una salutare prosecuzione dei lavori intorno al tavolo delle trattative credo invece che tali vincoli debbano
essere discussi per verificarne l’efficacia e calibrarne l’effetto non nell’immediato, dando respiro alla parte politica soffocata dalle richieste,
ma verificarne l’utilità nel medio-lungo periodo. Come studiosi non possiamochiedere produttività se non diamo un effettivo contributo sociale e di
responsabilizzazione al singolo lavoratore.

N.B. Per quanto invece riguarda una marcata e netta differenziazione tra il settore privato e pubblico credo che sia il momento di operare ad un
effettivo ragionamento globale che sia avulso da concetti politici predeterminati; dico questo anche alla luce della serie infinita di
municipalizzate che anche se a partecipazione statale al 100%, possono stipulare contratti di diritto privato. Questo incentiva, qualora i livelli
salariali fossero sensibilmente diversi, come infatti lo sono, ad una corsa da parte del dipendente pubblico alla ricerca di un potere forte che lo
possa comandare dall’amministrazione pubblica alla municipalizzata del caso.
Si tornerebbe, come infatti sta accadendo, ad una spartizione dei posti tramite quote di partito senza neanche passare per un falso concorso
pubblico. Quello che contesto essenzialmente è il forte squilibrio che si può registrare tra il settore privato e pubblico che incentiva un meccanismo
a mio avviso diabolico per tutte quelle società anzidette.

N.N.B. Tengo a precisare che il mio punto di vista è totalmente assente di faziosità partitica; glielo posso dimostrare avendo posto, in passato,
all’attenzione di "LaVoce.info", prima un contributo, settembre 2007, totalmente a favore di una manovra dell’attuale governo, poi in relazione
all’ultima finanziaria, un contributo, che non sono mai riuscito a pubblicare, totalmente contrario a due commi predisposti in Finanziaria,
dimostrando analiticamente la stupidità della specifica manovra e l’inesattezza delle informazioni divulgate sui media. Qualora avesse tempo,
il primo contributo lo può trovare qui: http://old.lavoce.info/lettere/index.php
Il secondo è in allegato. I dati tecnici credo non possano essere di proprietà di nessun partito.

La ringrazio molto per l’opportunità di discutere di questi argomenti a mio avviso di fondamentale rilevanza.
Con sempre più stima,

Stefano Saracchi

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